Anche le Maldive chiudono agli italiani

Le Maldive
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Erano rimaste quelle, quasi simbolo di una possibile fuga paradisiaca, e ora pure le Maldive ci chiudono le porte: «Nell’ambito delle misure adottate per la prevenzione del contagio da Covid-19, le Maldive hanno annunciato il divieto di ingresso per i viaggiatori provenienti dall’Italia a partire dalla mezzanotte di sabato 7 marzo». È quanto si legge sul sito Viaggiare Sicuri curato dalla Farnesina. Le autorità locali «hanno disposto inoltre il divieto di sbarco per le navi da crociera».

Le autorità locali hanno inoltre temporaneamente sospeso l’ingresso nel Paese per i cittadini stranieri che risultino aver soggiornato – o anche solo transitato – nella Repubblica Popolare Cinese. Sospeso temporaneamente, fino a nuovo ordine, l’ingresso alle Maldive anche per i viaggiatori provenienti o in transito da Iran e Corea del Sud, limitatamente alle aree colpite dalla diffusione del coronavirus.

E così oggi sono i viaggiatori italiani ad essere considerati un rischio per gli altri: il Covid 19 è riuscito a ridisegnare le frontiere, e sono sempre di più le nazioni che impongono blocchi o quarantene per chi arriva dall’Italia, dall’Arabia Saudita a Capo Verde, dalla Giamaica al Madagascar, poi Mauritius, Seychelles e Turkmenistan, Isole Cook.

Obbligatoria invece la quarantena per i cittadini italiani che vogliano andare in India, in Cina, a Taiwan, in Vietnam o in Eritrea, mentre in Francia e in Germania si invitano coloro che arrivano da Lombardia e Veneto all’isolamento volontario per 14 giorni controllando la temperatura almeno due volte al giorno.

Anche la Gran Gran Bretagna ha imposto l’auto-isolamento per 14 giorni a chi arriva da un Paese dal Nord Italia (a nord di Pisa, Firenze e Rimini) e presenti sintomi «anche leggeri» di un potenziale contagio. La quarantena è invece obbligata, per lo stesso periodo di tempo, per quelli che arrivano dai comuni della Lombardia e del Veneto dove ci sono i focolai, anche se non hanno sintomi.

Ma cosa succede a chi ha dovuto rinunciare al proprio viaggio per cause di forza maggiore, per esempio perché diretto verso alcuni dei paesi che hanno imposto i blocchi, o che ha semplicente preferito non partire?  Massimiliano Dona, Presidente dallUnione Nazionali Consumatori commenta: «Sui viaggi bisogna fare una distinzione caso per caso. Se esiste una difficoltà reale, lo sconsiglio o il divieto di ingresso, il consumatore ha diritto al rimborso di quanto versato, ma non a un risarcimento proprio perché intervengono cause di forza maggiore. Certo, dall’altra parte c’è un operatore turistico che rimane schiacciato tra incudine e martello, ma purtroppo tra un’azienda e un consumatore si tutela il secondo. Di qui a far tornare i soldi in tasca ai consumatori ce ne passa. Noi consigliamo di scrivere al tour operator, all’agenzia o alla compagnia aerea, un’email in copia con la nostra associazione (info@consumatori.it) una richiesta nella quale si menziona il viaggio e si chiede il rimborso di quanto versato, del prezzo completo o dell’acconto. Alcune aziende, come Italo e Trenitalia, hanno dichiarato spontaneamente che rimborseranno i viaggi nelle zone interdette, altre come Ryanair al momento stanno rifiutando i rimborsi».

La situazione è comunque in costante mutamento e si consiglia di consultare il sito www.viaggiaresicuri.it per gli aggiornamenti.

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