“Sono diventato un artista quando sono diventato un’aragosta”. E’ questo il motto, o meglio lo statement, con cui Philip Colbert definisce se stesso e la sua arte. Conosciuto a livello internazionale come “il figlioccio di Andy Warhol”, l’artista pop britannico, dal 26 gennaio al 1 aprile esporrà all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Napoli – MANN, House of the Lobster, una collezione di opere, in parte site-specific, che rivisita con umorismo, colori accessi ed esuberante vivacità i lavori, soprattutto i mosaici, del passato.
House of the Lobster, l’arte pop di Philip Colbert a Napoli
Varcata la porta del museo, infatti, nella hall principale, tele e sculture in marmo e bronzo, che ricordano il mondo dei cartoon, instaurano un dialogo costante, un confronto interattivo fra l’arte antica e quella contemporanea. Un percorso dinamico che conduce anche nei due giardini che circondano il museo quello delle camelie e quello delle fontane dentro cui sono state sistemate alcune delle sculture dell’artista.
House of the Lobster, l’ottica surrealista
House of the Lobster omaggia, in modo quasi reverenziale, le origini della mitologia dell’aragosta, personaggio simbolo dell’irriverente poetica artistica di Colbert che diventa metafora della mortalità, del conflitto e della ciclicità della vita, il tutto visto in un’ottica surrealista. Sono molte, infatti, le opere all’interno della mostra che reinterpretano le celebri battaglie che sono state raffigurate per secoli nella storia dell’arte.
L’aragosta che tiene in mano la testa di Medusa o che lotta con il Minotauro. La battaglia di Isso, conosciuta come Il mosaico di Alessandro Magno, datata fra il 120 e 100 B.C, opera conservata nella collezione permanente del MANN, che raffigura il trionfo di Alessandro Magno su Dario III di Persia, rappresenta un punto chiave nei lavori esposti di Colbert. Nella sua interpretazione di questo grande capolavoro storico, rinominato “After Battle of Issus Mosaic”, Colbert prende la composizione e la trapianta nel paesaggio surreale e apocalittico del suo mondo retro-futuristico delle aragoste. Un invito a riconoscere l’impatto duraturo dell’arte storica nel contesto del nostro panorama culturale in rapida evoluzione.
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Aragoste in battaglia
«Durante la mia prima visita al MANN – dice l’artista – rimasi stupefatto dal mosaico. Dopo aver studiato per molti anni dipinti storici con scene di battaglia, sono rimasto improvvisamente colpito dalla profonda influenza che mosaici come questo hanno avuto su artisti come Rubens. Le scene di battaglia sono molto presenti nei miei lavori poiché simboleggiano la lotta fra la vita e la morte, fra il bene e il male e pongono anche domande sull’arte stessa e sulla qualità di essa».
E questo conflitto è vivido anche in un’altra opera che trae ispirazione da un mosaico marino proveniente da Pompei VIII, 2 16, con al centro una battaglia fra un’aragosta, una murena e un polpo. La sua lettura però ci catapulta in un immaginario futuristico, in un mondo quasi alieno, dove i suoi personaggi iconici assumono le vesti di piccoli pesci robot. «Man mano che la mia passione per le aragoste si sviluppava, tracciando il loro simbolismo attraverso la cultura pop e oltre, mi riportava inevitabilmente ai mosaici di Pompei, dove erano fra le prime raffigurazioni”.
“Per me, la collocazione dell’aragosta al centro dell’immagine, intrappolata in questo triangolo della morte, come lo interpreto io, è una potente metafora visiva che ho voluto sviluppare nel mio lavoro, infondendola con una narrazione che trascende il tempo e si connette con lo spettatore a livello viscerale. Il motivo della battaglia non è semplicemente una rappresentazione del conflitto, ma un riflesso delle nostre lotte interne, dei conflitti sociali e della danza perpetua tra forze opposte nella vita» .
Informazioni: House of Lobster, Museo Archeologico Nazionale di Napoli -MANN, Piazza Museo 18/19, Napoli, mann-napoli.it (dal 26 gennaio al 1 aprile 2024)
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