Inverno in Piemonte: oltre lo sci, tanti modi di vivere la vacanza sulla neve. Degustazioni comprese
Sport invernali e buona tavola? Quello che a prima vista sembra un ossimoro – abituati come siamo a considerare l’alimentazione della settimana bianca un mix di integratori e spuntini veloci a bordo pista – è invece un binomio di successo nel contesto impareggiabile delle montagne e delle valli del Piemonte che, con i suoi 50 comprensori sciistici e gli oltre 1350 km di piste, dal Monviso alle creste delle Alpi torinesi, dal Monte Rosa fino all’Ossola e al Biellese, ha da poco inaugurato una delle sue migliori stagioni di sempre, caratterizzate da un fitto calendario di nuove aperture.
Merito anche della fitta rete di itinerari dedicati alle ciaspole, al fondo, allo scialpinismo, all’arrampicata su ghiaccio e – perché no? – allo slittino e allo snowboard, che lambiscono i borghi più suggestivi, i rifugi e le malghe in quota.
Non solo sci: dal nordic walking alle ciaspole, sleddog compreso
A partire dal 6 dicembre sono iniziate in tutta le regione le aperture degli impianti e delle piste, con un occhio di riguardo per i “discesisti”, impazienti di inaugurare la nuova stagione, ma con un’offerta trasversale che soddisfa le esigenze di tutti gli amanti della neve.
Qualche esempio? Si scia vista lago nel comprensorio Neveazzurra, 15 stazioni e 8 vallate tra i laghi Maggiore, d’Orta e di Mergozzo, che comprende anche il versante dell’Alpe Devero, paradiso dei freerider, e quello della Val Formazza, meta abituale di chi pratica il fondo e le ciaspole. Snowboard e fuoripista sono di casa in Valsesia, nel comprensorio Monterosa Ski / Alagna, dove è in voga anche il telemark (lo sci a tallone libero). Le Alpi Biellesi offrono un’esperienza a sé in località Bielmonte, all’interno del Parco Naturale Oasi Zegna, dove oltre a fondo e discesa è possibile cimentarsi con slittino, snowboard, ciaspole (anche sotto le stelle) e nordic walking.
La novità stagionale è costituita dalla navetta gratuita dalla stazione ferroviaria di Biella a Bielmonte. Alle porte di Torino la Via Lattea, con i suoi 400 km di piste collega Sestriere e Pragelato, Cesana-Sansicario, Claviere, Oulx, Sauze d’Oulx e la francese Montgenèvre. Tra gli sport praticabili ci sono anche il bob e lo sleddog. E nelle Alpi di Cuneo il panoramico comprensorio Riserva Bianca, a innevamento naturale, al confine con la Francia, offre 80 km di piste e tracciati per discesa, fuoripista e racchette da neve, ultima frontiera del turismo slow.
A Bardonecchia, con i due comprensori di Jafferau, più in quota, e Colomion-Les Arnauds-Melezet, non c ‘è che l’imbarazzo della scelta tra snowboard, sci di fondo (ben 22 chilometri di piste), ciaspole, sleddog, snow tubing, passeggiate a cavallo e Alpine Coaster, con motoslitte e FAT bike da neve comprese.
Ad Artesina, Prato Nevoso e Frabosa Soprana, nel vasto comprensorio di Mondolè Ski, poi, vi aspetta un unico skipass “a mani libere” per muoversi agilmente lungo oltre 130 km di piste da discesa, belle da vivere anche in notturna.
Dalla polenta concia ai gofri, degustazioni in quota
Così tante occasioni per fare attività all’aria aperta diventano l’invito ideale per sperimentare una cucina sincera, fatta di specialità regionali realizzate con ingredienti a chilometro zero, spesso unici nella loro tipicità, come la polenta concia che si gusta nei pressi del Santuario e Sacro Monte di Oropa, sito Unesco nel cuore delle Alpi biellesi, dove la preparazione non può che partire dalla classica Toma o dal morbido Beddo, semigrasso e lievemente stagionato, ma non disdegna nemmeno gli erborinati alpini e il Gorgonzola, principe dei formaggi piemontesi. O come le cajettes, gli gnocchi gratinati al forno, o le zuppe di castagne (o di grissini e tome) offerte agli amanti della montagna nelle valli di Susa, Chisone e Pellice, terra d’origine anche di grandi prodotti caseari e degli squisiti gofri (equivalente nostrano dei famosi waffles, cari alla gastronomia belga), serviti con guarnizioni dolci o salate.
Grandi pani, vini autoctoni e distillati
La contaminazione, del resto, è una peculiarità della cucina piemontese che nei territori di confine annette e fonde mirabilmente tradizioni francesi e occitane. Si va dai ravioles di Melle alle miacce della Valsesia, e dalla Torta di Alagna, dove mele e fichi convivono tranquillamente con toma e salame, alla paniccia, variante alpina della paniscia vercellese, da abbinare a un buon calice Docg di rosso Gattinara.
I pani antichi, spesso a base di segale, trionfano nel Verbano-Cusio-Ossola, depositario della tradizione Walser, dove è d’obbligo assaggiare la mortadella aromatizzata al vino e alla spezie. Un cenno a parte meritano i vini della “viticoltura eroica” che si pratica nei vigneti in quota, che in Valle di Susa comprende vitigni autoctoni quali Avanà, Becuet, Baratucia. Così come i distillati, grappe e liquori aromatici: dal Sërpoul (ottenuto dai fiori del timo serpillo d’alta valle del Pinerolese) al famoso Genepì, alleato delle pause di relax in baita, da soli o con gli amici, e ingrediente segreto della Torta del Nivolet, tipica del Parco Nazionale del Gran Paradiso, versante piemontese.
Info: visitpiemonte.com
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