“C’è il Natale delle favole e dei film e c’è il nostro…” L’editoriale di DOVE di dicembre

Silenzio, lentezza, attesa: tre parole che risuonano come d’incanto a dicembre. Il calar della sera, il crepitio di un fuoco scoppiettante e l’odore avvolgente di spezie nell’aria creano lo sfondo magico per respirare l’autentico Natale. È il momento dell’abbandono ai piaceri, degli incontri, delle tavole illuminate dalle candele, è il tempo dei racconti e delle favole.

Ma quando mai? Ma dove? Ma chi ci riesce davvero? Nei film, certo, non nella realtà.

Eccoci qui, invece, come ogni anno. Frullati tra le luci sfavillanti e stroboscopiche delle vetrine, strizzati nel traffico tossico e divorati dall’ansia. Pronti a trasformare le tavolate in teatri di stress culinario (e non solo), incapaci di offrire doni preparati nel tempo, desiderosi solo di scomparire in un divano a guardare per la trentesima volta L’amore non va in vacanza, sapendo che in cucina anche questo Natale non troveremo Jude Law o Kate Winslet ai fornelli… Eppure, non è tutto perduto se proviamo da subito a cambiare rotta.

Dal Venezuela alla Val di Susa

Non servono liste di buoni propositi, sempre inutili, solo trovare silenzio, lentezza e attesa. Se riusciremo a respirare anche per pochi giorni queste tre parole, forse riusciremo, per una volta, a invertire il Natale del giorno della marmotta. Con quest’idea abbiamo costruito il nostro numero di dicembre. Abbiamo preso la rincorsa nella natura lontana dei Caraibi venezuelani, nell’altopiano dell’Alpago e nel Parco delle Madonie in Sicilia. Abbiamo seguito le guide alpine tra le montagne lombarde, cercato i sapori dei mercatini di Natale meno noti e condiviso le storie degli artigiani dei panettoni. Nel nostro speciale feste, vi porteremo da Brema alla crociera sul Danubio. O in Val Rendena, come in Val di Susa.

Il racconto delle attese

In copertina: Matera di notte. Foto di Elxeneize/Alamy/IPA

Ma, forse, dove il contrasto tra il sogno natalizio e la realtà si fa più tangibile è nel racconto delle attese. Con un nostro sguardo attento, quasi maniacale, al silenzio che la natura ci offre, alla lentezza che il viaggio autentico ci regala. Perché solo così si può capire il senso dell’attesa. Saper aspettare un tramonto davanti a un camino di un rifugio, saper attendere l’infinita cottura di una polenta in una baita, saper gustare lentamente un formaggio di malga, nel silenzio, solo guardandosi negli occhi, ecco, tutto questo può fermare il solito dicembre da incubo.

Ci aiuterebbe a capire davvero cosa chiedere per l’anno che verrà. Cosa desiderare nel profondo. Forse, anche cos’è un vero desiderio. E come sfondo di questa narrazione, Matera in copertina si erge come un suggestivo palcoscenico. Con le sue stradine addobbate, le sue piccole luci calde nei Sassi, è un presepe vivente, è simbolo di un Natale vissuto con autenticità e profondità. Di quello che ci meritiamo, finalmente, anche senza Jude Law o Kate Winslet.

 

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