Stefano Trinco, enologo e degustatore, racconta il suo Friuli Venezia Giulia dei colli

Il Friuli collinare, attraversato dalla Strada del Vino e dei Sapori del Friuli Venezia Giulia con l’itinerario “Da noi in collina”, è il regno del vino e della viticoltura d’eccellenza. Merito di un terroir unico al mondo – quel mix di terreno, clima e vitigno particolarmente favorevole e non replicabile – che nei secoli ha permesso la coltivazione di vitigni autoctoni ma anche di varietà originarie di diverse zone europee ormai naturalizzate.

I risultati sono nei numeri: il Friuli detiene l’80% della produzione di barbatelle italiane (ossia le talee “madri” da cui si impiantano le viti), il 30% di tutta l’UE e il 25% di quelle del mondo. Un viaggio enogastronomico in queste terre è il modo migliore per scoprirne i segreti, meglio ancora se con i consigli di un esperto come Stefano Trinco, enologo presso i vigneti Pietro Pittaro e presidente della DOC Friuli.

“Il mio consiglio per i viaggiatori del gusto – dice – è quello di prendere l’auto e salire al limite Nord dei Colli Orientali per assaggiare il Verduzzo, che qui diventa Ramandolo, il primo vino della regione a ottenere la DOCG. Poi si può scendere, costeggiando il confine orientale, sino ad arrivare a
Trieste, attraversando le zone DOC Colli Orientali e Collio con meta finale il Carso, alla scoperta dei luoghi e dei loro vini, visitando cantine storiche alternandole a quelle gestite da giovani imprenditori agricoli che rappresentano la seconda o terza generazione. Molti di essi sono enologi formati alla facoltà di Enologia di Udine, un vero fiore all’occhiello in questo campo. Le colline di Rocca Bernarda, l’abbazia di Rosazzo, il Castello di Spessa, le colline di San Floriano, l’altopiano di Castelvecchio e i terreni carsici di Duino sono bellissime realtà che meritano una tappa. Sono zone spesso poco conosciute anche dagli italiani, che restano stupiti da come si possa passare nel giro di un’ora dal golfo di Trieste ai piedi del Monte Canin, tra i più alti della regione”.

Collio, Colli Orientali e Carso: nel regno dei grandi vini

Le zone DOC dell’area dei colli – Collio, Colli Orientali e Carso – sono le più note anche fuori dalla regione perché qui le condizioni del terreno e l’esposizione delle vigne regalano un altissimo livello qualitativo alle uve. “I Colli Orientali e il Collio hanno un terreno argilloso e friabile di origine millenaria che permette alla vite di entrare in profondità e di assorbirne tutti gli elementi nutritivi – spiega l’enologo -.

Le annate migliori sono quelle in cui c’è il giusto compromesso tra sole e pioggia. Il risultato di questa sinergia, unita ad una sapiente gestione del vigneto, porta ad una perfetta maturazione delle uve. Il 2021 per esempio è stata un’annata eccezionale, così come il 2019. Ma grazie ad accorgimenti particolari come i diradamenti e le defogliature, tutte le annate permettono di portare a termine il ciclo della vite in condizione ottimale”.

Seguendo i cambiamenti dei consumi, il Friuli Venezia Giulia si sta spostando in maniera sempre più decisa la sulla coltivazione delle uve bianche, con grande attenzione alle varietà autoctone.

“Le più distintive sono come il Friulano ex Tocai, la Ribolla Gialla e la Vitovska sul Carso – spiega Stefano Trinco – oltre ai vitigni come lo Chardonnay, il Pinot Grigio, il Sauvignon che ormai consideriamo autoctoni perché coltivati qui da più di 100 anni, e che rappresentano una grandissima fetta della produzione. Ultimamente sul Collio si stanno affermando dei blend molto interessanti, cioè delle miscele di diversi vini friulani uniti alla Malvasia Istriana”.

uva del collio
Uva bianca del Collio, foto Crivellari/PromoTurismoFVG

Il comparto dei rossi è in contrazione per quanto riguarda i consumi, ma riserva piacevoli sorprese. “Dal momento che la produzione è abbastanza limitata oggi si punta all’alta qualità – conferma l’esperto -. Negli ultimi anni si assiste a una riscoperta qualitativa dei Merlot, dei Cabernet Sauvignon e del Refosco, che da noi è un vino autoctono decisamente importante. Nella zona dei Colli Orientali, in provincia di Udine, troviamo due vere chicche che si stanno facendo largo tra i wine lovers e nelle carte dei vini dei migliori ristoranti: il Pignolo di Prepotto, conosciuto e apprezzato fin dal 1600, e lo Schioppettino, un vino antico di cui si erano perse le tracce, recuperato dopo lunghe ricerche, che ha la caratteristica unica di avere un retrogusto pepato”.

Nel piatto e nel bicchiere: gli abbinamenti migliori e dove trovarli

Di tappa in tappa, e di bicchiere in bicchiere, non mancano gli abbinamenti con i prodotti tipici del territorio, a cominciare dal prosciutto di San Daniele DOP. “L’abbinamento storico per noi locali è con il Friulano, che non avendo una grande acidità esalta la grassezza del prosciutto e ha aromi mandorlati che si abbinano perfettamente al suo gusto. Va detto anche, però, che in un mondo che sta andando sempre di più verso le bollicine, in questo momento uno degli abbinamenti più graditi per il San Daniele è quello con la Ribolla Gialla spumantizzata, altro vino molto importante e strutturato. Per quanto riguarda gli altri prodotti tipici del territorio, i classici cjarsons (ravioli) a base di erbe di campo si prestano ad abbinamenti con una buona Ribolla Gialla, una Malvasia Istriana o un vino molto aromatico come il Sauvignon. La tradizione culinaria triestina, più mitteleuropea ama l’abbinamento con i vini del territorio come la Vitovska o il Terrano. Mentre con la selvaggina di carne, altra grande tradizione, ci si può sbizzarrire sugli altri autoctoni, come ad esempio il Refosco. Tipologia che si coltiva solo in Friuli Venezia Giulia: è un rosso di territorio che ha una parte tannica difficilmente smorzabile, è proprio questa parte astringente che lo rende perfetto per le carni rosse dal gusto più deciso”.

Info: turismofvg.it

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