Stefano Cosma, gastronauta, svela le eccellenze della pianura friulana

L’alta pianura friulana, a ridosso dell’arco prealpino, è una terra plasmata dai suoi fiumi. Meduna, Cellina e il grande Tagliamento, nel corso dei millenni, hanno trascinato a valle enormi quantitativi di materiale calcareo e dolomitico, diventati oggi la culla sassosa di una delle più fiorenti coltivazioni vitivinicole italiane. Per i locali questa è la terra delle Grave, ben riparata dai venti, dove il terreno esalta l’escursione termica tra il giorno e la notte favorendo la crescita di uve con una spiccata dotazione di aromi, da cui nascono i vini profumati ed eleganti protagonisti dell’itinerario “Da noi in pianura” della Strada del Vino e dei Sapori del Friuli Venezia Giulia.

Per scoprire i segreti di questa zona, e capire come stia rapidamente cambiando, abbiamo incontrato Stefano Cosma, gastronauta, enogiornalista e scrittore, autoctono come i vitigni di cui si occupa. È lui a fare chiarezza sulle DOC della pianura, spiegando come quelle “storiche” – DOC delle Grave, DOC Latisana, DOC Annia, DOC Isonzo e DOC Aquileia – stiano lasciando sempre più il posto alla DOC Friuli, costituita nel 2016 per rendere più riconoscibili i grandi vini friulani anche fuori dalla regione. A dimostrazione di quanto il vino e le eccellenze gastronomiche siano sempre più importanti per questi territori.

“Il Friuli Venezia Giulia produce vino di qualità da secoli – dice Cosma – E anche se ogni territorio ha una sua specificità, la varietà della produzione è molto elevata. Ci sono i bianchi in collina, i rossi in pianura, tutta la famiglia dei Refoschi che è forse la più conosciuta assieme al ben radicato Merlot. E poi la Ribolla Gialla, la Vitovska nel Carso, il blend Collio Bianco. Non è raro trovare aziende che producono anche 12 vini diversi, ma oggi alcune cominciano a pensare di ridurre la gamma dell’offerta per rendere più semplice la riconoscibilità delle etichette, sia in Italia che all’estero”.

Eccellenze culinarie e luoghi del gusto tra i grandi fiumi

Al netto dei ragionamenti commerciali, per il viaggiatore più goloso grande varietà significa poter sperimentare più sapori, e altrettanti abbinamenti con le eccellenze culinarie e gastronomiche della pianura friulana: “Oltre al frico, al prosciutto San Daniele e al formaggio Montasio c’è molto da scoprire – conferma l’esperto -. Penso alla Pitina, un salume di carni miste e cacciagione perfetto con il Refosco. Oppure alla trota di San Daniele, affumicata e non: esistono antiche ricette che già nel Cinquecento la proponevano abbinata alla Ribolla Gialla, la varietà più antica del nostro territorio. Ma la trota affumicata può stare bene anche con la Malvasia, vino leggero con un gusto non preponderante. Dolci come la Gubana cividalese e quella goriziana, la putizza triestina e gli strudel di mele si sposano invece con il nostro passito Picolit, perfetto anche con formaggio stagionato e foiegras, o con il Verduzzo di Ramandolo vinificato dolce da provare anche con i fichi della varietà Figo Moro di Caneva, altra eccellenza territoriale. E per concludere il pasto non tralascerei le grappe delle nostre grandi distillerie, dalla storia importante e dalla grande tradizione”.

figo moro caneva
Figo Moro di Caneva, foto Fabrice Gallina/PromoTurismoFVG

L’enorme giacimento gastronomico che un turista può incontrare viaggiando nella pianura e sui primi colli è solo una delle piacevoli scoperte. La Strada del Vino e del Sapori del Friuli Venezia Giulia, infatti, è disseminata di castelli e dimore storiche dal grande valore artistico e culturale: “Nella zona delle colline intorno a Udine ci sono diversi castelli – conferma Stefano Cosma – e la nostra regione è stata la prima, negli anni ‘70, a creare un consorzio per tutelarli. Tesori come il castello di Colloredo di Monte Albano, dove ha ambientato un romanzo Ippolito Nievo, o i castelli di San Daniele, di Villalta, di Fagagna, di Moruzzo, sono aperti al pubblico almeno due volte all’anno, in primavera e autunno, e valgono sicuramente una visita. Alcuni più in pianura sono legati alla produzione di vino, come la cantina Principi di Porcia ad Azzano Decimo, di proprietà della stessa famiglia dal 1100, o il castello di Strassoldo con  i suoi quattro edifici medievali da visitare in occasione di eventi e degustazioni”.

Ogni luogo ha una storia da raccontare, come quella del Tazzelenghe, in italiano taglialingua, vino arcaico recuperato e raccontato con passione da un gruppo di esperti friulani tra cui lo stesso Stefano Cosma. Ma questa è una storia ancora da raccontare…

Info: turismofvg.it

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