Turismo delle origini: i numeri del fenomeno, aspettando il 2024 “Anno delle radici italiane”

Sono stimati in circa 80 milioni gli italiani di seconda e terza generazione sparsi per il mondo. Se non tutti, una buona parte di loro, è (o potrebbe essere) interessato a cercare le proprie radici familiari. E quindi a spostarsi per intraprendere un viaggio di scoperta verso la conoscenza diretta dei luoghi di origine.

Un vero e proprio viaggio a ritroso per i discendenti degli emigrati italiani nel mondo, rispetto a quello compiuto cent’anni prima dai loro antenati.

Alla ricerca delle radici familiari

I viaggi dei cosiddetti turisti delle origini (o di ritorno) costituiscono un’importante potenzialità di sviluppo per i territori e per la programmazione degli operatori turistici italiani e internazionali.

In vista del 2024, dichiarato “Anno delle radici italiane”, si è svolta oggi a Roma la conferenza di presentazione della seconda edizione di ROOTS-in, Roots Tourism International Exchange, un appuntamento internazionale di riferimento per il Turismo delle Radici.

ROOTS-in: al via la seconda edizione

La Borsa è organizzata dalla Regione e dall’Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata, in collaborazione con l’ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo -, con il patrocinio del MAECI – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

L’obiettivo che si propone è di sostenere l’offerta turistica legata al Turismo delle Origini. Da un lato, sensibilizzando i comuni e i territori potenzialmente interessati dal fenomeno. Dall’altro, promuovendo un programma di approfondimenti tematici, formazione, interscambio e networking tra i professionisti del settore.

Sono tante le novità di questa seconda edizione, che si terrà sempre a Matera il 20 e il 21 novembre.

Ne hanno dato accenno oggi in conferenza stampa Ivana Jelinic, CEO di ENIT, presente al tavolo dei relatori al fianco di Giovanni Maria De Vita, responsabile del Progetto “Turismo delle Radici” presso la Direzione Generale Italiani all’Estero del Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, e di Antonio Nicoletti, direttore generale di APT Basilicata.

“Il mondo custodisce tanti frammenti dei nostri ricordi, delle nostre memorie, delle nostre famiglie che occorre recuperare” ha detto Jelinic durante i lavori, “Un patrimonio di identità e valore che si traduce anche in un’occasione di sviluppo del sistema turistico italiano. Gli italiani residenti all’estero e gli Italo discendenti sono un bacino di potenziali viaggiatori fondamentali per lo sviluppo dell’Incoming”.

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Turismo delle radici in cifre

I turisti delle origini sono viaggiatori che sviluppano un forte legame emotivo con i luoghi di provenienza delle loro famiglie. I ricordi e le vicende familiari li avvicinano alle località e il loro racconto del territorio all’estero va ad amplificare l’eco Italia nel mondo.

Sono visitatori che programmano visite nel nostro Paese a lunga permanenza con una media di sette giorni a viaggio, in grado di alimentare, da un punto di vista economico, non solo la filiera turistica anche tutto l’indotto. Solo nel 2021 hanno mosso oltre 4,2 miliardi di euro. Si tratta di circa 3 milioni di viaggiatori: il 25,7% ha un’età compresa tra 25 e 34 anni, il 24% da 55 a 64 anni. “Enit sta mettendo a punto con le regioni e con tutto il sistema Italia un’offerta turistica integrata ed omogenea dedicata a questo segmento, in una prospettiva di lungo termine”, ha detto ancora Ivana Jelinic nel corso della conferenza.

Turismo (ecosostenibile) delle radici: una risorsa per borghi e piccoli centri italiani

Per la sua vocazione ecosostenibile il turismo delle radici è una leva strategica importante e su cui vale la pena di puntare.

Il turista delle origini, infatti, lascia indietro le mete più battute dai flussi turistici tradizionali, valorizzando aree meno conosciute e meno sviluppate dell’Italia.

Borghi e piccoli comuni sparsi per l’Italia che possono così colmare il loro divario di crescita economica nel rispetto della propria natura rurale, in maniera ecosostenibile.

La valorizzazione dei piccoli borghi e delle campagne consente da un lato la ristrutturazione e il recupero di abitazioni e infrastrutture in disuso, dall’altro favorisce anche i fornitori di servizi e prodotti locali (su tutti, quelli eno-gastronomici). Il turista delle radici è «ambasciatore» dei territori che custodiscono la sua storia familiare.

L’importanza della memoria: “Gli italiani all’estero, i diari raccontano”

Correlata al Turismo delle Radici è la valorizzazione del ruolo della memoria.

Le storie di emigrazione, sacrificio e successo degli avi sono un fermo punto di riferimento per gli italo-discendenti nei cinque continenti. Proprio per questo, la Direzione Generale degli Italiani all’Estero e delle Politiche Migratorie della Farnesina ha finanziato il progetto “Italiani all’estero, i diari raccontano”: una selezione delle parti più significative delle testimonianze raccolte nel fondo catalogato con il soggetto “emigrazione” presso la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR).

Si tratta di una selezione di un 200 storie di vita scelte tra più di mille presenti nel fondo, dalle quali sono state estrapolate e digitalizzate alcune pagine scelte tra le decine, a volte centinaia totali disponibili.

In questo modo ogni pagina si è trasformata in un racconto, pubblicato sul sito dedicato.

Oltre all’interesse di presentare punti di vista diversi sui grandi avvenimenti storici, questo progetto si è posto l’obiettivo di raccontare il vissuto comune a tutte le esperienze migratorie.  Il risultato è una ricca fonte di informazioni utili anche per i turisti delle radici, che potranno usufruirne prima di intraprendere il loro viaggio in Italia.

Guarda il video “Italiani all’estero, I Diari raccontano”

Dove Viaggi ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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