Basta passeggiare tra i piccoli borghi che compongono l’Oltrepò Pavese per respirare tutta la cultura che, da secoli, abbraccia questo territorio. Un’area a sud della provincia di Pavia e del fiume Po che vanta diverse località entrate a far parte della lista dei Borghi più belli d’Italia.
Si tratta di Varzi, Fortunago, Zavattarello e Golferenzo. Veri e propri gioielli architettonici, impregnati di storia e tradizioni. Patria di grandi famiglie nobili che hanno lasciato un segno tangibile con i loro insediamenti e i tanti castelli medievali che si stagliano all’orizzonte. Terre di conquista ma anche di quiete e di riflessione grazie ai suggestivi monasteri e abbazie che, qua e là, punteggiano il territorio.
E sono proprio questi suggestivi borghi che offrono lo spunto per un viaggio nel tempo tra vie in selciato e piazzette antiche, portici secolari e case in pietra. Un piacere per gli occhi e per l’anima che invita alla lentezza. Alla ricerca di un tempo che non smette di affascinare.
Varzi, il Medioevo più vivace
Capoluogo dell’Oltrepò Pavese Montano e principale centro della Valle Staffora, Varzi vanta una storia millenaria che si respira ancora tra i suoi vicoli che si dipanano su cinque livelli architettonici. Un borgo vivace, fatto di mercati e fiere all’aperto, ma, al contempo, con un fascino d’antan, grazie alle numerose costruzioni medievali, i bassi porticati e le piccole botteghe.
Nel Medioevo Varzi era uno snodo fondamentale negli scambi commerciali tra la pianura padana e il mar Ligure, posizionata strategicamente lungo la Via del Sale. Era il feudo dei potenti marchesi Malaspina, sotto i quali conobbe una fase di grande prosperità economica. Dell’antica cerchia muraria oggi rimangono solo le due porte: la Soprana, detta anche “Torre dell’orologio” perché alla fine del Settecento venne costruita su di essa una cella campanaria con l’orologio, e la Sottana, conosciuta anche come “Torre Mangini”.
Per sentirsi “fuori dal tempo”, qui, basta fare una passeggiata nel centro storico, in via del Mercato, via della Maiolica e vicolo dietro le Mura, senza dimenticare le chiese dei Rossi e quelle dei Bianchi. Da non perdere anche Palazzo Odetti, oggi sede del municipio, con la sua pregevole sala consiliare, e il castello Malaspina, di proprietà degli Odetti di Marcorengo, con la sua Torre, detta “delle streghe” perché tristemente famosa per aver ospitato le donne accusate di stregoneria ai tempi dell’inquisizione. Nella parte bassa del borgo, invece, la chiesa dei Cappuccini, dedicata a San Germano, il patrono di Varzi, e il Tempio della Fraternità dei Popoli edificato, nella frazione Cella, in memoria dei caduti e delle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, trasformando reperti bellici provenienti da tutto il mondo in simboli di pace e di monito perenne, sono due gioielli da visitare nella contemplazione e nel silenzio.
Ma a rendere famoso il borgo ci sono anche i suoi sapori, primo fra tutti quello del Salame di Varzi DOP, conosciuto in tutto il mondo. Un’eccellenza del territorio, insieme ai formaggi della Valle Staffora, agli agnolotti al brasato e alla torta di mandorle, da gustare appieno per comprendere l’essenza di una terra che si racconta anche attraverso il cibo.
A Fortunago tra chiesette, oratori e leggende
Tra i Borghi più belli d’Italia c’è anche Fortunago, piccolo antico insediamento celtico incastonato su un colle e circondato da castagni. Passeggiando tra le sue stradine acciottolate è impossibile non restare affascinati dalle tipiche case in pietra e dalla cura di piante e fiori in ogni angolo.
Nel Medioevo, quando era noto con il nome di Furtinagum, il borgo visse complicate vicende feudali e passò di mano in mano dai marchesi della Liguria fino ad arrivare a Gerolamo Riario da Forlì e ai Malaspina, che mantennero il potere fino alla fine del feudalesimo. Del castello, però, oggi rimangono solo un torrione e alcune tracce di mura.
A passeggio per Fortunago valgono la sosta la secentesca chiesa di San Giorgio, dove sono conservate le reliquie di San Ponzo, e il palazzo comunale, derivante da un’antica casa-forte del XIV secolo. E ancora: la chiesetta di Sant’Antonio, un oratorio risalente al XVII secolo e la fontana di San Ponzo, la cui acqua sarebbe scaturita per merito del santo nonché patrono del paese per ringraziare un contadino che gli aveva dato dato da mangiare.
Poco distante, su un altopiano di 600 metri, il Parco Locale di Fortunago, circa 400 ettari di bosco protetto, disseminato di aceri, pioppi, betulle, castagni, ciliegi, è il luogo ideale per un’escursione a piedi o in bicicletta fino al vicino Castello di Stefanago, oggi roccaforte di vini naturali.
Zavattarello e il fantasma di Dal Verme
Zavattarello, affascinante borgo medievale adagiato tra la valle del Rio Morcione e la Val Tidone, si trova a 550 metri di quota. Un vero e proprio gioiello architettonico con i suoi vicoli stretti in acciottolato e le case in pietra. Passeggiando tra le sue stradine si respira tutta la sua storia: quella del Monastero di San Colombano, di cui Zavattarello faceva parte nel X secolo. E quella del feudo di Manfredo Land, signore del borgo dal 1327. Ma soprattutto, ci sono le tracce di Jacopo Dal Verme, il cui casato esercitò il controllo politico fino al XVIII secolo.
Ed è proprio il Castello Dal Verme in cima alla lista delle attrazioni del paese. All’inizio del Trecento era di proprietà dei Landi ma alla fine dello stesso secolo passò ai Dal Verme che lo tennero fino al 1975, per poi donarlo al Comune. Realizzato in pietra, domina il borgo – dalla torre si gode di una vista spettacolare – ed è munito di muraglioni difensivi, prigioni scavate nella roccia e quaranta stanze.
Leggenda vuole che, al suo interno, abiti il fantasma di Pietro Dal Verme, avvelenato dalla seconda moglie, Chiara Sforza, su commissione di Ludovico il Moro. Spiriti permettendo, il consiglio è di entrarvi per visitare il Museo di arte contemporanea. Da non perdere anche l’oratorio trecentesco di San Rocco, vicino al Municipio, custode di un altare ligneo del ‘400, e la pieve parrocchiale di San Paolo. Nei dintorni, una natura tutta da scoprire a piedi, in mountain bike o a cavallo.
Golferenzo, la rinascita di un borgo
Golferenzo, piccolo centro medievale con poco meno di duecento abitanti, da quest’anno è entrato tra i Borghi più belli d’Italia. Arroccato su un piccolo promontorio a 464 metri sul livello del mare, domina i vigneti della Valle Versa, terra di produzione di vini di fama internazionale, soprattutto il Pinot nero, terzo areale produttivo d’Europa. Un tempo era popolato da contadini, che vivevano tra i loro fienili e un’osteria, oggi, è un luogo rinato grazie al progetto del Borgo dei Gatti, un albergo diffuso – il primo della Lombardia – che permette ai viaggiatori di soggiornare in incantevoli dimore rurali sapientemente ristrutturate.
Sempre rilassati e senza fretta, ci si imbatte anche in piccoli capolavori come la Chiesa Parrocchiale di San Nicolò, con il suo muro di cinta. Una tappa obbligata, da ammirare insieme alle vestigia del castello, costruito nel 1100 ma distrutto un secolo dopo (oggi resta solo una torre in pietra), e al palazzo signorile, diventato dimora privata. È stata anche aperta un’osteria, la Corte del Lupo, dove assaggiare i presidi slow food, e una bottega, dopo quarant’anni in cui non se ne vedevano più. Nel vecchio fienile, poi, si fanno corsi di yoga e mostre d’arte, il tutto con un occhio di riguardo per l’ambiente e la sostenibilità.
Info: Startoltrepo.it
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