Grand tour delle donne in Toscana: a Carrara con 3 protagoniste della città

Carrara è una città incastonata tra mare e montagna, pinete e bacini marmiferi, ma anche un corridoio di idee, sinergie e incontri internazionali. Circondata dal marmo delle Alpi Apuane, lo stesso forgiato da Donatello, Michelangelo e Canova o immortalato nel Duomo di Pisa, ha ben 81 cave attive distribuite in tre bacini marmiferi. Quel marmo che dal 1769, anno di fondazione della prestigiosa Accademia di Belle Arti, viene lavorato dalle mani degli allievi scultori, per metà stranieri.

Un’accademia particolarmente amata da artisti e viaggiatori che si sono fermati qui, nei secoli, lasciando, in alcuni casi, la propria firma illustre sull’Edicola dei Fantiscritti, il bassorilievo di arte Romana del III secolo a.C., restaurato nel 2019, che si staglia nel cortile rinascimentale ed è diventato simbolo della città.

Ma la creatività di Carrara si scrive ogni giorno negli oltre 200 atelier artigiani che si snodano nel centro cittadino e le sono valse l’iscrizione all’elenco delle Città creative UNESCO per l’artigianato e l’arte popolare fin dal 2017. Non stupisce, quindi, che a governare la creatività, la cultura, l’artigianato e anche molte delle istituzioni della città siano proprio le donne carrarine.

Maura Crudeli, ambasciatrice di Carrara Città creativa

Maura Crudeli, Focal Point di Carrara Città creativa UNESCO

Vulcanica, sociologa, un passato nella comunicazione digitale, Maura Crudeli è la Focal Point di Carrara per il progetto Città creative UNESCO. Carrarina, ha la città scolpita nel cuore: “Come l’immagine del bianco accecante delle Alpi Apuane che vedevo dal terrazzo della mia casa, quando a 10 anni  tornai a vivere a Marina di Carrara con la mia famiglia – racconta -. L’affaccio su questo spaccato è forse l‘immagine più forte che è rimasta dentro di me”. Nata in Friuli da padre carrarino operaio dei cantieri navali e madre croata, Maura si è poi trasferita a Roma per gli studi universitari .

Qui , insieme a Veronica de Angelis, ha creato Yourban 2030,  un’associazione non profit tutta al femminile, che si occupa di arte, sostenibilità, nuove tecnologie e di cui è vicepresidente. È stato proprio in risposta ai numerosi progetti avviati che Maura ha ricevuto l’incarico Unesco: “Mi hanno aiutata l’esperienza come coordinatrice e responsabile di eventi, progetti e campagne sulle tematiche dell’ambiente, dell’arte, della salute pubblica e dei diritti umani – sottolinea la referente UNESCO -. Il direttivo istituzionale della cultura e del turismo della città è femminile, ma anche chi dirige i presidi culturali è donna. Silvia Papucci per esempio è la direttrice dell’Accademia, fondata non a caso da un’altra donna, Maria Teresa Cybo Malaspina d’Este, duchessa di Massa e principessa di Carrara. O anche la direttrice del museo d’arte contemporanea Laura Barreca. Senza dimenticare i tanti collettivi di artiste  che muovono le fila creative della città”.

Un fermento artistico che ha inserito di diritto Carrara nella rete UNESCO delle città creative: “Il nostro è un universo fatto di pietra, cultura, genio e bianco – conclude Maura Crudeli -. Qui artisti come Michelangelo e Canova hanno soggiornato a lungo e dialogato con la magnificenza delle montagne per scegliere il blocco migliore di marmo. Lo stesso marmo da cui è nata per esempio un’opera immortale come Amore e Psiche del Canova. E proprio qui, in questo mio fazzoletto di terra che è un microcosmo da scoprire poco a poco, l’Accademia di Belle Arti continua a essere fucina di attività creative e culturali in continuo dialogo con il territorio”.

Stefanie Oberneder: la scultura è donna

Stefanie Oberneder, artista scultrice

La lunga storia d’amore tra Carrara e la creatività è incarnata bene dall’artista scultrice tedesca Stefanie Oberneder, che da vent’anni è figlia di questa terra dove si è formata e ha aperto il suoi atelier, dando vita anche alla manifestazione annuale Carrara Studi Aperti

Stefanie racconta così la sua scelta di vita: “La mia storia carrarina è iniziata quando, per perfezionare i miei studi di scultrice, ho partecipato alla scuola estiva di scultura Campo dell’Altissimo ad Azzano di Seravezza, nelle vicinanze di Carrara. In Germania non esisteva la stessa artigianalità e non avevo mai visto come venisse escavata la montagna. In me c’era e c’è un atteggiamento dicotomico, ammirato e nel contempo di dolore: da un lato soffro a veder staccare pezzi di marmo, dall’altro provo ad acquistare consapevolezza e a celebrare la bellezza e la divinità che solo questo materiale può evocare”.

Stefanie, che aveva già fatto un pezzo di percorso sia formativo sia professionale in patria, ha voluto specializzarsi in scultura proprio in quella prestigiosa accademia dove Canova aveva lasciato il segno: “Un percorso duro – ricorda la scultrice – che mi ha dato soddisfazioni ma anche fatto affrontare tante difficoltà. La vita mi ha messo davanti a tre maternità durante il periodo di studi, quindi la strada è stata molto in salita. Ed è così che pur amando il marmo visceralmente ne ho capito ancor più la complessità della lavorazione”.

La continua tensione della donna e della mamma è al centro del lavoro di Stefanie. Il suo emblema sono le uova in marmo, diventate poi elementi umani: “L’uovo è diventato un elemento umano quando ho deciso di scolpirvi dentro un ombelico, trasformandolo idealmente in un ventre materno. Una cellula che si muove in uno spazio che è ancora possibile modificare: ne ho creati tanti e di tutte le dimensioni e sono senza dubbio il simbolo della femminilità”.

Nel 2014, poi, Oberneder confessa di essere diventata “mamma” ancora una volta, ma di Carrara Studi Aperti: “C’era stata l’alluvione – racconta – la gente era arrabbiata e noi artisti volevamo dare una risposta ai cittadini. Così abbiamo aperto le porte dei nostri atelier per un intero weekend. E l’avventura, iniziata 10 anni fa insieme all’artista Zoran Grinberg, continua a essere uno degli eventi più seguiti del territorio”.

Nadia e Il Rebacco: tra vino, cucina e territorio

Nadia Cavazzini nel suo Il Rebacco

Ancora una donna e ancora tradizioni scolpite nel marmo. Nadia Cavazzini ha una storia familiare legata alla cucina sin dal 1930: i suoi genitori facevano i ristoratori. Sommelier di professione, l’idea iniziale quando ha aperto 21 anni fa il proprio locale “Il Rebacco” a Carrara era legata ai vini del territorio, a cui associare una piccola cucina.

“Da sempre la mia volontà è tessere legami tra il territorio e la cucina – racconta Nadia a DOVE -. Ho iniziato insieme a mia nipote Simona che è più di una sorella per me, siamo legate sin da piccole nel segno della tradizione familiare. Abbiamo valorizzato la piccola cucina, i vini locali, le ricette della tradizione, la pasta fresca, il pescato del giorno.

Oggi Il Rebacco è un ristorante con numeri importanti e si trova in un antico convento del 1600: “Questa scelta ci ha permesso di coniugare ancora di più le tradizioni dell’arte del territorio alla cucina – spiega Nadia -. Siamo in prossimità dell’Accademia di Belle Arti e proprio perché godiamo di questa ricchezza e bellezza abbiamo il dovere morale di considerare anche la cucina una forma d’arte. Per esempio non possiamo dimenticare il lardo di Colonnata, prodotto autoctono che accompagna i nostri piatti da sempre, che è caratterizzato da quel bianco che evoca il colore del marmo. E che era una delle fonti primarie di energia per i nostri operai escavatori del marmo, che salivano in montagna per lunghi periodi esposti al freddo e alla fatica”.

A fare da filo conduttore alla storia delle donne carrarine c’è la ricerca costante delle tradizioni e della loro salvaguardia. Nadia, in particolare, è stata anche presidente dell’associazione Ristorando Carrara, che mira proprio a valorizzare l’arte locale attraverso i prodotti e le ricette del posto.

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Guarda anche: Grand Tour delle donne in Toscana, lo speciale

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