Il Veneto ha un posto speciale nel cuore di DOVE, e nel mio

Prima de parlar, tasi. Prima di parlare, taci. E farei bene a dare retta al ricordo della voce di mia nonna trevigiana e stare zitta anche questa volta, prima di confessare un “conflitto d’interessi”, un cortocircuito emotivo che mi ha scatenato questo numero di Dove. Perché qui non troverete un articolo sul Veneto, ma ben 48 pagine di incontri, di indirizzi e consigli per vivere, appunto, grandi storie e nuove emozioni, come promettiamo in copertina.

Veneto: 48 pagine di incontri, di indirizzi e consigli

In copertina: Prato della Valle, a Padova. Foto di Javen/Shutterstock

Nel secolo scorso ho vissuto l’infanzia immersa nel dialetto veneto: lunghe estati con i nonni a Jesolo Lido e gite a Venezia, con l’avventura del vaporetto da Cavallino, profumate di sarde in saor con polenta bianca e fritòle. Mia mamma, da sempre, è cintura nera imbattuta di risi e bisi e tiramisù. Ma non basta. Ho avuto l’immensa fortuna, fin da piccola, di conoscere la magia del teatro e di non perdermi mai una commedia di Goldoni, Arlecchino (con il magistrale Ferruccio Soleri) compreso. Altro che madeleine e infuso di tiglio di proustiana memoria: a me basta sentire una lieve inflessione veneta e l’affetto dei ricordi mi lancia in un metaverso dipinto dal Canaletto.

Prima de parlar, tasi. Mai, non ci riuscirò mai, perché è un’arte a me sconosciuta, e non ci sono riuscita nemmeno quando con la redazione abbiamo progettato Dove di marzo. Avrei voluto un giornale di duecento pagine per poter pubblicare solo il primo capitolo di uno speciale dedicato al Veneto, ai veneti. Ma abbiamo scelto, come sempre, di partire dalle grandi ragioni, dai “come” e dai “perché” per poi atterrare su mete iconiche del racconto.

Padova, il Cadore, il lago di Garda e molto di più

Dal fascino della storia (e della favola) che si respira nel Vicentino, tra torrioni medievali e manieri che ospitano spettacoli, ai sapori locali, da Verona verso il lago di Garda, per poi tornare in direzione laguna e fare una grande sosta a Padova (a pag. 106). Perché i “gran dottori” non hanno mai smesso di vivere di cultura, da quando Giotto dipinse, tra il 1303 e il 1305, la Cappella degli Scrovegni. Qui raccontiamo delle energie creative, degli studenti dell’università, una delle più antiche d’Italia e del mondo (1222), di incontri inaspettati  tra i vicoli della città. E la scoperta arriva come un abbraccio, a est di Venezia, al confine con il Friuli Venezia Giulia, nella Venezia Orientale. Da vedere adesso, per sentirsi veneti tra i veneti. Infine, il Cadore.

Una montagna di sorprese

Abbiamo scelto di fermarci lungo la strada che da Pieve porta a Cortina. Perché quella via, se ci si ferma, svela valli e paesi defilati. Così capisci che “la montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio tempo e misura”, come scrive Paolo Cognetti  e “senza nessuna retorica”, aggiungerebbe l’autore padovano Matteo Righetto.  Il cuore di Dove oggi è nella meraviglia di una terra che non spreca mai parole inutili. Tace e ti aspetta sempre. Giusto, nonna?

 

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