Gita fuori porta a Vigevano: dalla Nuova Collezione Strada agli indirizzi da non perdere

Si chiamava Aristeas, ed era un artigiano del vetro cipriota che, nel I sec. d.C., firmava sempre le sue opere. Come una straordinaria coppa in vetro conservata a meraviglia, neppure una scalfittura, decorata con girali d’acanto, uccellini, tralci d’uva.

È il pezzo più sorprendente della Nuova Collezione Strada al Museo Archeologico della Lomellina. In quel Castello Sforzesco di Vigevano grande tre volte la Basilica di San Pietro, 70 mila metri quadrati. Con molte sue parti firmate da Bramante, forse da Leonardo.

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Piazza Ducale di Vigevano © Li Vigni

Castello Sforzesco di Vigevano, gioiello della Lomellina

Il Castello Sforzesco di Vigevano è un tesoro di una delle tante province italiane che non fanno mai parlare di sé anche se conservano capolavori.

Come l’armonia rinascimentale di Piazza Ducale, tra le più belle d’Italia. Come questo castello di origine longobarda, trasformato in corte fastosa dai Visconti, poi (1492-1494) da Ludovico il Moro degli Sforza, mecenate anche di Leonardo.

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Castello Sforzesco di Vigevano, con il maschio (a destra) e la falconiera © Li Vigni

Museo Archeologico di Vigevano: viaggio nel tempo dalla Preistoria all’Alto Medioevo

Note di storia da tener presente quando se ne varca la soglia attraversando l’immenso cortile di 36 mila mq. Diretti a una delle Scuderie quattrocentesche, sede del Museo Archeologico che attraversa il tempo dalla Preistoria all’Alto Medioevo. E stupisce sin dall’ingresso per l’effetto ottico delle antiche arcate che sembrano moltiplicarsi.

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Novità nella sala V del Museo Archeologico di Vigevano

A catturare l’attenzione nelle bacheche del Museo Archeologico sono soprattutto i vetri romani, balsamari a forma di colomba, coppe bugnate.

Ma la novità è nella sala V, la Collezione Strada, 30 secoli di storia in 260 oggetti, frutto della passione per l’archeologia di Antonio Strada (1904-1968), nobil signore con tanto di castello a Scaldasole, 28 km da Vigevano.

Laureato in agronomia è stato lui a introdurre la coltura dei pioppi che oggi, insieme alle risaie, scandiscono il paesaggio della Lomellina. E dalla terra, come sempre in Italia, sono emerse tracce e reperti del passato. Il big bang di una prima, piccola, collezione archeologica, poi accresciuta con l’acquisto di altri oggetti, tra gli altri i 160 pezzi della raccolta Steffanini da Mortara, compresa la preziosa coppa di Aristeas.

Ed ecco i vasi a trottola, per contenere il vino, il vasellame da tavola, le lucerne in terracotta, una prodotta da Caius Iunius Draco nel III sec.a.C. in Tunisia, testimonianza dei traffici commerciali, già da allora, fra Mediterraneo e Italia. E poi ancora vetri, meravigliosi, balsamari, anche monouso, la brocca dal colore ambrato con venature bianche che creano un effetto tartaruga.

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Facciata affrescata in Piazza Ducale a Vigevano © Li Vigni

La Collezione Strada, La Mostra

La Collezione Strada era già stata esposta in una mostra milanese nel 1964, ma solo nel 1999 ha stuzzicato l’interesse del Ministero della Cultura. Che si è appellato a una legge che permette allo Stato l’acquisizione di beni d’arte e archeologia di privati, concordando un giusto indennizzo ai proprietari. Così è avvenuto. E si è deciso di collocare questo patrimonio a Vigevano dove resterà nella sala V fino alla fine dell’anno, con il titolo Collezione Strada, La Mostra, progettata anche dalla Direzione Regionale Musei Lombardia, poi entrerà definitivamente nelle raccolte del Museo Archeologico Nazionale della Lomellina.

Che è solo una delle tante sorprese da scoprire nel Castello vigevanese.

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Vigevano, Piazza Ducale, vista sul Duomo © Li Vigni

 Scarpe papali e sandali futuristi

Seicento anni di storia, 3300 pezzi, è il “tesoro” del Museo della calzatura nel Castello di Vigevano, cittadina che dal Dopoguerra è stata dei centri più vitali di questa industria manifatturiera. E che ha finalmente vinto la sfida con Parigi: è ufficiale, il primo tacco a spillo è stato creato qui nel 1953, non nella capitale francese.

Undici sale, un crescendo di curiosità: i sandali futuristi, la pianella di Beatrice d’Este (1495), le décolleté in raso verde e paillettes di Marilyn Monroe, la scarpa che Anita Ekberg lanciò contro i paparazzi nel film La Dolce vita, persino le calzature papali, da Giovanni XIII a Benedetto XVI. Il Museo non è una mera esibizione di scarpe, ha postazioni informatiche e lo Shoe Style Lab dove i giovani futuri talenti possono esercitare la loro creatività, grazie a software e stampanti 3 D (museocalzaturavigevano.it).

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Tutto Leonardo

Capolavori e documenti di Leonardo sono sparpagliati in ogni angolo del mondo. Ma solo a Vigevano nel Museo della Leonardiana, all’interno del Castello, si ammira la sua opera omnia. Sia in modo interattivo, ad esempio i famosi Codici qui digitalizzati, che con riproduzioni, anche dei 26 dipinti ufficialmente attribuiti al genio rinascimentale (Fb: leonardiana). Che lavorò a lungo a Vigevano, chiamato a corte da Ludovico il Moro (1452-1508) come Sovrintendente alle Acque.

E i suoi macchinari idraulici (riproduzioni) sono il pezzo forte dell’Eco Museo del Mulino della Mora Bassa, appena fuori Vigevano, un fascinoso scorcio di campagna lombarda: si possono prenotare visita e picnic sull’erba con i prodotti locali, dal riso ai salumi d’oca.

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Riso&oche

 Vigevano e tutta la Lomellina, come il Vercellese sono la patria del buon riso italiano. Giusto farne provvista quando si viene da queste parti. Si può andare alla Cascina Oca&Riso, a 7 km dalla cittadina, nel parco del Ticino. E sempre nel Parco l’Agriturismo Carlo e Nadia produce riso e propone un vero viaggio attraverso i sapori locali, dai salumi ai 12 tipi di risotto.

E che dire di quello alla zucca e granella di amaretti del Ristorante Rinascimento proprio sotto il porticato di piazza Ducale. E del risotto allo zafferano, pistilli compresi, di La drogheria Vigevanolocale contemporaneo in centro, a due passi dalla piazza.

Collegato anche a un buon indirizzo dove dormire Piccola Torre (da 80 euro) stanze modernissime in un palazzo del 1860. In alternativa, per la notte, la premiatissima Locanda San Bernardo (da 90 euro).  Ci sono anche i dolci al riso, come la Sbrisolona preparata appunto con il cereale della pasticceria La dolce vita Vigevano, famosa anche per il cioccolato, le marmellate e il pan nègher, il pane dei poveri, dolce rustico con farina di segale, di ceci, miele e uvetta.

Altar gloria locale sono i prodotti dell’oca, salumi, speck, prosciutti, paté e il famoso salame ecumenico perché lo possono mangiare cristiani, ebrei e musulmani, non contiene un solo milligrammo di carne di maiale, solo petto d’oca. Da acquistare, compresi i ravioli ripieni, da Salame di Oca.

Infine, ultime provviste di campagna, la frutta e gli ortaggi rigorosamente di stagione da Ortobello Zero, azienda agricola bio, anzi di più: filiera trasparente, sostenibilità economica, uso di prodotti naturali nella coltivazione, come il macerato di ortica quale antiparassitario.

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