Virgin Atlantic sempre più inclusiva: l’equipaggio sceglierà se indossare divisa maschile o femminile

L’equipaggio di Virgin Atlantic potrà scegliere se indossare la divisa maschile o quella femminile, liberamente. Assistenti di volo, piloti e personale di terra della compagnia aerea britannica potranno, cioè, vestire la divisa con cui si sentono più a loro agio. «Indipendentemente dal loro genere, identità di genere o espressione di genere», come si legge nel comunicato ufficiale dell’azienda. E senza per questo scontentare Vivienne Westwood, la stilista che ha creato le divise ufficiali dell’equipaggio: un tailleur rosso per le donne e un completo con pantaloni bordeaux per gli uomini.

La nuova policy Virgin Atlantic

Per promuovere la nuova policy, la compagnia ha coinvolto Michelle Visage, uno dei giudici del celebre reality show Ru Paul’s Drag Race che ha detto: «Le persone si sentono responsabilizzate quando indossano ciò che meglio le rappresenta, e questa politica sull’identità di genere permette alle persone di abbracciare ciò che sono».

Dello stesso parere è Juha Järvinen, direttore commerciale di Virgin Atlantic: «È molto importante consentire ai nostri dipendenti di abbracciare la propria individualità e di essere sé stessi al lavoro. Per questo motivo vogliamo permettere ai nostri dipendenti di indossare l’uniforme che meglio si adatta a loro e al loro modo di identificarsi e garantire che i nostri clienti siano chiamati con i loro pronomi preferiti».

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Parola ai numeri

E se non bastassero le idee a convincere i più scettici della bontà di queste iniziative volte all’inclusività, parlano i numeri. Secondo una ricerca condotta dalla compagnia aerea tra i suoi dipendenti, consentire loro di esprimere la propria individualità sul lavoro aumenta la felicità (65%) e il benessere mentale (49%). Inoltre, crea una cultura del posto di lavoro più positiva (36%) e offre una migliore esperienza per i clienti (24 %).

I dipendenti Virgin Atlantic hanno anche riferito di sentirsi più accettati e a proprio agio quando sono in grado di essere sé stessi al lavoro (26%) e dichiarano un maggiore senso di lealtà nei confronti del proprio datore di lavoro (21%).

Nonostante i vantaggi positivi, il 25% degli inglesi ha sentito la pressione di nascondere il proprio io sul lavoro, con il 13% che si sente a disagio nel fare richieste che gli consentano di esprimere chi sono veramente. Gli inglesi si sono vestiti in modo diverso (30%) o con abiti in cui non si sentono a proprio agio (15%), hanno cambiato il loro modo di acconciarsi i capelli o il trucco (22%) e hanno nascosto parti della loro personalità (38%) nel tentativo di uniformarsi alle regole.

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Il cammino di Virgin Atlantic per il riconoscimento di genere

Virgin Atlantic è impegnata da tempo sul fronte di un costante e crescente riconoscimento dell’individualità dei suoi dipendenti. Nel 2019 aveva accordato il trucco opzionale nonché la possibilità di indossare pantaloni e scarpe basse.

Più recentemente la compagnia aerea ha revocato le restrizioni e quindi consentito ai membri dell’equipaggio e al personale in prima linea di avere tatuaggi visibili. Inoltre, accorda tempo libero per le cure mediche a chi sta affrontando un percorso di transizione di genere e permesso al personale di scegliere spogliatoi e docce che siano in linea con il genere nel quale si identificano.

Inclusività totale, anche nei confronti dei passeggeri

E non è tutto. In tema di policy sull’identità di genere, Virgin Atlantic strizza l’occhio anche ai passeggeri. Ha annunciato, infatti, che introdurrà la possibilità di scegliere il pronome con il quale si vuole essere identificati (i passeggeri potranno richiederlo al check-in) e permetterà ai sistemi di biglietteria di riconoscere i passaporti contrassegnati con il genere neutro – disponibili negli Stati Uniti, in India e in Pakistan -, in modo che le persone possano viaggiare utilizzando tale codice di genere e il titolo Mx.

In volo nei cieli dell’inclusività

Virgin Atlantic non è la sola compagnia aerea a orientarsi verso una maggiore inclusività. Lo scorso aprile l’Alaska Airlines ha lanciato la proposta di realizzare con la stilista Luly Yang una divisa gender-neutral indossabile da chiunque. Più recente, invece, l’introduzione da parte della compagnia australiana WestJet di una linea di uniformi ideata dal vincitore di Project Runway Australia: i dipendenti potranno scegliere di indossare il modello con cui si sentono più a loro agio e in più aggiungere sulla loro targhetta il pronome che preferiscono.

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