Ocean Cleanup è un’organizzazione che ha progettato una grande barriera trainata da navi per setacciare l’acqua degli oceani e ripescare la plastica. Soprattutto dal “Great Pacific Garbage Patch”, una sterminata macchia di rifiuti che galleggia sulle acque dell’oceano Atlantico, tra le coste statunitensi e il Giappone. Si stima sia grande tre volte la Francia e possa contenere fino a 100.000.000 di chilogrammi di rifiuti plastici.
GUARDA ANCHE: Dieci cose che (forse) non sapete sugli oceani
La missione: ripulire gli oceani dalla plastica
Il primo successo della ong arrivò nel 2018 con il modello chiamato “System 001” progettato per attraversare la macchia e recuperare i rifiuti con un’enorme rete. Fino a luglio 2022, la versione modificata, “System 002”, ha permesso di recuperare quasi 100 tonnellate di rifiuti che galleggiavano nel Pacifico.
L’organizzazione – che vuole rimuovere “il 90% della plastica galleggiante entro il 2040” – ha presentato ora l’ultima versione dell’impianto “mangia-rifiuti”, il futuristico prototipo “System 003”: è sempre fatto di una grande barriera di galleggianti e reti, ma a differenza delle versioni precedenti è più efficiente e più grande.
Nello specifico: tre volte più grande con una lunghezza di ben 2,5 chilometri. Dieci di questi sistemi dovrebbero essere in grado di ripulire il 50 per cento dell’isola di spazzatura ogni cinque anni.
GUARDA ANCHE: Salviamo gli oceani: cinque consigli per mantenerli puliti
“Quando si tratta di pulire gli oceani, le dimensioni contano“, si legge in un comunicato di Ocean Cleanup. “Sistemi più grandi significano meno navi di supporto, che sono il principale fattore di costo e la principale fonte di emissioni di carbonio nelle nostre operazioni”.
Plastica nell’Oceano: il nuovo macchinario di Ocean Cleanup
Nel video concettuale diffuso da Ocean Cleanup, il “Sistema 3” sarà composto da tre navi che si basano su droni per identificare i punti dove si trovano i rifiuti. Le navi traineranno un enorme sistema di reti larghe 2.500 metri e profonde 4 metri nelle aree interessate per raccogliere i detriti e incanalarli in un’ampia zona di ritenzione.
Una volta raccolti e tirati fuori dall’acqua, i rifiuti vengono poi messi in contenitori e inviati per il riciclaggio o il riutilizzo.
“Sebbene questa sia solo una simulazione, il know-how e le attrezzature mostrate in queste immagini sono già disponibili e possono essere messe in pratica in breve tempo” dicono i responsabili di Ocean Cleanup.
L’organizzazione fondata da Boyan Slat prevede di creare nei prossimi mesi una flotta di dieci macchinari “System 03”.
Ecco “System 003” di Ocean Cleanup
Plastica nell’Oceano: la pesca industriale sotto accusa
Secondo i risultati pubblicati recentemente sulla rivista Scientific Reports da Ocean Cleanup, ad alimentare la grande isola di plastica che galleggia nell’Oceano Pacifico settentrionale è soprattutto la pesca industriale fatta da una manciata di Paesi.
I ricercatori hanno analizzato 573 chilogrammi di detriti (oltre 6.000 frammenti di dimensioni superiori ai cinque centimetri) raccolti tra giugno e novembre 2019 nell’enorme isola di plastica.
GUARDA ANCHE: Museum of Underwater Art: in Australia, un museo sottomarino per salvare gli oceani
Ogni detrito è stato ispezionato alla ricerca di scritte o loghi che potessero in qualche modo indicarne la provenienza. Ebbene, se circa il 33% dei frammenti non è risultato identificabile, il 26% è derivato da attrezzatura da pesca (come confezioni per il pesce, distanziatori per le ostriche e trappole per le anguille).
Sebbene salvagenti e boe rappresentino solo il 3% degli oggetti presenti nell’isola di plastica, costituiscono il 21% della massa totale.
Giappone e Cina: ecco chi alimenta l’isola di plastica
È stato possibile identificare il Paese di origine per i detriti: il 34% arrivava dal Giappone, il 32% dalla Cina, il 10% dalla Corea del Sud, il 6% dagli Stati Uniti, il 6% da Taiwan e il 5% dal Canada.
Tenendo conto dei modelli di circolazione delle correnti oceaniche, i ricercatori sostengono che la probabilità che derivino da attività di pesca è dieci volte superiore alla possibilità che derivino da attività svolte sulla terraferma.
Dove Viaggi ©RIPRODUZIONE RISERVATA
L'articolo Plastica e oceani: ecco la nuova macchina “mangia rifiuti” di Ocean Cleanup sembra essere il primo su Dove Viaggi.
from Dove Viaggi https://ift.tt/aO9zyfX
via IFTTT
Commenti
Posta un commento