“Un’idea diversa del viaggio che verrà”. L’editoriale dello Speciale Italia 2022 di DOVE

“E adesso? Come saranno i nostri viaggi post-pandemici o post-pandemonici, in un’èra a venire che ho proposto di chiamare, speranzoso, il Koinocene? Dopo l’Antropocene, l’epoca in cui l’essere umano è divenuto così forte da distruggere il mondo, c’è da sperare che si possa lavorare per il sorgere di una nuova epoca, in cui prevalga un’etica dei beni comuni, delle somiglianze tra umani e non umani, del riconoscimento delle interdipendenze (il sostantivo greco koinotes e la radice aggettivale koinos indicano appunto “somiglianza”,“comunanza”, “tessitura”).

In copertina L’Italia 2022 secondo Dove. Dall’alto, in senso orario: Luca Scamporlino/Dove, Bruno Zanzottera, Borchee/Getty Images, Domenico Nardozza/iStock, Valentina Rosati/Dove

Potremo ancora viaggiare nel Koinocene? Uno scenario che vorrei non si verificasse è proprio la fine, questa volta letterale, dei viaggi. Sarebbe una scelta disastrosa: perché siamo una specie nomade, pervasi da una costante irrequietezza, come diceva Bruce Chatwin, e perché ostruire quella via di fuga che è il viaggio ci chiuderebbe ancor più in pericolosi identitarismi. Il viaggio deve continuare, ma come? (…).

Viaggiare per guardare cartoline scorrere dal finestrino di un’auto o di un treno non ha più molto senso nell’epoca dell’immagine del mondo (come i filosofi chiamavano da tempo il globo mediatizzato). La ‘scoperta’ oggi è piuttosto la relazione con gli altri, umani e non umani, l’approfondimento immersivo di un contesto sociale e ambientale, la costruzione di nuovi ‘noi’ che arricchiscono la nostra vita abituale e permangono anche a distanza dopo l’esperienza del movimento.

I viaggi del Koinocene saranno viaggi di tessitura, di connessione, di intrecci. È un’utopia certo, ma la si può costruire con precise scelte: fermando per esempio l’economia del turismo, che ha devastato e illuso intere regioni. Il turismo ha senso se è imbricato entro un’economia e una società vivente, non vale il viceversa (…)”. Così scrive l’antropologo culturale Adriano Favole, vicedirettore per la ricerca al dipartimento Culture, politica e società dell’Università di Torino, nell’interessante rivista trimestrale Sotto il vulcano (ed. Feltrinelli), nuovo progetto editoriale di Marino Sinibaldi che aiuta a riflettere sulle trasformazioni del mondo contemporaneo.

Ed è necessario (non solo auspicabile) pensare che un nuovo senso del viaggio rinasca nella scoperta delle relazioni, di un nuovo “noi”. In un’epoca dove l’etica del rispetto dei beni comuni, delle somiglianze tra esseri viventi finalmente prevarrà sullo sfruttamento del pianeta. Mi piace pensare che lo Speciale Italia di Dove, una raccolta di idee da tenere per tutto il 2022, possa dare un contributo pratico, concreto, all’idea del nuovo viaggio di cui parla l’antropologo. Perché coincide con la nostra filosofia editoriale. E serve proprio una lettura lenta come Dove per prepararsi a un’esperienza nuova, diversa, profonda. Anche “noi” viaggiatori, dopo la pandemia, possiamo contribuire a costruire il Koinocene. Non solo sperarlo.

 

 

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