Veneto e natura, alla scoperta dei 5 parchi della biodiversità  

Costantemente ai vertici delle regioni più visitate d’Italia, quello del Veneto è un primato che non stupisce. Basterebbero solo Venezia e il Lago di Garda a darle lo scettro, o ancora le città d’arte come Padova, Verona e Vicenza, e le gaudenti colline del Prosecco. Ma c’è di più: un vero e proprio mosaico naturalistico che spazia dalle cime dolomitiche alle piane rurali attraversate dai fiumi, fino alle lagune.

È terra d’acqua, il Veneto, e con questo elemento scende a patti da secoli disegnando un paesaggio di canali, torbiere e argini. Sullo sfondo, le montagne con le loro guglie naturali che dominano boschi sconfinati, altipiani carsici e sentieri tracciati dalla storia.

Per questo, tra fine estate e inizio autunno, può essere sorprendente un viaggio nella biodiversità che attraversa i cinque parchi regionali veneti, a partire dalle piatte pianure fino alle cime più alte. Senza dimenticare le attività a piedi, in bici o a bordo di canoe e barche.

Parco del Sile e Parco del delta del Po: un’immersione totale nella natura fluviale

Con la sua lunghezza di circa 95 km, il Sile è il più lungo fiume di risorgiva europeo: bagna le province di Padova, Treviso e Venezia creando un ambiente umido ricchissimo di flora e fauna completamente protetto nel Parco naturale regionale del Fiume Sile. Un Parco dell’Acqua, risorsa fondamentale per l’uomo ed elemento vitale per gli habitat naturalistici. Il viaggio del fiume comincia a Casacorba di Vedelago e Torreselle di Piombino Dese, dove si possono ammirare i fontanassi, le risorgive che sgorgano spontaneamente in un paesaggio di grande fascino che alterna torbiere, paludi e laghetti fino alla foce naturale della Laguna di Venezia, a Portegrandi di Quarto d’Altino.

Uno dei principali punti di accesso al Parco Naturale del Fiume Sile è situato a Santa Cristina di Quinto di Treviso, dove sorge l’Oasi Naturalistica del Mulino Cervara, biotopo di elevato pregio naturalistico, dichiarato Sito d’interesse comunitario e Zona di Protezione Speciale per il rifugio della fauna selvatica e la conservazione della flora spontanea del Sile. Si esplora a piedi dove è possibile ammirare numerose specie animali e piante tipiche delle aree palustre, ma anche le cicogne bianche, che grazie al progetto “Un nido per la Cicogna” è tornata a nidificare lungo il corso del Sile. Raggiungendo il comune di Casier si può ammirare l’antico Cimitero dei “Burci”, sito archeologico che custodisce le tipiche imbarcazioni da trasporto merci che navigavano sul Sile. Lungo l’intero parco passa la “Greenway”, un vero e proprio corridoio ecologico alternativo alla rete viaria, che ne collega tutte le aree.  A piedi, in bici o in canoa, il parco è da visitare slowly, per godere della sua biodiversità tra orchidee selvatiche, ninfee, gallinelle d’acqua, aironi, folaghe, germani reali, anfibi e invertebrati. Fra i percorsi da seguire c’è anche quello sul tracciato dell’ex ferrovia Treviso-Ostiglia.

Scendendo in quel lembo di terra che da Rovigo si spinge verso il mare, accompagnando il Po nel suo viaggio verso il delta, si entra nel Parco naturale regionale del Delta del Po. Questa è una delle aree storiche e naturalistiche più importanti d’Europa, nonché la più grande area umida d’Italia, Riserva di Biosfera UNESCO dal 2015, popolata da isolette, dune e scanni (zone rialzate) in cui vivono decine di specie acquatiche e centinaia di specie di uccelli, dall’airone al germano reale, fino al fenicottero. Lungo le antiche linee di costa si possono ancora scorgere le dune fossili, mentre tra lagune, golene e valli da pesca si fa birdwatching per avvistare le oltre 380 specie di uccelli stanziali e migratori.

Là dove il fiume si apre a ventaglio si contano sette bracci, ognuno con la sua particolarità: dal Po di Maistra, con l’oasi della golena di Cà Pisani, al ramo di Venezia, tra canneti, isolotti e scanni lagunari, passando per il Po di Goro dove fare un salto nella storia antichissima delle bonifiche. Fino al Po di Tolle, dove si allevano cozze, vongole e la pregiata Ostrica Rosa nella Sacca di Scardovari. A piedi, in bici o in barca, le attività nel Delta del Po Veneto sono tantissime e comprendono anche la visita ai tipici casoni dei pescatori, le cavane, o alla grande Idrovora di Ca’ Vendramin, in cui è allestito il Museo della Bonifica.

Dal Parco dei Colli Euganei al Parco della Lessinia: tra colline vulcaniche e altipiani carsici

Fra i coni di origine vulcanica che movimentano il paesaggio della provincia di Padova si estende il Parco regionale dei Colli Euganei. Proprio la loro origine eruttiva ha modellato questi colli che alternano vigneti, uliveti e boschi di castagno e quercia. Un habitat che colleziona preziosi tesori come rare orchidee e la pianta erbacea ruta patavina. Moltissimi sono i sentieri a disposizione degli escursionisti e c’è persino una palestra naturale di roccia a cielo aperto, Rocca Pendice. Senza contare che la caratteristica acqua salsobromoiodica, conosciuta già dai Romani, continua ad apportare proprietà antinfiammatorie certificate. Una linfa benefica che alimenta centinaia di centri termali creando un polo della salute preventiva unico in Europa, tra Abano, Montegrotto, Battaglia, Galzignano e Teolo.

Ma ciò che rende unico il parco dei Colli Euganei è l’equilibrio tra natura e cultura, la convivenza tra il paesaggio e l’uomo in un armonico incontro di borghi e colline. Basti citare le cinte murarie medievali di Monselice, i giardini storici di Este, i vicoli acciottolati di Arquà Petrarca, in cui il grande poeta passò gli ultimi anni della sua vita. E ancora ville venete frequentate da scrittori del calibro di Byron e Shelley e siti religiosi, come la maestosa Abbazia di Praglia.

Spostandosi nel veronese, al confine col Trentino, si entra nell’affascinante regno del Parco naturale regionale della Lessinia. Siamo sull’altipiano dei Monti Lessini, un ampio territorio dolce e accogliente, un libro scritto nei secoli dalla natura e dall’uomo. Le malghe che presidiano gli Alti Pascoli sono segni di una cultura montanara a lungo immutata e tramandata fino ai nostri giorni custode del territorio, della biodiversità e delle secolari tradizioni nella produzione di eccellenti formaggi d’alpeggio.

Numerosi sono i sentieri che permettono alle famiglie di scoprire il territorio a piedi, a cavallo o in bici, tra pascoli e boschi e con la possibilità di fermarsi a mangiare in una delle numerose malghe presenti su tutto l’altipiano. Molti sono i punti d’interesse che si possono visitare su tutto il territorio del Parco. Tra i più importanti c’è Bolca, dove si trova il sito della Pesciara con i fossili di pesci e piante del Terziario, custoditi nel Museo dei Fossili. Passo dopo passo, da queste parti, si scoprono fenomeni carsici unici in Europa tra grotte, doline e formazioni rocciose come la Valle delle Sfingi, il Ponte di Veja, il Covolo di Camposilvano, la Grotta di Monte Capriolo e l’impressionante abisso Spluga della Preta. Tra i gioielli di questo Parco da esplorare ci sono poi la Foresta di Giazza e le Cascate di Molina. Un’altra particolarità del Parco della Lessinia è la presenza dei Cimbri, antico popolo di origine tedesca. Basti pensare che resiste ancora il dialetto taucias gareida, parlato nell’area di Ljetzan-Giazza.

Parco delle Dolomiti d’Ampezzo:  tra le valli selvagge, verso le maestose cime

Salendo di quota e di latitudine si arriva infine al Parco naturale regionale delle Dolomiti d’Ampezzo, detto anche Parco delle Regole essendo gestito dalla storica Comunanza delle Regole d’Ampezzo. La vetrina più patinata delle montagne venete, Cortina d’Ampezzo, è solo la punta dell’iceberg di un sistema montano variegato dove la Storia ha lasciato il suo segno.

Siamo nel cuore delle Dolomiti orientali Patrimonio Unesco, dove si può ancora godere di valli selvagge in cui immergersi tra boschi e cascate sotto lo sguardo delle Tofane, Fanes, Col Bechei, Croda Rossa d’Ampezzo e Cristallo. Fra le bellezze da menzionare c’è il monumento naturale in tre salti delle Cascate del rio Fanes che scrosciano fino alla forra del Travenanzes. E proprio questo torrente attraversa la valle più intatta e naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, la valle Travenanzes, tra canyon profondi e ponti sospesi nel vuoto. Per percorrerla ci vogliono buone gambe e buon allenamento, non essendoci punti d’appoggio o rifugi, ma la vista ripaga di ogni sforzo.

E tra i mille sentieri che percorrono pascoli, altipiani, boschi e pareti di roccia ci sono le vie ferrate e i camminamenti dove un tempo si trovavano le trincee scavate dai soldati italiani durante la Prima Guerra Mondiale. Un sistema di gallerie, forti e postazioni ricavate a colpi di piccone nella roccia, che rappresentano oggi un vero e proprio museo storico a cielo aperto.

Scopri di più:

www.parcocollieuganei.it
www.lessiniapark.it
www.parcodeltapo.org
www.dolomitiparco.com
www.parcosile.it 

Dove Viaggi ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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