La Cappella degli Scrovegni e la fine del tempo. L’editoriale di Dove di ottobre, in edicola

“La Cappella degli Scrovegni fu edificata nel 1300, primo anno giubilare, e Giotto la affrescò in pochi anni; nel 1305 il capolavoro era terminato.(…) Sulle pareti Giotto raffigura storie tratte da Vecchio e Nuovo Testamento in un tripudio di luci e colori, nel quale si mescolano pathos e umanità, forza della fede e senso della storia. Il tutto culmina nella morte e resurrezione di Cristo e nel Giudizio Universale, affresco che occupa per intero la parete di fondo (…). Ma quello che mi ha colpito in maniera particolare sono le due figure in alto, ai lati della grande trifora che si apre sulla parete. Due angeli chiudono la volta stellata, arrotolata come se fosse un sipario. Giotto rappresenta la fine del tempo con un richiamo evidente all’Apocalisse di Giovanni, che racconta di stelle che cadono e cielo che si arrotola. Finisce il breve intervallo del tempo storico e inizia l’eternità (…).

La fine del tempo

La fine del tempo, così ben raffigurata da Giotto, interroga anche noi moderni. Se il tempo ha avuto un’origine, potrebbe avere una fine? La questione si può porre in termini scientifici investigando le ipotesi che sono state fatte sulla fine dell’universo. La fine del tempo potrebbe avvenire, per esempio, se la corsa forsennata dello spazio-tempo a espandersi indefinitamente si interrompesse. Se le galassie, anziché allontanarsi, cominciassero ad avvicinarsi, le interazioni che si creerebbero fra loro le distruggerebbero; comincerebbe un processo al termine del quale finirebbero per conglomerarsi in un insieme di materiale indistinto, fino al momento di far collassare tutta la materia in un punto singolare.

Sarebbe quello che gli scienziati chiamano Big Crunch e, con lo spazio-tempo che rinascerebbe dalle ceneri del precedente. Ma questa visione ciclica, quasi acronica, di un periodico alternarsi di momenti furibondi di espansione e compressione non è supportata dalle osservazioni. Nessun dato ci indica che l’espansione dello spazio-tempo prima rallenterà e poi invertirà la sua corsa. Al contrario, tutto sembra suggerirci che la sua crescita è destinata ad accelerare e diventare via via più prepotente”.

Il viaggio come conoscenza

Quindi? Che succede? Per sapere la fine di questa storia tuffatevi nelle bellissime pagine di Tempo: il sogno di uccidere Chrònos, saggio del noto fisico Guido Tonelli (Feltrinelli, 2021), un viaggio che, spaziando nella filosofia, nell’arte, nella storia e nella letteratura conduce nelle segrete delle scoperte scientifiche con riflessioni sul senso di queste nuove conoscenze. E, come diciamo in DOVE di ottobre, a pagina 129, il vero nemico della scienza è la certezza definitiva. La scienza è ricerca continua, indagine. Guardare un dipinto di Giotto con gli occhi di un fisico è una magia possibile solo se si vive il viaggio come conoscenza. E grazie a libri come quello di Tonelli viene la voglia di immergersi nel Cern di Ginevra o nel Museo della Scienza di Milano. Cresce la tendenza dei viaggi a taglio scientifico, con esperti, studiosi e ricercatori. Non solo per avere risposte, ma per non smettere mai di farsi domande. E di meravigliarsi.

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