Sentire con il corpo, ritrovare il con-senso, ridefinire la grammatica del vivere comune. Nei pensieri del teologo Vito Mancuso e del sociologo Francesco Morace abbiamo colto l’idea per Dove di settembre. Il nostro Gianfranco Raffaelli ha viaggiato nei loro pensieri e ne scrive molto bene nel Dossier. È qualcosa di diverso dal tema dell’incontro e della condivisione delle esperienze che tante volte abbiamo toccato nelle nostre pagine. Dopo 18 mesi di pandemia sappiamo perfettamente cosa ci è mancato, ma non sappiamo come riprenderlo.
L’euforia della scorsa estate si è spenta sotto la seconda ondata della pandemia e ci siamo ritrovati a festeggiare il Natale con amici e parenti sugli schermi. Ma, qualche giorno prima, la grande buona notizia: Pfizer-BioNtech è il primo vaccino autorizzato nell’Unione Europea. Poi, a cascata tutti gli altri. E, più che a Capodanno, abbiamo brindato il 27 dicembre, data simbolica scelta dall’Europa per condividere e celebrare l’avvio della campagna di vaccinazione.
Poi, la tanto attesa immunità di gregge ha incontrato la variante Delta e, ora, l’asticella si è alzata, secondo gli esperti, tra l’80 per cento e l’88 per cento di vaccinati. E anche l’obiettivo di settembre sembra sfumare. Non mancano le dosi, mancano i pazienti. Mancano le persone che, pur potendo vaccinarsi, aspettano, dubitano, non si fidano, temono… E, se si ammalano finiscono in ospedale senza passare dal via. L’Istituto superiore di Sanità nel suo report mensile (riferito a luglio 2021), recitava: su 150 ingressi in terapia intensiva, dal 25 giugno al 25 luglio, 123 erano non vaccinati. La percentuale? 82 per cento. Non opinioni, dati. E il Green Pass non è la soluzione finale: solo l’immunità, grazie ai vaccinati, lo sarà.
Nel frattempo, stiamo tutti ancora maledettamente sopravvivendo, perché feriti da mesi e mesi di clausura, di duro lavoro in solitudine, di serate inchiodate davanti alla tv. Certo, qualche giorno di vacanza è stato un balsamo per tutti, ma siamo ancora lontani dalla spensieratezza, dalla normale serenità. Ed ecco perché, a piccoli passi, dobbiamo riprenderci tempo e spazio, cercare vicino o lontano da casa occasioni per sentirci vivi.
Prendete queste pagine di Dove come le parole di un mental coach che vi aiuta a ritrovare nei luoghi quello di cui avete bisogno. C’è chi si sentirà già pronto per un bellissimo festival o chi vorrà lasciarsi andare in una Spa o chi, ancora, desidera respirare il profumo del mare siciliano. È sentire tutto questo con il corpo che farà la differenza. Finalmente presenti agli altri, ma soprattutto a sé stessi.
Ecco, ognuno di noi può contribuire a ridefinire la grammatica del vivere comune. Non serve una medaglia olimpionica per sentirsi grandi, oggi basta un vaccino.
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