A fine dicembre 2020, gli scavi archeologici nel sito di Pompei avevano fatto riemergere un antico termopolio (thermopolium in latino), cioè una bottega che corrisponde all’odierna tavola calda, con cibo pronto tenuto dentro appositi contenitori incassati dentro un bancone. Era infatti abitudine dei pompeiani quella di consumare all’aperto cibi e bevande calde. Il termopolio era stato individuato nel 2019 e aveva attirato subito l’attenzione per le sue ricche decorazioni: gli scavi hanno portato alla scoperta di un bancone a L con entrambe le facciate dipinte.
Apre al pubblico dal 12 agosto il #Termopolio della Regio V, l’antica tavola calda di Pompei, portata in luce durante gli ultimi scavi in un’area della città antica mai prima indagata. pic.twitter.com/gPhWQAwkkV
— Pompeii Sites (@pompeii_sites) August 6, 2021
Pompei, il termopolio della Regio V: le visite dalle 12 alle 19
Sebbene nella sola Pompei se ne contino almeno 80, il termopolio della Regio V si distingue per l’eccezionale decorazione del bancone dipinto, con le immagini della Nereide a cavallo di un ippocampo e di animali probabilmente preparati e venduti proprio nel locale. A partire dal 12 agosto 2021, questo straordinario sito apre finalmente al pubblico: le visite saranno possibili tutti i giorni dalle 12 alle 19 (ultimo ingresso ore 18.40), con accesso da via di Nola-vicolo Cecilio Giocondo e uscita dal vicolo delle Nozze d’Argento su via del Vesuvio.
Inoltre, saranno previste visite straordinarie anche al cantiere della casa di Orione e del Giardino – con accessi contingentati e percorsi differenziati per una visita accompagnata in sicurezza – dove sono in corso i lavori di sistemazione in vista degli interventi definitivi di restauro e coperture propedeutici all’apertura permanente dell’intera area.
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Il termopolio si trova di fronte a una piazza dell’antica città, nella Regio V, una delle nove zone in cui è divisa Pompei. Non è l’unico scoperto a Pompei: negli anni ne sono stati individuati decine ma, aveva riferito ANSA il direttore del sito di Pompei, Massimo Osanna, si era deciso di scavarlo per “l’eccezionalità” del bancone dipinto che aveva definito di “grande suggestione”, con i colori praticamente intatti a causa del materiale vulcanico della famosa eruzione del 79 d.C che coprì il termopolio e il resto della città.
Si legge ancora una scritta incisa sul bancone, probabilmente da un avventore, che insulta un certo Nicia definendolo un “invertito cacatore”. Ma cosa offriva il termopolio? Piatti a base di mammiferi, uccelli, pesce e lumache, e vino corretto con le fave, che servivano a migliorarne il gusto e l’aspetto.
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