Qual è il posto migliore dove rifugiarsi in caso di crisi globale, ossia se la società industriale dovesse collassare? Fino a qualche anno fa, solo pochissime persone si ponevano una domanda del genere. Tuttavia, la pandemia causata dal Covid-19, le crisi finanziarie, i cambiamenti climatici con le conseguenti catastrofi naturali improvvise, le risorse limitate e la crescita della popolazione mondiale hanno confermato che i temuti incubi apocalittici, purtroppo, oggi sono più che mai attuali. Ma c’è un Paese dove potersi ripararare “per resistere alla fine del mondo”. Si trova dall’altra parte del globo, a trenta ore di volo dall’Italia.
Nuova Zelanda: il posto migliore per sopravvivere all’apocalisse
Secondo una ricerca dell’Anglia Ruskin University di Cambridge, nel Regno Unito, la Nuova Zelanda in primis (e poi l’Islanda, il Regno Unito, la Tasmania e l’Irlanda) sarebbero i Paesi con il maggiore potenziale per resistere alla crisi.
Gli autori dello studio, Nick King e Aled Jones, sostengono che un ipotetico accavallarsi di tante traversie potrebbe “compromettere seriamente l’esistenza stessa della civiltà umana”. La minaccia più grande, dicono, è data innanzitutto dal riscaldamento globale.
Le cinque estinzioni di massa (e la sesta è in arrivo…)
“Cinque estinzioni di massa sono state documentate nella storia della Terra, attribuite a vari eventi e cause naturali quali, per esempio, un rapido cambiamento climatico. La sesta estinzione di massa è attualmente in corso“, sottolineano (con un certo pessimismo) gli autori.
Dovrebbero tuttavia risentire in modo meno severo dei cambiamenti climatici “le isole, gli arcipelaghi insulari o i continenti insulari in latitudini temperate con una forte influenza del clima oceanico” dicono gli studiosi.
A queste conclusioni sono giunti dopo aver individuato diversi fattori quali la capacità del territorio di coltivare cibo, quella di proteggere i confini da migrazioni di massa, l’efficienza della rete elettrica e la possibilità di mantenere determinati livelli di produzione.
Nuova Zelanda: l’eden di milionari (con le loro ville e i bunker)
La Nuova Zelanda in particolare ha “il maggiore potenziale di sopravvivere relativamente indenne grazie alla sua capacità di produrre energia geotermica e idroelettrica, all’abbondanza di terreni agricoli e alla scarsa popolazione”.
E non c’è da stupirsi se in questo stato insulare con meno di 5 milioni abitanti e una superficie di 268.000 km quadrati si trova anche la città dove si vive meglio al mondo nel 2021: Auckland, secondo il Global Liveability Index pubblicato dall’Economist.
Nell’anno della pandemia, inoltre, ha registrato poco meno di 2880 casi totali e i morti sono stati appena 26.
Che sia il “rifugio perfetto” lo sanno anche i milionari – soprattutto quelli statunitensi – che, appena scoppiata la crisi sanitaria, sono scappati in Nuova Zelanda per chiudersi nei loro bunker con finiture super lusso, palestre, teatri (perfino sale operatorie) o hanno deciso di acquistare delle ville da sogno con vista sull’oceano.
Nuova Zelanda: tutta la bellezza della natura
Dalle lunghe spiagge deserte alle montagne glaciali, dai fiumi cristallini ai laghi fino ai geyser, i fanghi ribollenti, le riserve forestali: qui la natura dà il meglio di sé. E chi c’è stato lo sa bene. Questo Paese poi è un vero paradiso per gli amanti degli sport e della vita all’aperto.
Purtroppo, causa Coronavirus, le frontiere della Nuova Zelanda continuano ad essere chiuse, tranne che per i cittadini neozelandesi, gli stranieri residenti permanenti ed i viaggiatori provenienti dall’Australia e dalle Isole Cook.
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