In questo piccolo Paese del Mediterraneo ci sono le acque di balneazione più pulite d’Europa

L’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha recentemente pubblicato la relazione annuale sulle acque di balneazione in Europa (qui il link) evidenziando che, nel 2020, quasi l’83 % dei siti ha rispettato gli standard di qualità più severi, meritandosi la classificazione “eccellente”. L’ultima valutazione, elaborata in collaborazione con la Commissione europea, si basa sul monitoraggio effettuato lo scorso anno su un totale di 22.276 siti di balneazione in tutto il continente, ovvero nei 27 Stati membri dell’Ue, più l’Albania, il Regno Unito e la Svizzera.

Il “punteggio perfetto” di Cipro

L’isola di Cipro, sottolinea l’AEA ha totalizzato un “punteggio perfetto” del 100%, guadagnandosi gli onori per avere il più alto standard di qualità delle acque di balneazione d’Europa (testate tra il 1° maggio e il 31 ottobre del 2020). Ognuno dei 112 siti presi in esame, infatti, può vantare una qualità “eccellente”. Per lo stato insulare del Mediterraneo orientale si tratta ovviamente di un’ottima notizia, dopo il crollo nel settore del turismo dovuto alla pandemia.

Gli arrivi a Cipro nell’estate del 2020 hanno infatti registrato un meno 85% rispetto alla stagione precedente. “C’è una correlazione diretta tra la qualità delle acque di balneazione e il turismo; di conseguenza, gli ottimi risultati ottenuti sono importanti non solo per la salute dei bagnanti e l’ambiente, ma anche per l’economia di Cipro”, ha detto all’AP Costas Kadis, ministro dell’Ambiente del paese.

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Nuotate d’eccezione: non solo mari, ma anche laghi

La percentuale di siti costieri o interni valutati “eccellente” si è stabilizzata negli ultimi anni, attestandosi intorno all’85% per tutta l’Europa. Gli standard minimi di qualità delle acque (“sufficiente”) sono stati rispettati dal 93% dei siti monitorati. Appena dietro Cipro ci sono l’Austria con il 97,7%, la Grecia (97,1%), Malta (96,6%) e la Croazia (96,1%).

“La qualità delle acque di balneazione europee rimane elevata dopo quarant’anni di azioni volte a prevenire e ridurre l’inquinamento. La normativa Ue ha contribuito non solo a migliorare la qualità complessiva, ma anche a individuare gli ambiti in cui è necessario un intervento specifico” ha spiegato il direttore esecutivo dell’AEA, Hans Bruyninckx.

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Il Belpaese: 4.891 punti di eccellenza

E l’Italia? Si contano 4.891 punti di eccellenza, 337 buoni, 143 sufficienti, 93 di scarsa qualità e 56 non classificati. In questo caso, la percentuale di acque definite “eccellenti” è leggermente aumentata dal 2013: lo scorso anno è arrivata all’88,6%.

La pulizia delle acque di balneazione lungo le coste italiane (fonte: AEA)

La qualità delle acque delle aree costiere è generalmente migliore di quella delle aree interne a causa della migliore capacità di autopulizia delle aree costiere.

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In fondo alla classifica: Regno Unito e Polonia

All’altra estremità della scala, un totale di 296 siti di balneazione in Europa – o 1,3% di quelli testati – sono risultati di qualità “scarsa”. Sebbene tale percentuale sia leggermente diminuita a partire dal 2013, persistono criticità connesse soprattutto alla valutazione delle fonti di inquinamento e all’attuazione di misure di gestione integrata delle acque. Il Regno Unito, che era nell’Ue al momento dello studio, ha totalizzato un misero 17,2% nella categoria “eccellente”, mentre la Polonia il 22,1%.

A questo link potete cliccare sulla mappa interattiva dell’AEA: eea.europa.eu/water

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