Goodbye Schengen: racconto di un viaggio tra le ex frontiere d’Europa

Com’è nato il vostro progetto? Avete avuto subito in mente di realizzare una mostra oppure si trattava di un progetto privato?

L’idea è nata nel corso degli anni come conseguenza quasi naturale del modo di viaggiare che abbiamo ripetutamente sperimentato: lunghi viaggi via terra con una vespa percorrendo le strade secondarie d’Europa. Quando si decide di raggiungere una meta lontana come ad esempio Belfast, Berlino, Donostia o Amburgo l’ingresso in ogni nuovo paese fa parte dell’epica stessa del viaggio. Così si scende e si scatta la classica foto di rito. A furia di scattare foto nei punti di frontiera che attraversavamo ci siamo rese conto che avevamo “scoperto” qualcosa e viaggio dopo viaggio abbiamo cominciato a dire che prima o poi avremmo dovuto fare qualcosa per raccontare questi luoghi incredibili. E così siamo arrivate a oggi.
L’idea della mostra web vera e propria, però, nasce a valle, come lavoro di ricomposizione di frammenti che abbiamo trovato nei nostri hard disk e tra i nostri rullini e che erano stati realizzati senza un chiaro intento progettuale. Anche se, dobbiamo dirlo, è stato fin dal primo momento che siamo state attratte in maniera magnetica da ogni posto di confine incontrato. Alla fine abbiamo deciso di dare un senso a questa sorta di richiamo, cercando al tempo stesso di analizzarne le ragioni profonde.

Parlare di confini e di separazioni è un tema molto significativo in questo momento storico. Qual è il significato profondo del vostro lavoro?

Siamo consapevoli di trovarci in un periodo di profonda crisi. Come era stato chiaramente argomentato a Genova 2001 la globalizzazione neoliberista era destinata a un futuro cupo, che è quello che stiamo vivendo. Purtroppo una delle risposte a questa situazione è quella cosiddetta sovranista che vorrebbe catapultare nuovamente il mondo all’interno dei recinti degli stati nazionali. Pensiamo che le sfide che l’umanità ha di fronte a sé non possano in nessun modo essere affrontate da un’umanità trincerata dentro queste vecchie strutture ottocentesche e che sia indispensabile tornare a ragionare in termini di internazionalismo. Il ritorno ai confini chiusi va nella direzione opposta e rappresenta la versione europea della crisi neoliberista. D’altro canto Schengen nasce per far circolare merci e forza lavoro, per alimentare un modello figlio del peggior capitalismo degli ultimi trent’anni. Quello che pensiamo è che serva un’Europa unita, un mondo unito, sulla base di criteri che siano fondati sui diritti e sulla fine dello sfruttamento dell’essere umano sull’essere umano e sulla natura.

Cosa significa per voi viaggiare in vespa? Come mai avete scelto questo mezzo di trasporto, quali vantaggi/limiti ha avuto nella vostra esperienza?

Si tratta di un modo molto particolare di viaggiare dove più che la meta da raggiungere conta il percorso che si compie per arrivarci. È a tutti gli effetti un viaggio lento e questa lentezza è data dai limiti tecnici del mezzo. Una vespa come la nostra, in due e a pieno carico, può andare tra i 40 e i 60 chilometri orari. Per questo motivo percorriamo sempre strade secondarie ed è proprio questa caratteristica che sta alla base della magia vera e propria: fuori da autostrade e superstrade che spesso sono dei non-luoghi c’è il mondo reale: boschi, praterie, paesini, antichi ponti. E poi c’è la gente che questo mondo lo abita e che, tra l’altro, è sempre molto allegra quando ci vede arrivare. La vespa, è inutile negarlo, è sicuramente un mezzo ben voluto un po’ ovunque e questo ti aiuta molto se vuoi conoscere persone del luogo o altri viaggiatori. Si tratta insomma della classica situazione dove i limiti, opportunamente accettati e compresi, diventano allo stesso tempo dei vantaggi. Peccato che vada ancora a benzina. In un’epoca come questa ci sarebbe piaciuto qualcosa di più ecologico… però consuma molto meno di una moto!

Sul vostro sito www.larepubblicadellenuvole.it sono presenti diversi progetti culturali, tra cui Il Perimetro, a cui abbiamo collaborato anche noi di ViaggieMiraggi qualche anno fa. Volete descriverceli? Di cosa vi occupate inoltre nella vita?

La Repubblica delle Nuvole nasce pochi mesi fa come contenitore di progetti artistici e culturali. L’intento è quello di separare questi contenuti dalla nostra casa “storica” che è donostia.it, il portale che fa riferimento alla nostra attività di designer. Abbiamo iniziato anni fa con un progetto di giornalismo dal basso che era Il Perimetro: anche qui un viaggio in vespa, ma stavolta lungo tutto il periplo dell’Italia e con lo scopo di fotografare e raccontare alcune delle realtà che si stavano opponendo al modello “lavora produci crepa” che sta distruggendo l’Italia e il mondo intero. Al momento sul sito c’è anche un terzo progetto che si chiama “municiparte” che è una sorta di finto account di arte contemporanea che trasforma in installazioni artistiche le segnaletiche fatte con il nastro giallo dai vigili nella nostra città. Ci ammazziamo dalle risate con quello 🙂

Quali sono i prossimi sviluppi di questo lavoro? Ci sarà un seguito? Siete aperti a collaborazioni? 

Come sempre daremo massima libertà anche a questo progetto. Speriamo infatti che Schengen vada in giro e possa diffondersi risvegliando curiosità e spunti. Allora noi saremo lì, pronti ad accoglierli.
Ogni creazione è un po’ un messaggio nella bottiglia nel mare dell’umanità. Che vada e che incontri il suo Sting pronto a leggerne il contenuto. Gli spunti sono sicuramente tanti e I contatti sono sul sito.
Quindi sì, siamo certamente aperti a collaborazioni.
Inoltre, chiudendo a tema “futuro”, stiamo pensando di riprendere la vespa per tornare a raccontare delle storie, proprio come facemmo nel 2013 con il Perimetro. Allora battemmo tutta la lunghissima costa italiana ma è evidente che l’Italia non è solo sul mare.
Manca ancora qualcosa di grosso, insomma.

 

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