I grandi luoghi dell’arte italiana: la camera degli sposi di Mantegna

Mantegna e la camera degli sposi
Mantegna e la camera degli sposi
Mantegna e la camera degli sposi
Mantegna e la camera degli sposi
Mantegna e la camera degli sposi
Mantegna e la camera degli sposi
Mantegna e la camera degli sposi
Mantegna e la camera degli sposi

Mantegna è tra i padri nobili del Rinascimento, e il palazzo Ducale di Mantova ne è la prova lampante. Forse meno glamour di Raffaello, con uno spirito meno eclettico di quello di Leonardo, non così tormentato come Michelangelo (ma, a sentire i suoi contemporanei, un gran rompiscatole), per dare il giusto valore ad Andrea Mantegna basterebbe entrare nella camera degli sposi del castello di san Giorgio a Mantova e guardare in su. Poi ci si soffermerà sulla costruzione perfetta della camera picta, sui rimandi dotti nascosti nel paesaggio, sulla precisione dei ritratti (anche quelli canini; Rubino, l’amatissimo cane dei Gonzaga, è sempre accanto al suo padrone) e sul significato ultimo di questi affreschi; ma basta entrare qui per avere la certezza di essere al centro del Rinascimento.

Facciamo un passo indietro: Andrea Mantegna non è certo un predestinato. Figlio di un carpentiere, lascia presto la casa paterna per frequentare a Padova la bottega di Francesco Squarcione che gli insegna, oltre alla pittura, l’amore per l’antico e l’antiquaria che si ritrova praticamente in tutte le sue opere, dalle prime prove come pittore indipendente agli ultimi lavori. La sua arte è insomma un ponte tra antico e moderno, e i committenti più colti se ne innamorano: lavora a Verona, Padova, Ferrara e Venezia, ma è proprio a Mantova che troverà l’ambiente più adatto ad esprimersi al meglio delle sue possibilità. Il merito è senza dubbio di Ludovico Gonzaga, il marchese che sta facendo della città dei laghi uno dei centri più vitali del Quattrocento, grazie anche alla presenza degli architetti Leon Battista Alberti e Luca Fancelli, e di umanisti del calibro di Vittorino da Feltre.

A Mantova Mantegna trova insomma un mecenate illuminato ed accomodante, pronto ad accorrere dovunque il pittore abbia necessità (addirittura sopporta le sue lamentele per essere stato insultato da un ortolano) e ricambiato da un capolavoro assoluto: la camera picta – allora tutti la chiamavano semplicemente così, camera dipinta – celebra l’intera famiglia di Ludovico e sua moglie Barbara, il figlio Francesco, nominato cardinale appena diciassettenne, e quelli che avranno il compito di portare avanti la dinastia. E lo fa in maniera solenne ma quotidiana, mostrando il marchese mentre riceve una lettera ancora in pantofole, circondato dalla famiglia e dalla corte, e poi – stavolta in abiti ufficiali – quando, forse sulla strada per Milano, incontra proprio il cardinale che tiene dolcemente la mano di suo fratello. Ma l’invenzione più grande sta sopra la testa di chi entra nella camera, oggi come allora: sul soffitto, un’apertura dalla quale si affacciano ragazze sorridenti, un superbo pavone e putti indaffaratissimi. In quel cielo azzurro, nello scorcio perfetto della balaustra e dei volti, nella leggerezza di quei sorrisi sta tutta la perfezione di Andrea Mantegna.

LEGGI ANCHE

I grandi luoghi dell'arte italiana: Bernini alla Galleria Borghese

LEGGI ANCHE

I grandi luoghi dell'arte italiana: la cappella degli Scrovegni, dove Giotto dà il meglio di sé

LEGGI ANCHE

I grandi luoghi dell'arte italiana: il Cristo Velato a Napoli

LEGGI ANCHE

Scoprire Mantova in 15 mosse

LEGGI ANCHE

Tra Mantova, Cremona e la buona cucina con Luca Guadagnigno

 



from Traveller – VanityFair.it https://ift.tt/2VAZlJd
via I grandi luoghi dell’arte italiana: la camera degli sposi di Mantegna

Commenti