Lorenza Bonaccorsi: «Sarà un’estate diversa, la salute prima di tutto»

Qualche giorno fa si è tenuto un Digital Debate sul futuro del Turismo, organizzato dal Gruppo Hdrà. Abbiamo intervistato l’Onorevole Lorenza Bonaccorsi, Sottosegretaria di Stato del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MiBact) per approfondire l’argomento.

Quella del 2020 sarà un’estate diversa, basata su regole e direttive ancora forzatamente poco chiare. Che cosa dovremo aspettarci?
«La situazione è oggettivamente eccezionale e soprattutto è globale. Non esistono modelli vincenti di riferimento e, in più, l’imprevedibile flessibilità del virus fa sì che ogni azione da intraprendere dipenda dalle informazioni date dall’OMS e dal Ministero della Salute. In una situazione così fluida il nostro compito è di fare delle scelte veloci quanto puntuali basate innanzitutto sulla sicurezza sanitaria. Detto questo, è evidente che l’estate 2020 sarà diversa e ci vedrà tutti costretti a una selezione di luoghi e al rivedere i giorni di permanenza. Sarà giocoforza un turismo domestico: sono comunque convinta che porterà gli italiani alla riscoperta del proprio paese. Direi che abbiamo davanti mesi che ci aprono la possibilità di rileggere l’Italia e le sue bellezze culturali, estetiche come naturalistiche. È il momento, quindi, del turismo sostenibile in senso allargato, ovvero inteso come cura del luogo, come rispetto di quello che abbiamo come nazione e del suo valore. Viaggiare con la consapevolezza di appartenere a un Paese francamente meraviglioso».

Senza dubbio occorre cogliere questa possibilità, per quanto forzata. Esiste già un programma di azione e di comunicazione ad hoc?
«Lavoriamo su vari fronti. Ci sono da anteporre le primarie urgenze legate all’economia del comparto che forse più di altri avrà conseguenze economiche e di trasformazione almeno a breve termine. Coinvolge una pletora di tipologie produttive, dal ricettivo all’organizzativo fino all’alimentare, quindi il programma deve essere omni-comprensivo e specifico allo stesso tempo. A breve, speriamo entro il mese di maggio, avremo un elaborato dettagliato. Nella comunicazione poi sono coinvolti vari Ministeri e tutti gli Enti appositi: per una risposta organica quanto forte e la collaborazione è vitale. Per il MiBact, sarà anche occasione per migliorare l’offerta e soprattutto, come richiesto da molti, per una sburocratizzazione e semplificazione che rendano veloci le applicazioni delle direttive e allo stesso tempo rigenerino l’intero mercato del Turismo».

Il settore turistico rappresenta, al 2019, circa il 13% del Pil. Ed era in crescita. La velocità di recupero dipenderà post CV19, oltreché da direttive sanitarie, dalla capacità di reazione del comparto. Ci sono già strategie in proposito?
«Che il turismo sia una fonte di benessere per il Paese lo si evince non solo per l’evidenza dei numeri, ma anche per l’aumento dei visitatori stranieri, che l’anno scorso sono stati ben il 51% dei visitatori totali, segno indiscusso di una crescita di amore verso l’Italia. Certo, il viaggiare è per natura basato sulla libertà di scelta e, in più, l’italiano ragiona in modo indipendente e personale: il comparto del turismo dovrà analizzare e modificarsi per questo “nuovo” pubblico, senza dimenticare che gli stranieri torneranno, appena possibile…».

In effetti, le analisi e le statistiche internazionali dicono che la maggior parte degli stranieri hanno solo spostato in avanti la pianificazione e che l’Italia è quindi ancora in ottima posizione nella lista dei desideri di molti. Quali strategie e indirizzi state pensando di implementare per il turismo internazionale?
«Dato che ancora è impossibile definire i tempi del ripristino dei viaggi internazionali, e soprattutto attendendo che le linee aeree abbiamo il via libera per riprendere i voli, stiamo approfittando per analizzare a fondo il nostro comparto del turismo per migliorarlo e presentarci al meglio al pubblico internazionale: vogliamo implementare il turismo di qualità, che non significa forzatamente turismo d’élite ma un turismo attento, profondo, curioso e forse più maturo. Di quello che vede e quello che potrà portar con sé una volta a casa. Un turismo magari  anche critico verso il sistema ma perché le critiche rendano migliore l’offerta del Paese Italia. E sarà qui importante, se non fondamentale, anche quella consapevolezza dell’Italia cui accennavo prima: ovvero quella di chi rappresenta l’Italia, i suoi cittadini. È infatti evidente che gli stranieri sono affezionati al nostro Paese per la sua bellezza e la cultura, ma sono attratti e spesso sedotti anche dallo spirito di chi ci abita. Può apparire retorico, ma è un punto reale e realistico da non sottovalutare. O, forse, da cui partire».



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