Dall’evoluzione della pandemia in Italia (e nel mondo) e dall’esperienza di lockdown delle ultime settimane, è risultato evidente persino ai più ottimisti che la strada da fare per tornare alla normalità sarà lunga e piuttosto impegnativa. In particolare, per il settore turistico, uno dei più fortemente colpiti dalla crisi sanitaria ed economica scatenata dal Coronavirus. La questione relativa alle vacanze estive è stata segnata negli ultimi giorni da opinioni contrastanti: la presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ha consigliato prudenza sui piani per le vacanze estive, mentre la sottosegretaria al Turismo, Lorenza Bonaccorsi, ha affermato che la possibilità di andare al mare quest’anno, pur con tutte le precauzioni idonee a garantire il distanziamento sociale, è concreta.
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Coronavirus: come andremo al mare (se potremo andarci)Ciò che pare più plausibile è che per il 2020 il turismo in Italia sarà un fenomeno prevalentemente domestico e dovrà adattarsi a nuovi paradigmi dettati dalla situazione. Se da un lato ciò porterà gli italiani a (ri)scoprire le bellezze del proprio Paese, dall’altro significa che non ci sarà flusso di turisti stranieri che, in alcune aree dello stivale, costituisce una componente preminente della domanda turistica. Il Centro Studi del Touring Club esaminando i dati Instat degli ultimi anni, ha analizzato il tasso di internazionalizzazione turistica delle regioni e delle province autonome italiane, e provato a individuare le località che probabilmente subiranno le ripercussioni più pesanti dalla situazione. Dagli studi è emerso che a risentirne maggiormente sarà la Provincia Autonoma di Bolzano che, per ragioni geografiche e culturali, dipende dal turismo estero per quasi il 70%. Al secondo posto, con il 68% di clientela straniera, si piazza il Veneto che con la sua offerta balneare, lacuale e culturale attrae facilmente i mercati esteri. Seguono quasi di pari passo Lazio e Lombardia (con un tasso di internazionalità, rispettivamente, del 62% e 60%), caratterizzate da turismo urbano e business. Il Friuli-Venezia Giulia (57%), invece, richiama turisti esteri per ragioni prevalentemente legate alla sua collocazione geografica, mentre la Toscana (54%) deve la sua capacità di attrarre flussi stranieri grazie a Firenze e alle città d’arte, oltre che al territorio rurale. Per quanto concerne il sud Italia, infine, Sardegna e Sicilia (rispettivamente 52% e 51%) sono le principali regioni meridionali a presentare importanti quote di flussi stranieri.
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Coronavirus: gli hotel riapriranno oppure no?L’analisi del Centro Studi ha individuato anche, con precisione, le singole località fortemente dipendenti dal mercato turistico estero che subiranno ingenti contraccolpi. Studiando il tasso annuale di internazionalità delle presenze e prendendo in esame i Comuni con flussi turistici di un certo rilievo (presenze totali annuali sopra il milione), le undici località turistiche che emergono sono: Limone sul Garda (BS), Scena (BZ), Malcesine (VR), Bardolino (VR), Sorrento (NA), Venezia (VE), Lazise (VR), Taormina (ME), Peschiera del Garda (VR), Cavallino-Treporti (VE), Riva del Garda (TN). Le più colpite, come si può notare, sono le località marine e lacuali, in particolare venete. In attesa di capire i tempi e le modalità della ripartenza, già da questi dati è noto che i flussi incoming verso l’Italia saranno nei prossimi mesi i più penalizzati. Almeno per il 2020 il turismo italiano, dunque, tornerà ad essere quello degli albori: un fenomeno prevalentemente domestico.
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