L’albergatrice: «Per ripartire abbiamo bisogno (anche) della fiducia dei clienti»

Elisabetta Dotto è albergatrice di terza generazione, la nonna affittava stanze nel dopoguerra a Treviso, il padre costruì un hotel a Bibbione, lei si è specializzata in piccoli hotel di lusso. Due boutique hotel in due località squisitamente turistiche, l’Excess Venice Boutique Hotel And Private Spa, aperto a luglio del 2019 a Venezia e l’Ambra Cortina Luxury & Fashion Boutique Hotel, dedicato alla moda nella località ampezzana. Ora entrambi chiusi.

«A Venezia eravamo appena usciti dall’emergenza acqua alta e appena ci stavamo rialzando è scoppiata questa crisi», commenta Elisabetta Dotto, «Cortina, da parte sua, stava vivendo un momento di gloria e rinascita con i mondiali del 2021 e le Olimpiadi, e anche in questo caso la pandemia è arrivata come una tempesta nera su un lavoro preparato da anni».

Il settore del turismo è senza dubbio uno dei più colpiti dall’emergenza coronavirus, fin dall’inizio e con ripercussioni che avranno lunga durata. «L’emergenza del Covid-19 sul turismo ha avuto un impatto immediato» racconta Elisabetta Dotto. «Già prima della chiusura totale i clienti hanno cominciato a cancellare le prenotazioni, o a partire anticipatamente per paura di dover subire una quarantena al rientro nei loro Paesi. Noi abbiamo aspettato che i clienti partissero e poi abbiamo chiuso. I dipendenti con contratto a tempo indeterminato ora godono delle ferie e poi entreranno in cassa integrazione, mentre chi era assunto a tempo determinato è stato licenziato per motivazioni di causa di forza maggior e godrà dell’ammortizzatore delle disoccupazione. Ma quando gli hotel riapriranno avremo bisogno di queste persone, e di poter ripartire subito. Io credo che la responsabilità di questo governo sarà quella di iniettare risorse alle aziende del turismo per ripartire: secondo le proiezioni degli analisti, il turismo italiano, subito dopo l’emergenza coronavirus, tornerà a livelli di turimo degli anni ’70 e ’80» dice Elisabetta. Continua: «A volte mi chiedo come potrà l’Italia che è stata così colpita da questa emergenza tornare ad essere vista come luogo di serenità? Questo sarà anche il nostro compito. Quello di garantire a chi verrà di trovare sicurezza sanitaria e bellezza».

Così lei, come tanti albergatori, continuano a fare marketing, tengono i rapporti con i clienti e non si lasciano andare. «Vogliamo dare ai clienti la possibilità di sapere che lavoriamo perché abbiano la massima sicurezza. Chi lavora nel turismo ha una responsabilità verso i clienti, ma credo che anche i nostri clienti abbiano una responsabilità. A tutti coloro che avevano prenotato (e avevamo prenotazione fino all’autunno) e che ora chiamano per disdire, proponiamo il voucher – come da decreto del 25 marzo –  per usufruire del soggiorno entro il 2021, ma eventualmente lo proroghiamo anche per il 2022. Non tutti accettano, anzi, più della metà chiede il rimborso. Io capisco, le persone ora non hanno voglia di pensare alle vacanze, però io rispondo a tutti i clienti e faccio un appello: se vogliamo tenere in piedi il mondo come era prima, allora il voucher è la scelta migliore, non solo per un discorso economico, ma anche perché per noi albergatori, o chiunque lavora nel turismo, avere delle prenotazioni significa anche avere una motivazione e una ragione in più per condurre una ripresa. Un hotel che ha prenotazioni zero, dove il telefono non quilla, prima o poi pensa di chiudere definitivamente. Gli alberghi hanno affitti e costi gestionali importanti. Anche a tenerlo chiuso costa e costerà rimetterlo in moto». E continua: «Ogni mattina mi sveglio con una pioggia di cancellazioni da tutto il mondo. Però la cosa bella è quando qualcuno risponde alle mie mail e cambia idea, e allora si instaura un bellissimo rapporto umano».

Però la situazione è difficile. «Io vorrei chiedere a governo italiano di assorbire i rimborsi ai clienti degli alberghi, non perché l’albergo ci voglia lucrare, ma per permetterci di ripartire. Siamo in difficoltà perché se è vero che le banche hanno concesso il blocco dei mutui, la cosa che ha deluso un po’ tutti è che i contrubuti dei dipendenti sono posticipati solo al 30 maggio, che è troppo vicino. Il governo assieme all’Europa dovrebbe fare un piano per salvare le aziende, magari permettendoci di assumere i dipendenti senza il pagamento di contributi, o garantendoci il congelamento di tutte le scadenze fiscali. Ci vuole un commissario per ogni filiera che studi tutti gli incentivi per salvare le aziende che sono l’anima della società. Se hai degli incentivi importanti l’albergo lo apri anche semivuoto e poi faremo tutto quello che ci sarà da fare. Alla fine se per molti questo è stata la sconfitta della globalizzazione per me è stato il trionfo, perché alla fine dimostra che siamo tutti dentro la stessa stanza (anzi nello stesso resort) e impareremo a vivere insieme in un modo diverso».

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