Vienna è musica. Non è ritmo, è sinfonia. Che siano i walzer di Strauss che nella prima (e ultima) mezzanotte di ogni anno scandiscono le danze improvvisate nelle piazze e sui ponti sul Danubio della città delle Schnitzlel e di Schnitzler (basta una lettera a confondere uno scrittore con una cotoletta), o la ragazza che suona nei corridoi della metropolitana della Westbahnhof, Vienna è musica e la musica è Vienna.
Nel principale cimitero della città, il Zentral Friedhof, le tombe di Beethoven (nato a Bonn 250 anni fa, ma che visse qui), Gluck, della innumerevole famiglia di Strauss o di Franz Schubert sono a poche centinaia di metri dall’ingresso principale tutte vicine, quasi a fare gara tra i monumenti funebri. E se Mozart fu seppellito dalla moglie in un cimitero più piccolo e nascosto, tutto in una collina, il Sankt Marxer Friedhof, in un punto che nessuno ha individuato, la tomba del cantante dadaistico pop Falco, a debita distanza dai compositori della classica, è un allegro tabernacolo che richiama una serie di improbabili reduci degli anni’80 (qualcuno di loro ci chiede dove sia la sua tomba, come se fosse una informazione inevitabile da sapere). Ma la musica è viva, nei club viennesi come nelle sale da concerto.
SALE DA CONCERTO
La sala da concerto Musikvereien (Musikvereinsplatz 1), fu inaugurata nel 1870 ed articolata a sua volta in ulteriori 5 sale, è quella, per intenderci, da cui viene trasmesso ogni anno il Concerto di Capodanno (armatevi di fiducia pluriennale e confidate nel vostro futuro se volete cercare di prenotare, anni prima, il posto, oppure lasciate ogni speranza, oh voi che non entrate): in stile neoclassico, come il Tempio di Efeso nel vicino Volksgarten, è una vertigine di enormi lampadari in cristallo (una decina, talmente alti che non ci è perfettamente chiaro come sostituire le numerosissime lampadine, tutte accese), stucchi barocchi, soffitti a cassettoni. Acustica molto buona, elegante e vellutata, peccato per quelle sedute in gallerie slegate tra loro e che lasciano un po’ una idea di disordine. Noi abbiamo ascoltato un concerto di Händel: pubblico eterogeneo tra smoking e maglioni e camicia, inflazionatissimi i bar ad ogni piano, con le bibite in bottiglia di vetro e gli spumanti austriaci in formato mignon, consigliamo, se proprio volete cimentarvi nella pausa tra gli atti quello sotterraneo, che è insolitamente meno frequentato. Consigliato perché è il classico della musica classica, offre concerti quasi tutti i giorni, e vale la pena posticipare (o come fanno qua, anticipare) la cena: i concerti iniziano alle 19.30, tranne negli afosissimi mesi estivi dove si spingono ad iniziare alle ore 20.15.
Uumenta lo stupore nella Konzerthaus (Lothringerstraße 20), edificata in jugendstil nel 1913. Cinque sale all’interno, tra cui una dedicata al nostro connazionale compositore Luciano Berio. Il colpo d’occhio è d’uopo nel grande salone che accoglie gli ascoltatori, dove lampadari dorati jugendstil illuminano il bar centrale, circondato dai quattro guardaroba. Nella principale, 6 colonne in marmo sul palco osannano a Tempio Greco la sala, vagamente ricordante la Sinagoga di Vienna (1826), e ci si stupisce che finora nessuno scenografo italiano si sia ispirato rendendo un omaggio alla capitale della musica nei bozzetti delle scene del Festival di Sanremo. E in effetti i fiori riempiono la sala, fiori dappertutto. Pubblico in smoking e in giacca e cravatta, ufficiali in abito da cerimonia, a dispetto del vestiario la Konzerthaus offre un programma più sperimentale: noi abbiamo ascoltato l’Orchestra di Budapest, acustica ottima, ma ad esempio a marzo 2020 qui verrà a suonare anche il nostro connazionale pianista e direttore d’orchestra Giovanni Allevi. Che lo show sia meno austero della Musikvereien lo dimostrano le serate in cui un presentatore presenta, e sul palco suonano orchestre di 50 elementi, alternandosi a cantare (anche in italiano) tre tenori, due soprano, cinque violinisti solisti, due direttori d’orchestra (di cui uno anche violinista) e in tutto questo trova spazio anche un corpo di ballo di 12 ballerini e ballerine, perché l’udito e la vista siano egualmente partecipi dello spettacolo. Preparatevi a cenare con la musica comunque, perché i concerti iniziano anche qui alle 19.30.
CLUB
Vienna è anche club, e in questo caso si inizia alle 22. A poche centinaia di metri dal Duomo di Vienna, la leggendaria Cattedrale di Santo Stefano Stephandom, il Grillx (Petersplatz 1) è stato inaugurato nel settembre 2018, è gestito da due creature vetero-giovanili e propone ad ingresso solitamente libero concerti di musica elettronica, sperimentale, rock o DJ sets. Poco affollato, il bar opposto al palco dei concerti che vende la popolarissima Fritz Cola (inventata da due giovani tedeschi di Amburgo e ben diffusa nei paesi di lingua tedesca, in quelli baltici e persino in Norvegia) ci si siede in casse di legno alla vecchia o in poltrone laterali, e si entra in una atmosfera decadente (qui i Baustelle ci starebbero benissimo a suonare), a contatto diretto con le Band, sotto un gigantesco e inquietante cuore di metallo che al suo interno interseca e incastra una X, e qualche Madonna attaccata a muro in altrettanto inquietanti collages.
Ma poiché a Vienna c’è troppa musica, ci facciamo consigliare per i prossimi locali da chi la musica la recensisce e soprattutto la suona: Katrin Regina Hauk è una disc-jokey, scrive e conduce una propria trasmissione di musica, Katrins Klangschiene, sulla viennese Radio Orange ed è lei stessa musicista. « Negli ultimi dieci anni ci sono sempre più possibilità di ascoltare musica dal vivo a Vienna e può accadere che alcuni concerti interessanti si svolgano contemporaneamente. A volte la gamma di concerti dal vivo a Vienna sembra essere grande come a Berlino».
Per chi è appassionato di jazz, «il Porgy and Bess è considerato uno dei migliori jazz club del mondo. Jazzisti internazionali e locali si alternano sul palco in un’atmosfera piacevole e accogliente. Di solito il pubblico si siede ai tavoli, ma se suona una band come gli Elektro Guzzi (techno band viennese, ndg), poltrone e tavoli vengono eliminati in modo che il pubblico abbia una vasta area per ballare».
Per il rock, il Chelsea è sul Gürtel, sotto la linea della metropolitana U6: «I concerti sono di musicisti internazionali, ma qui si possono anche ascoltare band austriache. Ha un bar spazioso, ed è divertente ascoltare la musica che si inserisce in modo naturale nel suono che i treni della metropolitana fanno sopra il club». Esiste anche il MuTH sala concerto un po’ fighetta creata nel 2012, con molte polemiche perché ha preso una parte del settecentesco parco Augarten».
Ma quale è il Club preferito? «Il Fluc è uno spazio per l’arte e la musica. A volte si fanno reading, a volte party techno. C’è anche un’area all’aperto dove è possibile sedersi, soprattutto in estate». Ci andiamo, proprio davanti al principale parco viennese (il Prater, che diventa bosco) e la leggendaria Riesenrad, la ruota panoramica metallica creata nel 1897 gira attorno; sarà la ruota, o la musica che gira intorno?
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via Vienna è musica: tutto quello che si può ascoltare e ballare in un weekend in città
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