C’è quello che ci si aggrappa mentre sistema il trolley nella cappelliera, rischiando di sfasciare il meccanismo. L’altro che punta il ginocchio sullo schienale, il tuo, per ore. O quello di fronte, di questo parliamo stavolta, che all’improvviso precipita verso di te, mangiandosi il poco spazio a disposizione, e reclinando senza pietà la sua poltrona. Ma soprattutto, senza chiedere né il permesso né accennare una scusa per aver magari fatto cadere il caffè appoggiato sul tavolinetto o peggio aver graffiato il computer. Che rabbia.
Se ne parla da sempre, del galateo in aereo. E fra tutte le questioni in ballo quella dello spazio a disposizione, e di quanto si riduca reclinando selvaggiamente lo schienale, è senza dubbio una delle più sanguinose, perché può davvero trasformare un volo, anche breve, in un inferno. Specie se poi chi sta di fronte finisce per addormentarsi per tutta la durata. Negli Stati Uniti si è tornato a parlarne di recente, quando è diventato virale il video di un passeggero su un volo American Airlines che ha rimproverato l’occupante di fronte e preso più volte a pugni lo schienale. Ma quindi prima di stravaccarsi e premere quel pulsante che ci concede un po’ di sollievo alla schiena occorre chiedere?
La questione si è fatta talmente tanto calda da convincere il capo di Delta Airlines, la seconda compagnia aerea del mondo, a intervenire. Secondo Ed Bastian, Ceo del vettore di Atlanta con oltre 900 velivoli in flotta, i passeggeri dovrebbero assicurarsi che non ci siano problemi con quelli dietro di loro prima di reclinare la poltrona. «La cosa giusta da fare è domandare prima se vada bene e poi farlo» ha spiegato Bastian. Il punto è che reclinare, per giunta al massimo, la poltrona significa non solo ridurre lo spazio a disposizione per gli altri ma anche impedire loro di svolgere in modo decente alcune attività. Basti pensare all’uso del laptop, già eroico quando si hanno a disposizione 81 centimetri, lo spazio medio sulle compagnie, figuriamoci quando quella disponibilità si riduce di circa 10 centimetri. Non a caso molti vettori low-cost, che hanno strizzato al massimo le file dei sedili – per persino quelle che li hanno riallontanati – hanno anche allestito gli aerei con poltrone non reclinabili.
D’altronde basti pensare che all’inizio degli anni 2000 le file in classe economy offrivano una distanza che oscillava tra gli 86 e gli 89 centimetri. Vent’anni dopo quella misura si è ridotta a 76-79 centimetri, con picchi negli aerei di corto raggio di 71 centimetri.
Ovviamente i passeggeri hanno tutto il diritto di usare quella funzionalità dei loro posti. Ormai fra le poche amenità riservate a un biglietto economy specie se di corto o medio raggio. Ma, appunto, basterebbe avere un minimo di sensibilità e magari non reclinare del tutto lo schienale. D’altronde basta mettersi nei panni degli altri: per sola scelta del passeggero di fronte a noi, potremmo finire vittime dello stesso disagio in qualsiasi momento. Una soluzione a cui pochi pensano, perché magarti più interessati a scovare posti con poltrone libere di fianco a loro, è quella di badare a chi c’è di fronte: se l’aereo non è pieno, e non si vuole correre il rischio da poltrona selvaggia, meglio optare per i posti dietro a quelli liberi, e non di fianco. Magari dovremo tenerci lo zaino o la borsa fra gambe ma non rischieremo di finire schiacciati a fissare un poggiatesta di plastica.
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