La Barcellona di Barceloneta, quella delle Rambla, di Gaudì. Una città bella alla luce del sole ma che vive anche (e soprattutto) di notte, quando per le strade – in particolare quelle più sofisticate del quartiere di El Born – la gente smette di «andare» e si mette a bighellonare, avendo il divertimento come unica meta.
Per musica, chiacchiere e (ottimi) cocktail, nella capitale della Catalogna le destinazioni di certo non mancano. E non parliamo solo dei locali più noti, ma anche di quelli «segreti», i cosiddetti speakeasy, di cui Barcellona è diventata negli ultimi anni la patria europea. Bar «mascherati» che giocano all’epoca del proibizionismo, quando il bere – soprattutto in America – era considerato anche legalmente un tabù e nulla doveva lasciare presagire cosa quel posto realmente fosse. Risultato? Oggi – come allora – è possibile entrare in una panetteria (Paradiso, Carrer de Rera Palau, 4) e finire a bere gin tonic in un sotterraneo dalle pareti rosse dopo avere attraversato la porta del frigorifero.
È l’ultima tendenza della mixology anni Duemila, una moda assai cool che dilaga soprattutto grazie al passaparola, visto che a indicare la via per questi luoghi nascosti è solo la dritta di un amico e la parola d’ordine per entrare. Varcata la soglia dell’apparenza, vi ritroverete in un’atmosfera un po’ surreale ma assai coinvolgente, in cui nulla è ciò che sembra – il bagno potrebbe sempre trasformarsi in un altro passaggio clandestino -, e dove il cameriere diventerà la vostra guida, il barman un amico sincero. Tra l’altro, anche a Barcellona, è probabile che parli la vostra stessa lingua: la maggior parte dei cocktail maker in città, infatti, è di origine italiana, e quello del Paradiso non fa eccezione. L’head bartender si chiama Giacomo Giannotti ed è grazie a lui che questo è diventato il miglior cocktail bar della Spagna.
La lista dei drink è originale e ricercatissima. Il Kriptonita, per esempio, bevanda a base di Gin Mare e liquore elettrico (nella foto, sotto la ricetta), si distingue per il carattere esplosivo e il colore fluo. Il consiglio? Sorseggiatela rigorosamente al buio.
Se siete indecisi su che svolta dare alla vostra serata, il Bar Sauvage (Paseo del Born, 13) può fare al caso vostro. Intimo pub con pochi tavoli al piano di sopra, nel sottoscala si trasforma in un club per «party hard», dove con un po’ di coraggio (e qualche grado di alcool in corpo) potrete trasformarvi nei re della pista.
Sembra di addentrarsi in un piccolo e bizzarro laboratorio chimico, eppure il Dr. Stravinsky (Carrer dels Mirallers, 5) usa esclusivamente aromi naturali per i suoi cocktail. Tra questi, il più famoso è il Camp Nou, un mix di gin, lime, camomilla e timo.
In particolare per gli amanti del gin (e ricordate che nei veri speakeasy la vodka non c’era), Barcellona è diventata una mecca. A 50 chilometri dalla città, infatti, si produce uno dei gin del momento, Gin Mare, nelle cui bottiglie blu a forma di onda – 600mila all’anno, vendute in oltre 60 Paesi – si ritrovano profumi e sentori del Mediterraneo. Bacche di ginepro, basilico italiano, timo turco, rosmarino greco, cardamomo marocchino, coriandolo, agrumi si mescolano per ricreare dentro ogni bicchiere il «sapore di mare», che negli anni ha incantato barman ma anche grandissimi chef, non ultimo Ferran Adrià che per Gin Mare ha sviluppato addirittura un torrone. «Questo magari non è il migliore gin del mondo ma è unico», ripetono tutti in città. E basta farsi un giro di bicchieri nei bar più cool per capire perché è vero.
RICETTA Kriptonita
Gin Mare turbinato con Riboflavina
Liquore Elettrico al fiore di Szechuan
Cordia di Pompelmo
Bitter di Cioccolato
Pelle di lime Kaffir
Fiore elettrico di Szechuan
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via La Barcellona segreta (dei cocktail)
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