Se la mostra di Raffaello è in aeroporto

Alcune opere della mostra su Raffaello
Alcune opere della mostra su Raffaello
Alcune opere della mostra su Raffaello
Alcune opere della mostra su Raffaello
Alcune opere della mostra su Raffaello
Alcune opere della mostra su Raffaello
Alcune opere della mostra su Raffaello
Alcune opere della mostra su Raffaello
Alcune opere della mostra su Raffaello
Alcune opere della mostra su Raffaello

Cosa fare nei lunghi stopover in aeroporto? Prima c’erano bar e ristoranti, con offerte gastronomiche sempre più di alto livello, poi sono arrivate le spa, le unghie, i massaggi, mentre anche le lounge delle compagnie aeree alzavano l’asticella con sale relax, camere per dormire, tavoli da biliardo, hair saloon. Ci sono aeroporti stellari – primo tra tutti il Jewel Changi Airport che addirittura ha al suo interno una serra con una cascata e passeggiate per rilassarsi – ci sono istallazioni e sculture contemporane (qui gli gli hub più incredibili del mondo), però nessuno aveva ancora pensato di portare in aeroporto l’arte dei musei.

Lo ha fatto l’Aeroporto delle Marche di Ancona per far bene intendere che si è atterrati nella «terra dell’arte». Fino al 20 gennaio 2020 tutti i passeggeri  troveranno ad accoglierli la mostra Raffaello, una mostra impossibile, dedicata a uno dei geni indiscussi del nostro Rinascimento, nato proprio ad Urbino e a cui è intitolato lo stesso scalo.


La mostra

Curata da Renato Parascandolo, la mostra è uno dei primi atti delle celebrazioni del 500° anniversario dalla morte del maestro urbinate previste per il 2020. Per ovvi motivi, le opere non sono originali ma le riproduzioni di 45 tra i dipinti più importanti dell’artista, dalla Scuola di Atene ad opere raffaellesche custodite in musei di diciassette paesi diversi, fra cui il Louvre di Parigi, il Prado di Madrid e la National Gallery di Washington. Ma da vedere tutte qui, nelle stesso posto.

Riprodotte a grandezza naturale, sfruttano una retroilluminazione che ne fa apprezzare a occhio nudo anche i dettagli più impercettibili. Come sottolinea Ferdinando Bologna, che ha curato la selezione e il catalogo delle opere di Raffaello in mostra, «questa nuova generazione di riproduzioni d’arte, ad altissima definizione e a grandezza naturale, consente un approccio agli originali che gli originali stessi, nelle condizioni in cui normalmente si trovano non consentono».

Spiega Luca Ceriscioli, Presidente della Regione Marche «La mostra è un viaggio dentro il mondo di Raffaello, un modo inusitato di approfondire la sua conoscenza in un luogo di passaggio che sarà valorizzato da questa mostra ma che a sua volta diventa vettore di bellezza marchigiana e lancio della nostra immagine nel mondo».

Viaggiare nelle Marche
Iniziative del genere fanno pensare che non ci abbiano visto tanto male gli ispettori che nell’annuale classifica della Lonely Planet Best in Travel, hanno indicato proprio nelle Marche la seconda regione da visitare al mondo nel 2020. I turisti sembrano apprezzare gli sforzi profusi dalla piccola regione del centro Italia, che si è votata a un turismo lento, meglio se due ruote. Il progetto Marche Outdoor, ad esempio, invita a scegliere la bicicletta come mezzo per scoprire questa regione incantevole: l’entroterra in alcune zone è sinceramente incontaminato e le sue colline ispirano un senso di quiete piuttosto potente. Nei primi dieci mesi del 2019, così, gli arrivi sono aumentati del 5,46% e con la nomina della Lonely Planet le aspettative per il 2020 non possono che essere ottimiste.

Che la nostra cultura possa rappresentare il benvenuto per i viaggiatori è un’idea davvero intelligente. E lo è anche se l’aeroporto in questione non è Malpensa o Fiumicino. Anche perché, secondo i dati sul traffico aereo relativi al 2018 dell’ENAC, nell’aeroporto marchigiano l’81% dei circa 447 mila passeggeri viaggiava su voli internazionali. Quale migliore biglietto da visita per tutti questi possibili stranieri se non la raffinatezza di uno dei geni che tutto il mondo ci invidia?

(Nella foto la riproduzione della Scuola di Atene. © Guido Calamosca).

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