In fondo è sempre lei. La megalopoli dei ritmi forsennati, capitale morale del Paese che, secondo una ricerca Gallup dell’aprile 2019, registra il 55 per cento di “adulti stressati”, un record mondiale, a cui, forse, si deve la comparsa, nel giugno dello stesso anno, delle public punching bag, cuscini da prendere a pugni per sfogare l’aggressività. Ma anche, per fortuna, la città dove si va di più in bici, si pratica Tai Chi di massa nei parchi. La New York che non dorme mai, con i neon eternamente accesi, i diner sempre aperti e il metro senza orario. E quella che fa più sport, adotta menù bio e orari più salutari: pochi anni fa la rivista Time Out non avrebbe mai pensato di annunciare, come ha fatto di recente, “10 party urbani che finiscono prima delle 22”, a partire dai dj set di piazza di Mister Sunday, nel sobborgo di Ridgewood, fra Brooklyn e Queens. Questa è ancora la città che innalza grattacieli sempre più alti e spettacolari, innovativi ed eco-compatibili.
Librerie, locali, cocktail bar e club di New York: cultura e diritti civili
Ma è anche quella che, con la stessa creatività, recupera al servizio della comunità moli dismessi e periferie, ex fabbriche e sopraelevate. E che, nel settembre del 2019, ha aperto nel Queens la sua 217esima libreria pubblica, un cubo di vetro e cemento firmato dall’archistar Steven Holl, con servizi multimediali e volumi in inglese, spagnolo, cinese. Un luogo di contrasti sociali stridenti e, insieme, aperto al mondo, al diverso, al nuovo. Come se la città-mondo, in quest’epoca di trasformazioni accelerate, avesse il dono di contenere ogni eccesso e il suo contrario, l‘azione e la reazione, l’emergenza e la cura. I principali movimenti di protesta americani continuano a nascere qui, tra locali e cocktail bar, club e librerie. Da quello per i diritti degli omosessuali a Occupy Wall Street, denuncia dello strapotere della finanza internazionale, fino alle manifestazioni di Black Lives Matter, contro gli abusi della polizia nei confronti degli afroamericani. Resta, anche, la città dell’accoglienza: oggi si parlano 800 lingue, ci sono comunità di rifugiati da tutto il mondo e Bill de Blasio, il sindaco democratico di origini italiane, da parte dei nonni materni, è uno dei primi cittadini che si sono rifiutati di arrestare gli immigrati senza documenti, come chiesto da tempo dal presidente Donald Trump.
Per questo, per capire come sta oggi il mondo, bisogna passare ancora una volta da New York. Perdersi di nuovo nei suoi contrasti: il caldo eccessivo, il freddo esagerato, l’odore forte che cambia in ogni quartiere. Si può guardare una partita di baseball bevendo una birra, parlando con sconosciuti al bancone consumato di un bar sport che accetta solo contanti e, nello stesso isolato, cenare in un locale che serve verdure coltivate nella serra sul tetto di una fabbrica riconvertita, ordinando con lo smartphone. Si può pernottare in un hotel con i servizi e il check-in gestiti da un’intelligenza artificiale e osservare, stupiti, un portiere vestito e agghindato come negli anni Cinquanta.
Grattacieli e nuove architetture a New York
È interessante, per esempio, il dialogo tra la città sempre più verticale e quella che oggi si distende a incontrare l’acqua. La prima, la New York della finanza, delle archistar e della febbre immobiliare, continua ad alzare le sue torri. Non solo per cittadini privilegiati. Ad Hudson Yard nel 2019 hanno inaugurato lo Shed, spazio dedicato all’arte contemporanea, la spettacolare struttura multipiattaforma del Vessel, mentre era in dirittura d’arrivo l’Edge, il “balcone pubblico” (quindi, all’aperto) più alto della città: 335 metri. Nel Financial District il nuovo osservatorio della Freedom Tower rivaleggia con quello appena aperto al 102esimo piano, a 380 metri d’altezza, dello storico Empire State Building (lanciato anche con un nuovo percorso che dimezza le code). E l’Oculus progettato dallo spagnolo Santiago Calatrava, a pochi passi dalla “Torre della libertà”, riunisce il terminal ferroviario e il centro commerciale. L’altra, la città sull’acqua, continua a riempire i pier, i moli storici, di bar e ristoranti. Lungo quel fronte del porto che, solo un decennio fa, era un mondo parallelo a cui non serviva avvicinarsi.
Parchi e spiagge: la natura maestosa
Anno dopo anno, lungo l’Hudson e l’East River si moltiplicano i parchi urbani dove fare jogging mattutino, gite in bici o sulla moto d’acqua, in barca a vela o in canoa. In meno di cinque anni il traghetto è diventato un mezzo di trasporto comune. Riconquistati i fiumi, i newyorchesi si sono ripresi anche le isole. A Roosevelt Island, accanto al Four Freedom Park dedicato nel 2012 allo storico discorso di Franklin Delano Roosevelt, la Cornell University ha appena inaugurato un campus tecnologico, raggiungibile da Manhattan anche con uno spettacolare volo in funicolare. A Governors Island oggi si possono mangiare ostriche e bere birre artigianali davanti al molo, dopo una passeggiata nel nuovo parco e sulla collina che guarda i grattacieli di Financial District. Coney Island e Rockaway beach, le due spiagge di Brooklyn e del Queens, non sono mai state così vive, tra corsi di surf, yoga, caffè e locali alla moda. Mentre i vecchi distretti portuali diventano centri culturali o del divertimento. Accade a Manhattan, nel nuovo Seaport District, come nel Queens e a Brooklyn, dove Greenpoint, Williamsburg, Dumbo e Navy Yard, sono mete irrinunciabili della “nuova New York”.
Piste ciclabili e fattorie urbane
Ne ha fatta di strada l’isola che per millenni è stata visitata solo da qualche tribù di nativi, scoperta quasi per caso nel 1524 dall’italiano Giovanni Da Verrazzano e occupata nel 1626 dai coloni olandesi, primi a costruire un muro di difesa, a portare schiavi e a commerciare pellicce. Ancora, New York è la città delle idee, delle startup tecnologiche che rubano investimenti alla Silicon Valley, ma anche uno dei più grandi laboratori al mondo sull’ecosostenibilità. Qui ci sono oltre 2.200 chilometri di piste ciclabili (nel 2005, quando il sindaco Michael Bloomberg iniziò la sua rivoluzione green, erano meno della metà), si moltiplicano gli orti di quartiere, le serre di prodotti a chilometro zero, le fattorie urbane. Come la Grange Rooftop Farm di Navy Yard che, sul tetto di un ex cantiere militare, produce verdura biologica per ristoranti e mercatini. A Brooklyn ci si sposta a bordo di scooter elettrici e in tutta la città si parla sempre di più di bandire i contenitori usa e getta (da inizio 2019 sono vietati quelli di polistirolo per il cibo) e gli sprechi.
Tendenze gastronomiche a New York: dove (e cosa) mangiare
Tutto ciò che è stato detto finora poi, l’apertura alle culture del mondo e lo sguardo al futuro, la sostenibilità e il salutismo, si traduce in menu. La cucina continua a cambiare e a differenziarsi. Gli chef del New american rivisitano i piatti yankee della tradizione con ingredienti bio e di qualità. Il comfort food si fa ipocalorico. Dentro l’hamburger arriva la carne sostenibile o il patty, la polpetta vegetale di Impossible burger (da provare). La gastronomia dei Paesi europei – Italia, Francia, Grecia, Spagna e nazioni scandinave su tutti – ha i suoi indirizzi d’eccellenza, accanto ai quali scalpitano però chef del Vietnam, della Thailandia o delle Hawaii. Nella città che vide la prima pizzeria del continente – Lombardi, nel 1905 -, è partita intanto la grande gara. Tradizionale (Joe’s Pizza, a Manhattan, o lo Slice Shop di Paulie Gee a Brooklyn) o gourmet, come Roberta’s, a Bushwick. Piace lo street food di qualità e si mangia nei farmer’s market, i mercati contadini, come quelli di Union Square e di Williamsburg (dove si può visitare il museo del cibo Mofad), e nei mercati coperti, dall’aragosta del The Lobster Place, nel Chelsea market, al Grand Central market, all’interno della stazione-salotto della città. Ecco lo street food nipponico del Japan Village, a Industry City, e quello latino del nuovo Mercado Little Spain di Hudson Yard.
Arte e musei, rooftop bar e terrazze panoramiche
Anche l’arte vive un momento eccezionale. I musei-bandiera come il Metropolitan Museum of Art, il MoMa o il New Museum mescolano i classici alle correnti più d’avanguardia, e si aprono a visite ed eventi più rilassati, da concludere con un drink serale nei loro rooftop e caffetterie. Le gallerie di Chelsea, dalle più alternative fino a istituzioni come Gagosian, David Zwirner o la Pace, sono il palcoscenico di artisti e correnti emergenti, mentre spazi come la Dia Art Foundation e la Judd Foundation, a Manhattan, insieme al Pioneer Works di Brooklyn e al Noguchi Museum di Long Island, si dedicano a sperimentazioni ed esperienze fuori da ogni radar. Idee, tendenze, spesso in gara tra loro. Per coglierne la complessità serve un colpo d’occhio, una visione d’insieme. Magari da una delle terrazze panoramiche di Williamsburg. Quella storica del Wythe Hotel o uno degli ultimi rooftop bar aperti in città, come il Westlight del William Vale Hotel o il Summerly del The Hoxton. Per abbracciare tutta la metropoli in una volta sola.
Gli eventi durante l’anno a New York
Ogni passione, un evento. La città ciclabile si celebra la prima domenica di maggio, con la Five Boro, pedalata tra i cinque distretti, vetrina degli eventi e delle iniziative di Bike NY che, nel 2019, ha visto 32 mila partecipanti. Lo stesso mese NYCxDesign accoglie per una settimana creativi di tutto il mondo. A giugno, il Museum Mile Festival è un megaparty sulla Fifth Avenue, con i musei gratis fino a sera. L’Us Open di tennis di agosto e la Tcs New York City Marathon di novembre sono i grandi eventi sportivi. New York può anche essere conveniente. Nelle due NYC Restaurant Week, per esempio, a gennaio-febbraio e a luglio-agosto, oltre 400 ristoranti offrono menu di due portate a pranzo e tre a cena, rispettivamente a 26 e 42 dollari, nelle ultime edizioni. Durante la NYC Broadway Week e la NYC Off-Broadway Week, tra settembre e ottobre e tra gennaio e febbraio, si acquistano al prezzo di uno due biglietti per spettacoli teatrali. E con la NYC Must-See Week , tra gennaio e febbraio, il 2×1 vale per musei e tour in città. Ci sono poi i riti urbani: dai fuochi d’artificio del 4 luglio alla parata del Ringraziamento (il quarto giovedì di novembre), organizzati dai magazzini Macy’s, al corteo di Halloween del Greenwich Village, dall’accensione dell’albero di Natale del Rockefeller Center al Capodanno a Times Square.
Dall’Empire State Building all’avveniristico The Vessel, dagli hotel e dai ristoranti storici alle nuove aperture. E ancora, orti urbani e alveari sui tetti, musei, gallerie e piste ciclabili. La vecchia e nuova metropoli è tutta da scoprire nella nuova guida di “DOVE”, in edicola da oggi al prezzo di 7,90 euro.
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