Aerei: troppo economico per essere vero? Come risparmiare senza rischi

Estate: si apre la caccia alle offerte straordinarie. Tra low cost, last minute, punti fedeltà e siti vari, più o meno tutti cercano la vacanza da sogno a prezzi stracciati, sulla scorta dell’amico (o del cugino, o del cugino dell’amico) che una volta è riuscito a fare il giro del mondo con 200 euro.

In realtà, quasi tutti ormai sanno quanto sia difficile infilare la combinazione giusta battendo gli algoritmi che variano i prezzi in funzione della domanda e dell’acquisto anticipato. Proprio la consapevolezza di questi meccanismi ha portato a imporre meccanismi di trasparenza pubblicitaria, come l’indicazione di prezzi «a partire da» (e non assoluti), all’esplicitazione della presenza di supplementi e in alcuni casi persino al numero di posti oggetto dell’offerta speciale.

Dopo circa 40 anni di deregulation del trasporto aereo, i consumatori hanno metabolizzato molti di questi fattori, a tutto vantaggio dell’acquisto informato e consapevole. Sono però ancora pochi quelli che prestano attenzione al fatto che certe offerte sono «troppo buone per essere vere» – o almeno che presentano una componente di rischio piuttosto elevata, un po’ come i titoli di Stato che promettono rendimenti molto alti. Ricordate i «tango bond» argentini?

LO SCONTO INSOSTENIBILE
Per i biglietti aerei, esiste il rischio di un biglietto economico che si può sintetizzare bel tempo che intercorre tra il momento in cui lo si paga e quello in cui si viaggia effettivamente. Tanto maggiore l’intervallo, tanto più alto il rischio. Per le compagnie in crisi, vendere «oggi» a prezzi scontatissimi è un modo per fare cassa rinviando a «dopodomani» il momento in cui onorare la promessa. Un momento che potrebbe non arrivare mai, perché effettuare più voli comporta un aumento dei costi operativi troppo forte per le casse esangui: più carburante, più tasse aeroportuali, più spese di assistenza al volo (semplificando, l’equivalente aereo del pedaggio autostradale), più assistenza in caso della fisiologica percentuale di ritardi e disguidi.

Quando il gioco riesce, la compagnia supera la stagione di picco aumentando la cassa e può affrontare con una certa serenità il periodo invernale, in cui il traffico diminuisce. Quando non riesce, i soldi finiscono lasciando migliaia di passeggeri a terra lontani da casa, senza più alcuna possibilità di riproteggerli su altri vettori o comunque aiutarli a rientrare.

Il caso più recente è quello della norvegese Primera, implosa a fine settembre 2018 dopo un’estate di voli low cost sul lungo raggio. Risultato: migliaia di passeggeri bloccati e decine di migliaia che a fronte dei soldi perduti hanno avuto la magra consolazione di non dover affrontare un’emergenza rientro. Ma la lista è lunga e non risparmia nessuno: dall’italiana Windjet, fermatasi nell’agosto 2012, alla tedesca Germania (febbraio 2019), passando per la sua compatriota Air Berlin (agosto 2017) e la britannica Monarch (ottobre 2017), più altre dai nomi meno noti.

In tutti questi casi, la crisi veniva da lontano e non sono stati i prezzi bassi a scatenarla ma piuttosto il contrario: le super offerte servivano a riempire gli aerei, nella speranza di compensare con la quantità la riduzione al minimo dei margini di guadagno. Una strategia in sé ragionevole, ma che non consente di «mettere fieno in cascina» per fronteggiare l’inverno. (A proposito: per convenzione, l’aviazione commerciale conosce due sole stagioni, con cinque mesi d’inverno e un’estate che va da aprile a tutto ottobre).

LO SCONTO SOSTENIBILE
D’altra parte ci sono anche sconti che, per quanto forti, sono sostenibili, perché offerti da compagnie solide nell’ambito di una precisa strategia commerciale. È il caso delle grandi low cost, che per conquistare il mercato tedesco propongono voli a 10 euro, di fatto sussidiandoli con gli utili sulle altre rotte e scatenando l’ira di Lufthansa.

COME FARE PER RISPARMIARE (SENZA RISCHI)
Poiché i biglietti sono in fondo alla lista dei crediti da rimborsare in caso di fallimento, per cogliere le occasioni migliori senza restare con il cerino in mano, bisogna in sostanza valutare tre punti fondamentali.

Il primo. Le condizioni generali della compagnia aerea, facilmente rilevabili dalla stampa anche per chi non abbia nozioni di economia: la frequenza di ritardi e cancellazioni può avere tante cause, ma non è mai un buon segnale.
Il secondo. La data in cui si intende viaggiare: se è a molti mesi dall’acquisto e la compagnia è poco nota, potrebbe essere opportuno un controllo in più.
Il terzo. È la destinazione: se per il rientro ci sono alternative ragionevoli e la stagione non è di punta, l’acquisto può valere comunque la pena.

Una considerazione finale. Con la deregulation i prezzi dei biglietti aerei sono scesi tanto in termini assoluti quanto in confronto ad altri mezzi di trasporto, in particolare le ferrovie, tanto che per molti aspetti si può dire che il «mezzo dei poveri» sia più l’aereo che il treno. Anche per questo non c’è bisogno di inseguire a tutti i costi l’offerta troppo economica per essere vera!

di Gregory Alegi



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