Trascurata dai turisti che transitano per imbarcarsi nel suo attivo porto, Bari riserva sorprese a chi la guarda con attenzione. Negli ultimi anni la città è stata rivisitata da cambiamenti urbanistici che hanno restituito bellezza agli eleganti quartieri murattiano e umbertino, alla seducente Bari vecchia, al lungomare. Un lifting che sta invertendo le tendenze. Bari è inserita, unica meta italiana, tra le migliori destinazioni europee nella classifica Best in Europe 2019 di Lonely Planet. E si è guadagnata il titolo di prima città della Puglia per numero di pernottamenti e la quarta per numero di presenze. Anche grazie all’aumento dei visitatori stranieri, facilitati da ben 16 nuovi voli attivati nel 2018, a cui si aggiungono altri 6 nel 2019. Adagiata sull’Adriatico, invita al viaggio approfittando di un weekend e dei tanti eventi organizzati dal Movimento Turismo del Vino, da Buonaterra e da Eventi d’autore che si succedono nel corso dell’anno. Ma cosa vedere a Bari?
Bari Vecchia
Il cuore antico della città batte nella Bari Vecchia, dedalo di tortuose stradine colme di edifici in tufo. Si apre nella piazza Mercantile, da sempre il centro delle attività commerciali e amministrative. Oggi brilla chiara, libera dall’asfalto che per lungo tempo l’ha soffocata, con la colonna della giustizia del XIII secolo ornata dal leone in pietra. All’intorno, il Palazzo del Sedile, antica sede del Consiglio della nobiltà locale costruito nel 1543 e completato nel XVIII secolo, il Palazzo della Dogana del XVI secolo. E numerose trattorie che la rendono punto di ritrovo per i baresi. Non lontano, in Vico Sant’Agostino, anche il buon indirizzo di La Uascezze, parola dialettale che indica una mangiata festosa, uno stato d’animo giocoso. Sulle tavole tra le vecchie mura arrivano il capocollo di Martina affumicato nel trullo, la zuppa di cicerchie fatta come un tempo, le braciole al sugo .
La basilica di San Nicola e la cattedrale di San Sabino
Bari Vecchia accoglie antiche chiese. Tra queste, la Basilica di San Nicola, fondata nell’anno Mille, che nella cripta custodisce la tomba del patrono. Nel ricco interno che contrasta con la semplicità degli esterni, stupiscono i soffitti lignei dorati con i dipinti seicenteschi del pittore Carlo Rosa. A cui si aggiungono la Cattedra di Elia, i capitelli medievali, l’altare d’argento. Interessanti anche le vicine Basilica di San Gregorio e la Cattedrale di San Sabino. La prima, la più antica di Bari, è luogo di incontro settimanale per i rumeni ortodossi. Eretta nel XIII secolo, anche la Cattedrale colpisce con il suo bel romanico. È protagonista di un curioso fenomeno. Il 21 giugno alle 17, i fasci di luce che penetrano dal rosone della facciata si proiettano sul mosaico marmoreo del pavimento, fino a combaciare perfettamente.
Bari sotterranea e il Castello Normanno Svevo
La Cattedrale è uno dei punti di accesso alla Bari sotterranea, viaggio che rivela una città sorprendente sotto le vie e le piazze del mondo di sopra. Nel suo Succorpo si rivelano resti che risalgono all’età romana e al Medioevo. Tra questi, il bel mosaico policromo voluto come ex voto da Timoteo. La Bari sotterranea si visita con archeologi accreditati, con gli itinerari di Eventi d’autore. Non lontano, il Castello Normanno Svevo, posto a difesa della penisola di Bari Vecchia. Edificato dai Normanni nel XII secolo, distrutto nel 1156, fu restaurato per volere di Federico II attorno al 1230. Oggi ospita rassegne e mostre. Nelle sale al piano terra si visita la Gipsoteca, con le riproduzioni in gesso delle sculture dei più famosi monumenti pugliesi. Furono realizzati per l’Esposizione Regionale di Roma del 1911. Scendendo, il percorso di Bari sotterranea rivela l’antico abitato bizantino del X secolo, preesistente al castello.
I quartieri murattiano e umbertino
Che Bari sia una città singolare lo dimostra il forte contrasto tra la parte antica e quella moderna. Il quartiere murattiano, al di là di Corso Vittorio Emanuele II, è una perfetta scacchiera nata con l’espansione urbana del periodo napoleonico. Invita al passeggio via Sparano da Bari, trasformata da poco più di un anno nel salotto buono dello shopping. Tra le vetrine dei grandi brand e gli edifici del dopo guerra, fanno capolino bei palazzi liberty. In uno, ecco le quattro accoglienti stanze di Four rooms. Due hanno terrazzini affacciati sulla via. A pochi passi si entra volentieri di Stammibene, divertente ristobottega dove fare acquisti di golosità pugliesi. O assaggiare le tagliatelle di grano arso con rana pescatrice e datterini, e il dentice su estratto di carota e salicornia. Mentre, verso la città storica, su Corso Vittorio c’è Biancofiore, affollato ristorante che propone i famosi crudi di Bari. In menu, i crostacei sfilettati, il polpo, i cavatelli con gamberi rossi e pistacchio di Bronte.
Dove bere e mangiare
Il liberty domina invece nel quartiere umbertino, che si protende verso il mare, con il famoso teatro Petruzzelli. Ma anche il teatro Margherita, a lungo abbandonato e oggi recuperato come sede di mostre e eventi, il Kursaal Santa Lucia, ancora chiuso. Da novembre scorso, è tornato a animarsi con La Biglietteria, bistrot e lounge bar nel foyer e, come indica il nome, nell’ex biglietteria. Grazie ai nuovi proprietari, cinque baresi tra i 30 e 40 anni, il restauro ha conservato la pavimentazione originale e le porte dell’architetto Paolo Portoghesi. Cambiati invece gli arredi e la ristorazione, con cocktail a innaffiare le tradizionali orecchiette e club sandwich.
In tema di mixology, è a pochi passi il pluri premiato Speakeasy, con una lista di drink suddivisa in quattro epoche: Coloniale, pre-proibizionista, Probizionismo e Dolce Vita. Da cui scegliere nomi come Oaxaca Bartrip, con succo di mela pugliese e foglie di basilico aggiunte alla tequila, It’s Pear Thyme Punch, con Hendrick’s gin, pera e timo pugliese, o il Fizz al sedano, con finocchietto selvatico murgiano. A smorzare l’appetito pensa Perbacco nella vicina Via Abbrescia. L’ex architetto Beppe Schino vizia gli avventori con il polpo su crema di fave di Carpino, i medaglioni di grano arso ripieni di cime di rape, le bombette di vitello al forno e ripiene di canestrato pugliese con patate viola Polignano (via F.S. Abbrescia 99, tel. 080 5588563).
Dove dormire
Alla lista di riaperture vanno aggiunti anche due buoni indirizzi per la notte. Nato nel 1928, dopo un passato glorioso l’Hotel Oriente è stato anche Sala Bingo. Oggi conserva il fascino storico del suo bel palazzo del primo Novecento e vanta una terrazza sul tetto che si apre sulla cupola del Petruzzelli. Dello stesso periodo il Grande Albergo delle Nazioni, 5 stelle scenograficamente affacciato sul coevo lungomare. In puro stile littorio, ha ritrovato solo nel 2012 la sua funzione originaria, dopo essere stato per qualche anno, prima dell’abbandono, Ufficio delle tasse e Casa dello studente. La ristrutturazione ricorda, con le quinte teatrali azzurre nella hall e il pavimento sfavillante di stelle, il titolo del film più famoso qui girato: Polvere di stelle, con Alberto Sordi e Monica Vitti.
I produttori di olio per lo shopping gourmand
Da Bari si parte anche alla volta delle terre ricoperte dall’argento degli ulivi. Sono i simboli di Puglia, che vanta ben 60 milioni di piante e 13 cultivar autoctone, fra cui le rinomate Cima di Mola, Coratina, Ogliarola. Le stesse varietà di olivo più diffuse nella zona distinta dalla Dop Terra di Bari. A una decina di chilometri dalla città, ecco l’Azienda De Carlo: con 25.000 piante su 100 ettari produce varie etichette di olio extra vergine d’oliva, premiate da importanti riconoscimenti. Sotto agli ulivi De Carlo coltiva anche pomodori, carciofi, cime di rapa, melanzane, che finiscono in ottime conserve. Occorre spingersi più a nord, fino a Bisceglie per trovare i begli orci in terracotta che contengono l’olio evo prodotto dall’Azienda Agricola Dottor Simone, ottenuto solo da olive raccolte nelle loro tenute. È vicino Galantino, nato nel 1926 con l’acquisto di un mulino ottocentesco trasformato in frantoio oleario. Oggi i loro tanti prodotti sono premiati da numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Mentre da Lamantea si fa incetta di deliziose lattine d’olio che ricordano i flaconcini di profumo. Belle e buone.
Altri indirizzi sono consultabili sul sito di Buonaterra, il Consorzio di produttori accomunati dalla ricerca dell’alta qualità e dalla passione per un’agricoltura rispettosa dell’ambiente.
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