Rifugi ecosostenibili e di design, un modo diverso di vivere la montagna

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Un’architettura ardita, fatta di vetro, pietra, acciaio, contraddistinta da linee sobrie, volumi franchi e tecnologie fino a poco fa impensabili in alta quota. I nuovi rifugi alpini ridisegnano, con le loro sagome avveniristiche, il profilo delle vette, arrivando a influenzare la comune percezione della montagna. A dirlo sono gli studi più recenti di neuroscienze. “Gli architetti condizionano il nostro comportamento e il nostro sentire attraverso le forme”, afferma lo psicologo Daniel Leising, della Technische Universität di Dresda. L’arte di progettare diventa così il terreno d’elezione della cura dell’anima, perché permette di “guardare la realtà in chiave propositiva e migliora la vita delle persone”, spiega il cileno Alejandro Aravena, premio Pritzker 2016, il massimo riconoscimento nel campo dell’architettura. Di certo, guardare il mondo dalle immense vetrate del rifugio Oberholz, nel cuore delle Dolomiti, apre la mente. Tra volumi audaci ed echi di memoria (la forma inclinata del tetto si ispira alle capanne della zona), esce dalla montagna e guarda la Val d’Ega, dominando la leggendaria pista da sci Oberholz e quella da slittino Absam, inaugurata di recente. Una sequenza scenografica di tre corpi trasparenti a cui corrispondono altrettanti panorami: il Mendel, il Corno Nero e il Corno Bianco, le montagne più importanti del comprensorio di Obereggen, punto di riferimento del Dolomiti Superski. L’interno? Una poesia. La geometria curvilinea delle travature a vista in abete rosso è di forte impatto emotivo e offre ospitalità ed emozioni alpine allo stato puro, come il risotto di pino mugo di Obereggen, raccolto dallo chef ai piedi del Latemar.

Panorama a 360° sulle Dolomiti

Contende gli sguardi al panorama anche il Top Mountain Star, a 3.080 metri, sul punto panoramico più alto dell’area sciistica di Obergurgl-Hochgurgl, in Austria. Una piattaforma circolare circondata da una parete di vetro e ricoperta da una cupola a forma di stella che può essere aperta. Da qui, un drink con vista a 360 gradi sulla valle Ötztal fino alle Dolomiti è impagabile. Poi, sci ai piedi (il rifugio si raggiunge con la seggiovia Top Wurmkogl II), ci si lancia sui 110 chilometri di piste. Giocano d’antitesi, lasciando ogni rimando alla tradizionale tipologia, anche il rifugio Canin, sull’omonimo monte, tra Italia e Slovenia, e l’Alpine Shelter, sul monte Skuta delle Alpi di Kamnik, sempre in Slovenia. Due bivacchi minimalisti che rappresentano una sfida architettonica e fisica: un nido verticale sulla roccia mantenuto in equilibrio da cavi, il primo; un trapezio di vetro, il secondo. Entrambi si raggiungono a piedi, con la bella stagione: per dormire, o mangiare (l’Alpine Shelter ha un cucinino), non serve prenotare, ma, come detta il galateo montano, lasciare pulito è un dovere che si dà per scontato.

Architetture ecosostenibili e di design

Cambiano, lungo le Alpi, le forme dell’architettura di montagna del terzo millennio. Il rifugio del Goûter sembra un’astronave atterrata a 3.835 metri, sulla via normale per il Monte Bianco, versante francese. Il nuovo Gervasutti, in Valle d’Aosta, un binocolo puntato sulla parete est delle Grandes Jorasses, sul Monte Bianco. Sempre aperto, si raggiunge in tre ore di cammino da Entrèves alla Val Ferret; dispone di 12 posti letto e di una zona con fornelli elettrici. Il Monterosa Hütte, indirizzo delle Alpi vallesi ai piedi del Monte Rosa, caro agli amanti dell’heliski, ricorda invece un cristallo. È rivestito di alluminio e pannelli fotovoltaici e ha 120 posti letto. Il Gonella? Una vela in acciaio: la sua immensa vetrata si erge a 3.071 metri sopra il Ghiacciaio del Miage, in Val Veny, Valle d’Aosta. Da citare anche l’Ice Q, a Sölden, in Austria, un cubo di vetro. All’interno, un ristorante gourmet alimentato da energia solare. Vicino, scavato nella roccia del Gaislachkogl, c’è lo 007 Elements, la nuova installazione cinematografica multimediale dedicata all’agente segreto e a Spectre, il film girato in parte nell’Ice Q. La rivoluzione architettonica non risparmia nemmeno gli chalet alle quote più basse, come il Piz Boè Alpine Lounge, a monte della cabinovia Boè, in Alta Badia: una vetrata monumentale (34 metri) e dettagli di design (divani in pelle nera e arancione e camino minimal). E il Purmontes, chalet di lusso inaugurato a luglio nel paese di Mantana, in Val Pusteria (Alto Adige): linee sobrie, ampi spazi, vetrate trasparenti. Un inno alla nuova grammatica alpina.

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