Monte Pelmo, Dolomiti: un trekking imperdibile
Le Dolomiti sono una meraviglia del mondo, un patrimonio dell’umanità e una vera magia per chiunque abbia la fortuna di ammirarle, e fino a qui ci siamo. Quello che invece non avevo capito subito è come alcune delle sue “cime” siano delle vere e proprie protagoniste che se non saranno famose come il k2 o l’Everest o il Cervino, regalano però ugualmente delle grandi soddisfazioni agli escursionisti che le approciano… E il Monte Pelmo è una di queste cime.
Il Monte Pelmo si trova nelle Dolomiti del Cadore ovvero Dolomiti Bellunesi in Provinciadi Belluno, Veneto.
Separa inoltre (citando Wikipedia) la val di Zoldo e la val Fiorentina dalla valle del Boite.
DATI TECNICI
Partenza: Passo Staulanza
Arrivo: Passo Staulanza
Giro ad anello
Durata: 6 ore effettive di camminata
Dislivello a salire: 1260 metri
Dislivello a scendere: 1266 metri
Difficoltà: difficile – SOLO PER ESCURSIONISTI ESPERTI
Per chi va bene il giro del monte Pelmo e per chi (invece) no!
Il giro del Monte Pelmo non è assolutamente per tutti, al contrario è un percorso complesso, difficile e decisamente impegnativo perché da un certo punto in poi richiede attenzione e impegno per superarlo.
Se siete escursionisti ESPERTI: ragazzi che fatica! Ci sono dei tratti che veramente dici: “Ma che davvero”… ma nulla che non sia fattibile. Anzi sono certa che molti di voi faranno molta meno fatica di me!
Resta però necessaria prudenza, per tutti! Esperti inclusi! Ma vi anticipo che è un percorso decisamente divertente e a tratti adrenalinico.
Ci sono un paio di parti esposte con corda attrezzata, altre che invece onestamente pur essendo esposte non hanno questa corda. Ci sono alcuni tratti su ghiaione che richiedono una forza di ginocchia non indifferente.
La salita tira, ma questo è il meno… La parte di discesa invece è impegnativa e molto per ginocchia e muscoli, ma non pericolosa.
Decisamente vario come percorso e anche se sono 6 ore effettive, dal Rifugio Venezia in poi si è talmente impegnati a valutare i vari passaggi che il tempo vola.
Se siete escursionisti medi: non saprei consigliarvi, ma io al vostro posto mi farei esperienza su altri percorsi. O seguirei questo giro solo nella prima parte, di modo da non spaventarmi. Il giro completo ha alcuni tratti un po’ più complessi il rischio è anche quello di spaventarsi e perdere piacere nel camminare in montagna.
Se siete escursionisti agli inizi: dimenticate questo percorso. Non è assolutamente aperto o adatto a chi è alle prime armi. Anche qui se volete godere del panorama, arrivate SOLO fino al rifugio Venezia e poi tornate indietro dalla stessa strada.
Da passa Staulanza al Rifugio Venezia: parte facile e aperta a tutti
TRATTO ADATTO A TUTTI
Partenza da Passo Staulanza (facilmente rintracciabile su google maps) con parcheggio facile di fronte al rifugio (ma io sono andata a inizio settembre quindi la stagione era finita). Al passo si trova il Rifugio Staulanza, il caffè volendo è assicurato.
Di fronte al Rifugio Staulanza, si attraversa la strada e lì partono i sentieri per il Giro del Monte Pelmo.
Prima direzione: rifugio Venezia.
Questa prima parte di percorso dura circa 2 ore (ad andare e quindi saranno poi 2 ore scarse a rientrare) ed è decisamente bellissima e aperta a TUTTI.
Si percorre un primo tratto nel bosco, ma ben presto si arriva “ai piedi” del Monte Pelmo che si staglia alla vostra sinistra imponente, bellissimo e (pare) vicino.
La vista merita tutta, questa montagna è di una bellezza pazzesca e con questo percorso sicuramente si riesca a godere del paesaggio in un trekking però facile, leggero con arrivo al rifugio Venezia (vuoi non fermarti a pranzare? Solo per chi torna indietro poi!).
Consigliatissimo onestamente.
Nota di colore: tutti ridono non appena arriviamo al Rifugio Venezia.
La ragione? Bruschetta, ha praticamente i calzini! Lui bianco (in teoria), le gambette e il musetto neri, ricoperti di fango.
Tutto bene quindi.
Come capita spesso in montagna si trova facilmente spirito di condivisione, chiacchiere e tanto benessere. Nelle persone stesse!
Dal Rifugio Venezia alla Forcella Val d’Arcia
SOLO PER ESCURSIONISTI ESPERTI
Arrivati al Rifugio Venezia, la solfa… cambia.
Da qui in poi inizia la parte difficile tecnicamente e adatta solo agli escursionisti esperti.
Iniziamo quindi a salire, in maniera importante con la cima del Monte Pelmo parata di fronte a noi. Bellissima!
Da qui parte anche la via alpinistica per arrivare IN CIMA, che noi guardiamo senza alcun rimpianto eh… Da quanto ho letto, la cima del Monte Pelmo è alpinistica (e ok), ma pure difficile.
Da qui in poi fino alla Forcella di Val d’Arcia sarà tutta salita, a tratti tosta ma vi dico già, non me ne sono quasi accorta visto che la mia concentrazione era sul mettere i piedi nel modo giusto!
Prima parte di salita su ghiaione o pietraia di grandezza tale per la quale quando metti il piedi un po’ affonda (e quindi fatichi di più) ma al contempo fa presa (e quindi sale senza troppo timore).
Il problema di questo tratto è una frana che ha “distrutto” il percorso anni fa creando alla fine dei canaloni che vanno superati con attenzione. Prima scendendo e poi risalendo per questo sorta di canalone di pietra.
Qui serve cercare di seguire bene i segnali rossi di modo da trovare la modalità di discesa e risalita già adatta e sicura.
Michele per dire che ha sbagliato “strada” essendo davanti a me mi ha fatto venire i capelli verdi a causa di un pezzo con roccia e vertigini (non riuscivo a guardarlo, temevo cadesse di lì)… Ma avendomi poi indicato (sempre lui) la via più facile da fare, io non ho avuto problemi.
Certo un po’ di tensione e forza nelle gambe perchè qualche pezzo difficile c’è stato.
Altre testimonianze: per me difficile, a tratti adrenalinico ma pensavo peggio.
Davanti a me avevo due ragazzi che sono saliti senza problemi.
Più avanti ancora c’erano altre due persone che hanno invece impiegato mezz’ora a tratto per timore o perchè non trovavano il giusto appoggio…
Come sempre è tutto relativo. Anche la montagna, tenetelo quindi a mente.
Dopo la parte che ha subito la frana, inizia quella più difficile del percorso.
Si sale. In maniera decisa, ma la parte più difficile deve ancora arrivare stando a quanto avevo letto sul percorso. (NB: importante sempre PRERARSI ai percorsi, soprattutto se si vogliono fare quelli un po’ più complessi).
E la parte difficile arriva.
Esposizione molto forte, del tipo che se cadi… Arrivi a Valle!
C’è però una corda d’acciaio a dare sicurezza e uno spazio sufficiente per camminare, non è una vera e propria ferrata e dura molto poco, ma sicuramente in un paio di punti attenzione massima. La parte però che mi ha più “messa alla prova” non è stata questa bensì subito dopo alcuni passaggio su ghiaione in salita particolarmente ripidi (mi veniva da non guardare alle mie spalle perchè mi dava senso di vertigine).
Qui l’adrenalina (leggi un po’ di caga) l’ho sentita.
Michele di suo diceva: “Però!”. Io pensavo: “Sti cazzi!”.
Da dire però che qui il problema è che appena perdi di vista il segnale rosso rischi di fare dei passaggi molti più complessi rispetto a quelli indicati dai segnali rossi. Quindi come sempre serve stare sul tracciato… Ma di contro qui non sempre è facile trovarlo in modo preciso. Non ci si perde eh!
Ma magari si passa a due metri più in là, pagandolo in fatica.
Dopo di che inizia la salita alla Forcella di Val d’Arcia, che tira davvero tanto… Ma è ormai facile e su sentiero e non presenta alcuna problematica.
E si arriva in alto, e la vista è impagabile!
Discesa dalla Forcella Val d’Arcia diretta dal canalone
Il Giro del Monte Pelmo a questo punto presenta due varianti: il giro più lungo che prosegue fino al Rifugio di Città Fiume (circa 7 ore in tutto anziché 6) o la discesa diretta dal canalone per tornare al Rifugio Staulanza… E noi abbiamo presa questa seconda scelta.
Non vi so dire quale sia “più facile” o ideale, ma ho sentito un gruppo che diceva che al Rifugio Fiume hanno dovuto tribulare molto e altri che dicevano che la discesa dal canalone diretta è decisamente più tosta…
Sintesi: il giro del Monte Pelmo è difficile in salita, ma altrettanto impegnativo in discesa, facciamone una ragione che non è ancora finita!
Puntando a valle e seguendo il percorso tracciato in rosso… Si va giù diretti!
In alcuni pezzi ci si diverte da matti perchè il piede sprofonda nelle pietre/ghiaoine e si riesce a scendere senza problemi (ma sappiate che lo sforzo muscolare è tosto e non come quando scendi dalla sabbia eh), in altri tratti invece il piede scivola e basta visto la pendenza e la mancanza di attrito…
La discesa dura.
Non so quantificarvi il tempo preciso, ma almeno un’ora e trenta stando alla mia percezione nella parte che richiede ancora impegno…
E poi finalmente il sentiero “normale”, il ritorno al “semplice escursionismo”, quello senza improperi e la fine di una bella faticata.
Ho amato alla follia questo percorso, sia chiaro… Ma alcuni dei pensieri random avuti ve li riporto qui:
“Santo Dio, ma stiamo scherzando?”.
“Ecco lo sapevo, adesso mi incastro lì e tocca chiamare l’elicottero”.
“Portatemi qui e ora quelli che dicono di amare la discesa che gli faccio fare questa così la smettono subito di dire cazzate”…
Ma per il resto tutto bene eh! Un giro indimenticabile, spettacolare, panoramico e adrenalinico.
Per me, imperdibile se parliamo di Dolomiti.
Tornati alla macchina eravamo stanchi sì, ma soprattutto soddisfatti e consapevoli di aver fatto una (nostra) piccola (per carità) impresa.
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via Monte Pelmo, Dolomiti: un trekking imperdibile
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