Pinnacle Project: l’asta on line a favore della montagna

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Un archivio dell’atletica della montagna, in quota, a 2.100 metri di altezza, nel cuore delle Dolomiti e raggiungibile solo a piedi in due ore di hiking. Si tratta del più estremo tra gli spazi temporary di North Face, vera e propria testimonianza delle radici del marchio leader mondiale nel settore outdoor. Lo spazio sarà attivo solo fino al 7 agosto e darà agli esploratori più temerari la possibilità di toccare con mano alcuni simboli storici delle imprese compiute da atleti come Alex Honnold, Conrad Anker, Simone Moro e Caroline Ciavaldini, prima che i prodotti vadano all’asta. Otto pezzi della collezione, tra borse e giacche, selezionati tra quelli indossati dagli atleti nei loro momenti di gloria, restaurati e firmati dai proprietari con una dedica personale. La spettacolare apertura dà il via a Pinnacle Project, un tour in tre città che invita gli spiriti ribelli a unirsi all’esplorazione attraverso un’esperienza unica, che unisce outdoor, fashion, design e musica. Il Pinnacle Project si sposterà nei prossimi mesi a Berlino e poi Manchester, proponendo agli Urban Explorer nuove Collezioni limited edition.

Sarebbe troppo banale pensare che, come la polemica più sterile potrebbe suggerire, avere il piumino di Honnold o lo zaino sgualcito di Pearson  ci potesse fare somigliare a loro. Il punto è un altro, e si fonda sull’eterna diatriba tra Socrate e Platone. Razionale versus irrazionale. La verità tout court o l’appello alle emozioni.  Alzi la mano chi non si è mai trovato a sognare di essere, per un solo secondo, Björn Borg o Marco Pantani. Lo sport esprime una forte dimensione epica: perché non è soltanto intrattenimento, svago o attività sana, ma è espressione e celebrazione del nostro bisogno di mitologia tanto fisico quanto psicologico. L’uomo ha sempre bisogno di miti. Di credere all’impossibile e sognare a occhi aperti, di emulare, aspirare e sentirsi parte di un’idea, di un principio, di un’azione. E fuori dall’ordinario sono, per esempio, le imprese di Tamara Lunger, non più solo promessa dell’alpinismo internazionale, ma realtà emergente che in cordata fa coppia fissa, dal 2015, nientemeno che con Simone Moro, l’alpinista bergamasco incontrastato “re” delle ascensioni invernali in Himalaya. Ogni campo, ogni sport, ha i suoi campioni. “Mi hanno inculcato una più giusta nozione di coraggio”, scriveva il grande Antoine Blondin, lo scrittore francese che, delle loro imprese, ne ha fatto il pane quotidiano. Superando le antiche diffidenze legate alla concezione che l’arte, lo sport e qualsiasi argomento in grado di nobilitare l’uomo sia scevro da qualsiasi implicazione materiale. Anche qui, come in ogni cosa, è solo questione di buon senso. Certo, l’accesso al bivacco SAT intitolato a Donato Zeni nel gruppo della Vallaccia, punto di appoggio per le salite sulla piramide Armani, sulla torre di Mezzaluna, su Cima Undici e delle escursioni nel gruppo, rimarrà chiuso fino al 7 agosto per ospitare il Pinnacle Project e il pop-up store più alto di sempre. Ma il fine è nobile, perché il ricavato dell’asta con i capi dei campioni dell’alpinismo andrà completamente devoluto alla SAT, la Società degli Alpinisti Tridentini. Ovvero l’associazione, la più vasta sezione del Club Alpino Italiano, che promuove la conoscenza delle montagne trentine e lo sviluppo turistico delle vallate costruendo rifugi, realizzando sentieri e incentivando l’ascensione delle cime e il lavoro delle guide alpine. Per non smettere mai di esplorare.

Per partecipare all’asta e ascoltare le storie degli atleti: www.thenorthface.com/pinnacle-project

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