I viaggi umanitari (e autentici) per chi ama fare foto

Daniele Romeo, detto Dan, è un fotografo professionista in campo umanitario che lavora per Ong come Save The Children e Unicef. Con la collega Flavia Müller ha creato l’associazione Cause Photo Travels, che consente a tutti gli amanti della fotografia, anche amatoriali, di partecipare a viaggi di circa 2 settimane nei territori meno turistici e più autentici di Asia, Africa e Sudamerica. I partecipanti, una volta arrivati a destinazione, seguono una sorta di workshop sul campo, visitano i progetti delle Ong, siti archeologici e culturali e soprattutto entrano in contatto con la vera realtà umana e sociale del luogo. Durante l’itinerario tutti sono invitati a fare delle foto da donare a fine viaggio alle rispettive Ong, che potranno così utilizzarle per sensibilizzare il resto del mondo alla loro causa.

«L’idea mi è venuta perché, viaggiando sul campo, mi sono accorto che ci sono tante piccole Ong che non riescono a documentare in maniera efficiente il lavoro che fanno e questo a causa di una mancanza di risorse. Mi sono inoltre reso conto che tante persone ed amici con cui parlavo avrebbero voluto fare la mia stessa esperienza, perché si tratta davvero di una cosa autentica. Non è come un safari turistico in cui ti dicono “scatta qui, fai una foto qui”. Si creano relazioni umane profonde, empatiche, che non si dimenticano», mi spiega Dan.

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Per riuscire a fare tutto questo è necessario avere partner (quello tecnico è Raptim) e soprattutto intermediari locali. In Africa, quello principale di Cause Photo Travels è Missioni Consolata Onlus di Milano. «Nel Nord del Kenya a farci da guida è stata una persona straordinaria, un vescovo che vive là da 50 anni e che conosce ogni singolo dettaglio di quei luoghi e di quelle comunità. Abbiamo scoperto la storia degli ultimi 40 anni di lotta tra le diverse etnie, visto villaggi e infrastrutture distrutti dagli attacchi, ma anche tanti bei progetti in corso. Abbiamo conosciuto i capi villaggio, giocato con i bambini, pranzato e preso il tè con loro. Spesso in queste comunità le persone stentano a farsi immortalare da un obiettivo a causa di fotografi che pur di scattare immagini di impatto sono andati lì e hanno pagato. Quello a cui noi teniamo, invece, è instaurare legami, farci raccontare una storia e soprattutto non prendere ma lasciare qualcosa», racconta Dan (che non a caso viaggia con una stampante portatile per regalare subito le fotografie a chi ha ospitato il gruppo).

Tutti i viaggi e i relativi itinerari sono organizzati da Cause Photo Travels sulla base delle esperienze già fatte nei diversi territori dai fotografi professionisti parte dell’associazione. Il numero massimo è di 12 partecipanti per volta (non ci sono selezioni, si va in ordine di iscrizione) e in caso di adesione massiccia si ripete il viaggio a stretto giro. Il costo per persona parte da 1.900 euro e «una volta pagati tutti i costi, di quello che rimane il 15% viene donato a uno dei progetti umanitari visitati durante il viaggio, come nel caso dell’acquedotto nella savana». Insieme a Cause Photo Travels, tra l’altro, Dan ha fondato anche la Onlus Cause Travel Charity che prima della partenza raccoglie qualsiasi supporto utile alle popolazioni che si visiteranno. «In Kenya, ad esempio, abbiamo portato anche 64 chili di vestiti e tanti giocattoli».

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