Natura selvatica che si lascia attraversare solo da sterrati ostici. Fiumi che scorrono tra pareti di roccia strette e profonde. Villaggi rurali in pietra. Fonti termali naturali. Centri urbani patrimonio Unesco che testimoniano l’antica convivenza pacifica tra culture e religioni diverse. E’ l’Albania del sud, nuova direzione del viaggio on the road, da Tirana fino a Berat, Skrapar, Permet, Argirocastro, distretti le cui città luccicano di iniziative culturali con hotel di un’eleganza semplice e trattorie invitanti, convenienti; attività cresciute soprattutto tramite il lavoro di Cesvi, ong che dal 2010 forma professionisti per il turismo e ne valorizza i progetti, raccolti in Pro-Loco, con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
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Nei paesi patrimonio dell’umanità Unesco
Circa 130 chilometri di strada facile collegano la capitale con Berat, tagliata dal fiume Osum e dichiarata nel 2008 patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. L’anima storica è sulle sponde del fiume, nei quartieri di Magdalem e Gorica, dove moschee e chiese medievali ortodosse si alternano nelle piacevoli passeggiate che scoprono la città. I tavolini all’aperto dell’hotel Muzaka (Gorica) si affacciano sullo spettacolo delle case di tradizione ottomana sparse sui fianchi della collina dominata dal Castello (Kala). Una breve camminata sale ai 200 metri di questa cittadella costruita nel XIII secolo, con edifici religiosi e il museo Onufri – da visitare la meravigliosa Iconòstasi, facciata architettonica di icone religiose e legno scolpito a mano – tra abitazioni antiche, botteghe artigianali, ristorantini con terrazze nascoste e la bandiera nazionale issata, come ovunque, perché la religione degli albanesi è l’albanesità (Pashko Vasa, letterato albanese dell’800).
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Castelli e terme
Dall’alto del Castello si segue l’Osum scendere verso Skrapar e tuffarsi tra alture boschive e bellissime, che a primavera si attraversano facendo rafting tra i canyon, oppure si esplorano con una sessantina di chilometri di trekking segnati. Per il canyoning (con guida) si scende ancora più a sud, sul fiume Langarice, da visitare anche per le fonti termali naturali di Benje. Questo è il distretto di Permet: la città dei fiori e del festival multiculturale di giugno; dei sentieri dissestati che conducono a villaggi di pietra piccoli e graziosi come presepi: Frasher, Patran e Leusa, con la chiesetta ortodossa di S. Maria, scrigno di pitture murali Bizantine: un incanto.
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A trenta chilometri dalla Grecia
I rilievi che separano Permet da Argirocastro si aggirano in 40 minuti verso nord e poi sud-ovest, passando per la scenografica gola di Kelcyre, i mari verticali di pini e le tante sorgenti d’acqua, fino a vedere da lontano il castello “proteggere” la città, anch’essa patrimonio dell’Umanità Unesco (2005) a meno di trenta chilometri dal confine con la Grecia.
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Musei, botteghe, ristoranti d’altri tempi
Le pietre più antiche della fortezza risalgono al XIII secolo mentre la torre dell’orologio è di inizio ‘800. L’interno è è di un fascino severo: corridoi con soffitti che sono archi di pietra e lo spazio delle prigioni riservato al Museo nazionale degli armamenti albanesi. Oltre le mura di cinta l’ampia vallata del fiume Drin e la panoramica sul Bazar: quartiere ottomano arrampicato sulla collina, intreccio di stradine di pietra, artigiani che lavorano il legno e il lino, ritrovi dove assaggiare il Raki – distillato simile a una grappa fruttata – e ristoranti tranquilli per un pranzo classico con carne d’agnello e di vitello, verdure, formaggi e Birek, torta salata alle erbe locali: piatti da mettere al centro del tavolo, da condividere.
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