di Arianna e Matteo
Natura, Rivincita, Speranza. Sono queste le 3 parole che mi porto dentro dopo il nostro viaggio in Georgia.
Ho dovuto insistere un pò per convincere Matteo ad investire e scommettere su questo viaggio, era da quasi un anno che non andavamo in ferie e lui sognava Messico e nuvole!
Si, sono stata abbastanza drastica ma io ho viaggiato a Cuba con ViaggieMiraggi e lui non sapeva quello che ti lascia dentro un viaggio vissuto con il pueblo.
La Georgia sicuramente non si avvicina paesaggisticamente a Cuba! La gente però ti trasmette quella stessa voglia di cambiamento, crescita o forse di rivincita.
Il nostro viaggio parte da Tbilisi, capitale moderna e in evoluzione del paese; contrasto continuo tra palazzi moderni in costruzione e strutture, case fatiscenti (abitate).
La catena del Caucaso spacca a metà il paese creando una differenza climatica non indifferente; ad ovest il paese si affaccia sul mar nero ed il clima è subtropicale, ad est rimane più secco, ventilato.
Non è soltanto climatica la spaccatura creatasi nel paese ma anche culturale, storicamente sono sempre stati nel mezzo tra oriente e occidente e se chiedi ai locali ognuno potrà darti una sua opinione o sentimento su come personalmente si sente in merito; lo si può notare anche dall’architettura: a Tbilisi la maggior parte delle case in cemento armato hanno le balconate intarsiate in legno riprendendo temi e ornamenti decisamente orientaleggianti.
Il terzo giorno ci siamo spostati a Kazbeghi, nome di un paesino e ghiacciaio del Caucaso a 15 km dal confine russo e regione combattuta dell’Ossezia; l’esperienza è stata veramente mistica! Lo chiamano “il Tibet del Caucaso” e non ci vogliono molte parole per spiegare il perché…
Siamo arrivati a quasi 3.500mt, abbiamo visitato uno dei monasteri più antichi della regione raggiungibile solo con un potente 4X4, abitato da pochi monaci che si occupano della cura del luogo. La spiritualità che ti scatena stare su quella vetta è indescrivibile; ancor più impressionante è il contrasto che si crea tra la natura incontaminata e le tubature di gas a vista che incorniciano il paese ai piedi del ghiacciaio!!
I giorni successivi abbiamo esplorato la regione dei vigneti e degustato i vini locali, la fermentazione in giare sotto terra rende il gusto abbastanza forte e un po’ grezzo forse, decisamente particolare, forse perchè rispecchiano la propria terra…?!
Abbiamo trascorso due notti insieme ad una delle famiglie di Gurjaani che hanno aderito ad un progetto locale dove si impegnano a prendere in affidamento figli di famiglie povere o non in grado di provvedere ai loro bisogni. Esperienza molto intensa! La nostra cara guida Nana ha lasciato che ci avventurassimo nel tentativo di passare una serata con la padrona di casa (una dolcissima e veracissima settantenne – forse- ex insegnate d’asilo) e i due fratellini Myria (10 anni) e Misha (12 anni) ospiti della signora……panico!! E come ci parliamo adesso?! Inglese?…Zero…giochiamo ai mimi??…molto difficile! Ringrazio che il WiFi sia arrivato anche in quella casa, ci ha aiutato a prendere confidenza traducendo qua e là qualche parola…ma non ci è voluto molto per capire che la tradizionale carta e penna insieme ad un po’ di colori sono stati il nostro traduttore tra i nostri mondi.
Misha ha imparato a fotografare con la mia reflex, Myria mi ha insegnato qualche passo delle loro danze popolari, hanno imparato i numeri in italiano fino a 10… la signora ci guardava con una soddisfazione infinita (anche se secondo me non abbiamo capito mezza parola di quello che ci siamo dette… io annuivo sorridendo, lei annuiva sorridendo… bastava questo). La situazione dalla quale vengono questi due ragazzini non si racconta da quanto è disastrosa… mi piace tenere vivida nella mente sempre quella luce di speranza e tanta voglia di imparare che avevano negli occhi.
Tutti i posti e le storie che abbiamo conosciuto avevano in comune la voglia di rivincita, è evidente che molte cose gli sono state portate via o semplicemente sono state negate, i visi stanchi invecchiati forse un po’ troppo presto rispetto alla reale età anagrafica fanno capire come il timore di ricadere in una totale dipendenza rimane una delle più grandi paure ma allo stesso tempo è visibile la volontà di cambiare le cose e di non permettere che questo possa accadere di nuovo.
Un’ultima parola la vorrei dedicare a Nana, tutto questo senza di lei non sarebbe stato vissuto allo stesso modo e non mi avrebbe lasciato la stessa impronta.
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via Voglia di rivincita
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