«Mi preparavo a lasciare Torino per sempre. Dicevo addio, nel mio cuore, alla casa editrice, alla città. Mi proponevo di lavorare ancora alla casa editrice, nella sede romana; ma pensavo che sarebbe stato molto diverso. Quella che amavo, era la casa editrice che s’apriva sul corso re Umberto, a pochi metri dal caffè Platti, a pochi metri dalla casa dove stavano i Balbo, quando abitavano ancora a Torino; e a pochi metri da quell’albergo sotto i portici, dov’era morto Pavese»: così scriveva Natalia Ginzburg in Lessico familiare (1963). Si può percorrere l’Italia attraverso le pagine degli scrittori? Certamente si può: ed è quello che fatto, costruendo, anche graficamente, un vero e proprio diario, Marialaura Simeone, autrice di Viaggio in Italia. Itinerari letterari da Nord a Sud, Franco Cesati editore.
Il libro, costruito ad appunti, cartoline, frammenti e fotografie, è una vera e propria guida. Nel tempo e nello spazio. Si parte dalle Alpi e quindi con gli “scrittori delle montagne”: Fogazzaro, Giacosa, Rigoni Stern, Lussu, Meneghello, fra gli altri. Scriveva Dino Buzzati ne La scomparsa degli gnomi: «Le montagne superbe non riuscivano a comprendere che cosa volessero quei cosini che arrancavano ansimando ore e ore su per le rupi. […] Salivano coscienziosamente fino alla cima più alta e quando si trovavano in piedi sopra l’estremo sasso si mettevano improvvisamente a gridare agitando le braccia, senza apparente motivo, traevano poi fuori dal sacco una bottiglia di spumante e bagnavano con il vino le rocce…».
Dopo la minacciosa maestosità delle Alpi, ecco la Liguria. Che non a caso, diventa anche terra di cantautori: «Genova hai i giorni tutti uguali / in un’immobile campagna/ con la pioggia che ci bagna / e i gamberoni rossi sono un sogno / e il sole è un lampo giallo al parabris / con quella faccia un po’ così / quell’espressione un po’ così / che abbiamo noi che abbiamo visto Genova…», canta Bruno Lauzi in Genova per noi. Gli fa eco, magnifico, dal Piemonte, Cesare Pavese. Per esempio ne La luna e i falò: «Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’e qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti».
Via via ci si accorge che in realtà anche la nostra memoria è plasmata dalle pagine dei libri. Per tutti il Lago di Como è nell’incipit dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: «Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni».
A volte sono descrizioni di posti bellissimi. A volte tragiche o tristi. Eppure lasciano il segno. Scrive Goffredo Parise ne Il prete bello (1954): «Queste piccole città venete, dunque, senza importanza, sorte a mezza strada tra il mare e i granducati dell’interno, chiusi da campi e colline dove la nebbia bassa e di un colore stinto confonde e intorbida paesaggi e pensieri, vivono di una vita propria, ai margini della storia degli uomini e del Paese…», pare di vederle. Così come la via Emilia nelle parole di Pier Vittorio Tondelli: «Una grande città della notte estesa trasversalmente sulla pianura del Po e percorsa, senza interruzione, dai TIR e dalle automobili, con le grandi discoteche come il Marabù di Villa Cella o il Bob Club di Modena innalzate nella campagna come sontuose cattedrali del divertimento, templi postmoderni di una gioventù ricca, attiva, disinibita».
E più a Sud, solo per fare un altro esempio, i versi sempre sorprendenti di Giorgio Caproni in Treno (1955): «Ahi treno lungo e lento / (nero) fino a Benevento. / Mio padre piangeva sgomento / d’essere così vecchio. / Piangeva in treno, solo, / davanti a me, suo figliolo. / Che sole nello scompartimento / vuoto, fino a Benevento! / Io nulla gli avevo detto / standogli di rimpetto. / Per Bari proseguì solo: / lo lasciai lì: io, suo figliolo». In questo Marialaura Simeone dimostra eclettismo e ironia. Soprattutto Viaggio in Italia sottolinea come seguire le orme dei grandi scrittori e i loro giudizi, o punti di vista, non banali svuota lo sguardo di stereotipi e lo riempie di sorprese. Viaggiare è sempre un’esperienza totale. In compagnia delle pagine dei buoni libri (o della buone canzoni) diventa un fondamentale tratto di vita.
Info: Viaggio in Italia. Itinerari letterari da Nord a Sud, di Marialaura Simeone, Franco Cesati editore, 16,00 euro, pagg. 200.
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