Il nuovo cammino del Lago Trasimeno, in Umbria inseguendo il sogno

Camminare ha preso piede, anche in vacanza. E i percorsi a piedi sono passati nel volgere degli ultimi 3 anni da essere un fenomeno di nicchia, a fare addirittura tendenza. Complice l’Anno nazionale dei Cammini coinciso con quello Giubilare nel 2016, seguito dalla presentazione dell’Atlante nazionale dei cammini nel 2017, il numero di persone che ha riscoperto la bellezza di mettersi in marcia è triplicato. Anche l’offerta segue di pari passo la domanda: oltre alla lunga e famosa Via Francigena, sono i percorsi brevi a far la parte del leone, soprattutto perché il tempo è tiranno e i giorni a disposizione pochi.

Così, accanto agli ormai classici cammini legati ai luoghi di San Francesco e San Benedetto, o il Cammino degli Dei, l’unico che per secoli ha collegato Bologna a Firenze, permettendo a pellegrini e soldati di attraversare l’Appennino incolumi – le imboscate erano all’ordine del giorno e spesso fatali – quest’anno fra le nuove proposte ce n’è una molto particolare: la Via del Trasimeno, un percorso ad anello di 160 km da fare in una settimana, inaugurato il 7 aprile scorso. Più di 200.000 passi fra natura e cultura, divisi in sette tappe della lunghezza media di 22 km, alla scoperta di 5 fra i Borghi più belli d’Italia, fra cui Panicale, dove si conserva il celebre affresco del Perugino Il martirio di San Sebastiano, e Castiglione del Lago, costruito su un promontorio roccioso, dominato dall’imponente Rocca del leone e dal quale si gode un impareggiabile panorama.

Un progetto ambizioso e corale che ha fra i suoi obiettivi quello di ridare il sapore della vita a chi quel sapore l’ha perduto. Nato grazie a un gruppo di amici accomunati dall’amore per il cammino, è coordinato da Fabrizio Pepini, fondatore dell’Associazione Camminare Guarisce, che è anche il titolo del suo libro (Edizioni dei Cammini, 2016), anima e centro di gravità di questa impresa.

Camminare per vivere
Negli ultimi 7 anni Fabrizio ha percorso quasi 25.000 km e la sua storia è la prova di quanto il cammino non solo possa cambiare la vita ma addirittura contribuire a salvarla. Con alle spalle un passato da manager di successo e una florida attività imprenditoriale a Bruxelles, Fabrizio avrebbe potuto continuare a vivere sui solidi binari che si era costruito. Sennonché, nel 2011, gli viene diagnosticato un linfoma molto aggressivo. Fra un ricovero, cambi di ospedali, terapie, protocolli e camere sterili, proprio mentre si trova in una di queste, assistito dall’amico Andrea Polidoro – uno dei fondatori, anche lui con un’avvincente storia da raccontare e diventato da poco guida ambientale escursionistica iscritta all’AIGAE (associazione italiana guide ambientali escursionistiche) – decide di mollare tutto, infischiarsene delle difese immunitarie sotto zero e realizzare un sogno: fare il Cammino di Santiago. Così è stato.

Nel 2012 è partito con Andrea e l’ha percorso tutto. Da quel momento non si è più fermato. I pochi mesi che doveva vivere sono diventati anni. «Camminare aiuta a tenere i parametri della glicemia bassi – mi ha spiegato quando gli chiesto come avesse fatto a sopravvivere – gli zuccheri sono l’alimento principale delle cellule tumorali. Più cammini più quelle bastarde restano a secco». Per lui nulla è impossibile, per ogni problema c’è una soluzione e il suo ottimismo è sempre alle stelle. Il tempo per Fabrizio è un dono, come dovrebbe essere per ognuno di noi. Con l’unica differenza che noi ci dimentichiamo quanto sia prezioso. Lui mai. «Il cammino come terapia non è una nostra invenzione. Da tempo è riconosciuto il suo potere benefico, tanto che sempre più spesso i medici invitano i loro pazienti a camminare. Il nostro sogno è fare della Via del Trasimeno il primo vero laboratorio a cielo aperto di cammino-terapia, un’esperienza precorritrice che potrebbe rappresentare qualcosa d’innovativo anche nel settore della ricerca. Ci piacerebbe accompagnare lungo la nostra strada tutti quelli che stanno cercando di affrontare e superare qualcosa di difficile nella loro vita, a piedi e zaino in spalla, e accompagnarli in questo cammino personale o di gruppo, aiutati da persone titolate e competenti».

La via del Trasimeno
Una missione iniziata sotto i migliori auspici, complice anche il sostegno della regione Umbria, che vede in questa iniziativa la possibilità di rilanciare il territorio che, malgrado possieda innegabili bellezze paesaggistiche e un ricco patrimonio artistico, negli ultimi decenni è stato trascurato dai circuiti turistici.Campo base e punto di partenza di questa nuova via pedonale è Passignano, un bel borgo medioevale dove Fabrizio è nato e ha trascorso la sua giovinezza. Qui, grazie all’aiuto di Andrea, Pasquale, Massimiliano e Giancarlo, ha riconvertito una piccola struttura all’interno di un agriturismo di famiglia in un accogliente punto di ritrovo per gli amici dell’associazione. Anche i letti a castello sono rigorosamente fatti a mano da loro, diventati ormai anche provetti falegnami. C’è posto anche per la cucina, utile a preparare i  pasti da condividere tutti insieme intorno al grande tavolo davanti al caminetto. Sempre insieme hanno disegnato e tracciato il percorso, marcandolo e rendendolo facilmente riconoscibile anche a chi desideri avventurarsi da solo.

Dai semi buoni nascono buoni frutti e a giudicare dal numero di persone che insieme a me, nei due giorni dedicati all’inaugurazione, ha percorso la prima e l’ultima delle sette tappe – eravamo quasi 40, sotto un sole splendente dopo settimane di pioggia –  questo cammino ha tutte le carte in regola per conquistare il pubblico e diventare un modello di riferimento nel panorama dei percorsi a piedi, capace di regalare grandi emozioni e riservare molte sorprese.

Avendo alle spalle il Cammino di Santiago e la Via Francigena, posso dire senza esitazione che è stata un’esperienze intensa, ricca di incontri, condivisioni, scoperte, fra paesaggi di una bellezza infinita e insospettabile, una strana mescolanza di ordine e indisciplinata dolcezza. Alti e snelli cipressi, come in val d’Orcia, danzano ritmici all’orizzonte. Ciò che di selvaggio è sopravvissuto sgomita e si fa strada fra gli interventi dell’uomo. Come molti, non ero mai stata qui: conoscevo Gubbio, Città di Castello, Perugia ma non il lago Trasimeno, sulle sponde del quale, fra l’altro, nel 217 a.C. Annibale massacrò in un lampo più di 15mila legionari romani, in una battaglia che passò alla storia come la più efferata della Seconda Guerra Punica. Per gli appassionati, lungo il percorso, c’è anche un piccolo museo ricavato in una graziosa villa settecentesca che ne ricostruisce la storia, facendo vivere al visitatore una curiosa esperienza sensoriale.

Se di ritorno dalla Francigena – parte della quale in solitaria ho attraversato l’estate scorsa dal Gran San Bernardo a Roma – non mi fossi messa in testa l’idea di attraversare a piedi la Terra Santa per entrare a Betlemme la notte di Natale, progetto per ora rimasto nel cassetto, non avrei incontrato Fabrizio e il suo straordinario gruppo di amici, capaci di dare forma ai sogni e trasformare i limiti in grandi possibilità per tutti. C’è chi cammina per guarire. Chi per ritrovar se stesso. Altri per cercare la strada persa. Oppure per trovare il coraggio di cambiarla. Molti lo fanno per perder chili, salvo poi scoprire che senz’anima il cammino ingrassa. Alcuni si mettono in marcia per nutrirla, o per coltivare la Fede. Qualunque sia il motivo che spinge a prendere uno zaino e mettersi in marcia, può valer la pena farlo sulla Via del Trasimeno. Da soli. In compagnia. A piedi. In bicicletta. A cavallo. Non importa come, perché come scriveva Kerouac «Basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo. Non può finire in nessun altro posto, no?».
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COME ANDARCI

Il cammino è completamente tracciato, sullo stile del Cammino di Santiago. Tutte le 7 tappe per percorrere il periplo del lago sono segnalate sul sito e così i luoghi dove dormire: agriturismi e hotel che hanno prezzi convenzionati per chi ha la «credenziale» della Via del Trasimeno, una sorta di «passaporto» che si può chiedere negli uffici dell’Associazione Camminare Guarisce, che è a Passignano, che è anche il luogo di partenza, oppure direttamente sul sito.

Si può partire soli, ma per chi preferisce c’è anche la possibilità di farlo accompagnati da Massimiliano e Andrea, guide certificate Aigae, che collaborano con l’Associazione e con un percorso tutto organizzato. Una settimana, compresa di guide, pernottamenti, colazione, pranzo al sacco, cena per l’intero percorso di una settimana, costa 460 € a persona. La proposta weekend è di 150 €.  Per il cammino con le guide, leggete qui.
Per ogni informazione: www.laviadeltrasimeno.org

Cosa mettere nello zaino:
Prima di tutto assicuratevi che il vostro zaino abbia le cinghie in vita per scaricare il peso, altrimenti vi distrugge le spalle. Ricordate che non deve mai pesare più del 10% del vostro peso. In un percorso come questo non dovrebbe comunque superare i 6 kg. Indossate pantaloni/pantaloncini, maglietta, pile o felpa, giacca a vento (leggera ma impermeabile, meglio se con pile staccabile) e rigorosamente scarponcini/scarpe da trekking già collaudati. Le scarpe nuove potrebbero rovinarvi la vita!
Nello zaino mettete:

  •  Sacco letto o sacco a pelo (a seconda della stagione)M
  • Maglietta, calzini e mutande di ricambio (1 al massimo)
  • 1 paio di calzettoni per camminare (oltre a quello che avete già ai piedi)
  • Un pantalone/pantaloncino e un pile di ricambio
  • Cappello (per sole o pioggia)
  • Tuta per dormire se fa freddo oppure maglietta e braghette
  • Torcia (meglio se da testa)
  • Occorrente per lavarsi (boccette piccole e ben chiuse!)
  • Crema solare protettiva
  • Due asciugamani (microfibra) uno grande e uno piccolo
  • Fazzoletti, salviette umidificate, amuchina
  • Scarpe di ricambio che vadano bene sia per la doccia che per la sera (crocs o ciabatte)
  • Eventuali medicine (quelle che vi servono, alle quali aggiungerete un antinfiammatorio, cerotti per vesciche, ago, filo e disinfettante, indispensabili per sgonfiarle)
  • Poncho o meglio ancora copri zaino
  • Borraccia (almeno da 750/un litro; meglio ancora 2 piccole da 500)
  • Sapone per lavare i panni (boccetta piccola e ben chiusa o pezzo di sapone di Marsiglia)
  • Sacchetto di tela per i panni sporchi
  • Macchina fotografica
  • Quaderno di appunti
  • Libro da leggere o ebook con caricatore
  • Coltellino multiuso
  • Tappi per le orecchie (non si sa mai, ci fosse qualcuno che russa di notte!)
  • Telefono e caricatore (eventuale batteria supplementare, il GPS può sempre tornare utile)

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