Per conoscere bene un paese in cui si viaggia, è fondamentale avvicinarsi alla sua cultura e cosa c’è di meglio che il cibo per sentirsi uno del posto?
Vivo a Valencia da alcuni anni e, vuoi perchè ci sono tanti bar, ristoranti e locali, vuoi perchè si spende poco e si può mangiare bene, vuoi ancora perchè gli ingredienti che usano sono quelli della ‘huerta valenciana’ (la campagna) e sono famosi in tutto il paese, sono convinta che l’offerta gastronomica sia parte integrante della città.
IL DESAYUNO ovvero la colazione
È tipico bere un cafè con leche e mangiare una tostada. Il cafè con leche è un caffè espresso con più o meno la stessa quantità di latte caldo, servito in tazza grande o in un bicchiere alto.
La tostada invece è una fetta di pane scaldata nel tostapane e guarnita con diverse opzioni: solo olio, pomodoro grattuggiato e olio, burro e marmellata per gli amanti del dolce. Conosco persone che dopo un viaggio in Spagna hanno iniziato a fare colazione con la tostada e pomodoro e si chiedono come hanno potuto vivere senza fino a quel momento .
Per gli amanti del caffè c’è il caffè solo (espresso) o il cortado (macchiato caldo o freddo), la cosa di cui vi renderete conto presto è che vengono serviti bollenti, quindi mettete in conto un po’ di attesa perchè si raffreddi e si possa bere. Rimanendo in tema di temperature, soprattuto in estate, va molto il cafè con hielo, ovvero un caffè a cui si aggiunge semplicemente del ghiaccio in forma di cubetti o l’ingrediente latteo è in forma congelata (latte, crema..); potete provare l’esperienza, giusto per dire ok l’ho assaggiato, magari dopo un pranzo.
Se vi piacciono i dolci, tipico di Valencia è la magdalena valenciana, qui chiamata semplicemente valenciana, che ricorda molto un muffin nella forma però più delicato e soffice, quasi l’impasto di un plumcake.
Potete, anche se io direi dovete, accompagnare il tutto con una buona spremuta d’arancia, la Comunidad Valenciana è la maggiore produttrice di Spagna, e si ha la fortuna di bere un succo appena fatto fino a giugno perchè il raccolto è sempre molto abbondante.
A metà mattina, visto che si pranza tardi e soprattutto per chi fa un lavoro che richiede sforzo fisico, c’è il momento dell’almuerzo (esmorzaret in valenciano). Tipico di questa zona, non troverete questa parola usata nel resto della Spagna e questo perchè è una traccia rimasta dalla cultura contadina quando si necessitava di molta energia per lavorare i campi, dopo essersi svegliati presto alla mattina. Si è radicata quindi questa abitudine di fare una pausa, tra le 9 e le 11, mangiando spesso al bancone del bar un panino (si tratta di panini molto ricchi, con tortilla, salsiccia, uovo fritto, salsa alli oli, calamari fritti…). Poi naturalmente questa tradizione nei giorni festivi è diventata pretesto per incontrarsi con gli amici.
IL PRANZO non solo paella.
Il momento del pranzo arriva, rispetto ai nostri orari italiani, molto tardi. Durante la settimana verso le due, nel week end può essere anche alle tre o tre e mezza. Cio’ non toglie che uno possa mangiare anche all’una…se trova un ristorante aperto.
Il pranzo può iniziare con un aperitivo a base di tapas e cañas de cerveza (più o meno un bicchiere di birra). Le tapas sono antipasti caldi o freddi, l’origine del nome è davvero simpatica, deriva dall’abitudine in passato di servire alcuni piattini di antipasto e porli sopra il bicchiere di birra o vino a mo’ di coperchio per evitare che le mosche ci entrassero. Qualcuno pensa che siano delle tartine, forse confondendoli coi pinchos del nord, invece sono vere e proprie pietanze, servite a razione intera o mezza. Tra le più famose le patatas bravas (patate croccanti con salsa alli oli e salsa brava piccante), clochinas (cozze della costa valenciana), pulpo a la galliega (ok non è valenciano, ma è buonissimo), puntillas (calamaretti fritti), seppia alla piastra, calamari alla romana ….Anche se sono degli antipasti c’è l’abitudine di farci anche solo l’aperitivo prima del pranzo, in questo caso potete usare la espressione “picar” per far capire al cameriere che non ordinerete nulla per pranzo dopo.
Come tutti sanno il piatto più famoso di Valencia è la Paella. Facendo un passo indietro si può dire che moltissimi piatti della gastronomia valenciana sono a base di un ingrediente prezioso, coltivato soprattutto nella zona dell’Albufera ( a qualche km dalla città) che è appunto l’arroz (il riso).
La paella tipica qui è fatta di pollo e coniglio, con aggiunta di fagiolini verdi (di quelli larghi e piatti), fagioli bianchi, opzionale l’aggiunta di lumache (piccole). La varietà di riso scelta è denominata arroz Bomba, mentre il colore tipico giallastro è dato dallo zafferano. Tutti gli ingredienti vengono cucinati lentamente, senza mescolare troppo, lasciando che pian piano l’acqua si assorba dentro una specie di padella (in valenciano paella significa proprio padella e da qui il nome al piatto finale) con i bordi bassi, in acciaio o smaltata chiamata paella o paellera.
Ne vedrete alcune se girate la città, fuori dal Mercato Centrale per esempio c’è un banco all’aperto che le vende, fermatevi ad osservare le misure, alcune possono arrivare a 80 cm di diametro e sono per paellas di 40 persone. La migliore paella è quella cucinata a legna (un po’ come la nostra pizza eh), ha un sapore particolare e unico, possiamo dire, l’originale. Se prenotate in un ristorante potete già ordinare in anticipo la paella che preferite, in modo da non dover attendere la cottura (45 minuti circa).
E’ tipico presentare a tavola la paella nella sua padella, e ancora più tipico, dopo averla lasciata riposare un attimo, grattare il fondo bruciacchiato e mangiare direttamente da li tutti assieme.
Ci sono tante varietà di paella: l’arroz del senyoret (che è una paella di pesce e crostacei), paella di verdure (si anche i vegetariani possono togliersi la voglia!), paella di chipirones y ajos tiernos, arroz negro (paella con la tinta dei calamari), carciofi (che qui si coltivano in grandi quantità), fave e pomodoro…ogni ristorante ha le sue specialità.
Sempre a base di riso ci sono due tipi di piatti in cui l’arroz si presenta meno secco, ovvero l’arroz caldoso (riso in brodo, il “caldo” è il brodo, tipo minestra, normalmente a base di pesce) e l’arroz meloso (sempre con brodo, ma più denso e cremoso) tra cui mi sento di consigliarvi quello con bogavante (astice).
Se avete già provato la paella, vi aspetta un assaggio di fideua. Per descriverla facilmente è una paella dove al posto del riso c’è la pasta, normalmente a base di pesce e crostacei. La pasta in questione sono los fideos, immaginate degli spaghetti spezzati fini o grossi (come bucatini), potete scegliere la tipologia al momento dell’ordinazione. La cottura è uguale a quella della paella, così come la presentazione a tavola con l’opzione di mangiarla direttamente dalla paellera.
Paella e fideua si possono mangiare con la salsa alli oli (si, la stessa delle patatas bravas), una salsa cremosa a base di aglio e olio. Merita anche solo assaggiarla con del pane.
Entrambi sono un piatto unico, quindi dopo -in teoria -non si mangia nulla, al massimo “se repite” (si fa il bis). Un ottimo ristorante dove mangiare paella o fideua è Canella (nel Carmen), se siete in spiaggia invece vi consiglio il Llevant o molto elegante la Ferradura (entrambi alla Patacona) .
Per picar tapas alla barra o sedervi per un ottimo pranzo, il ristorante Rausell in carrer d’Angel Guimerà.
Se avete la fortuna di trovarvi nella zona del Palmar (a qualche km da Valencia), nel parco dell’Albufera, la specialità imperdibile è sicuramente “all y pebre“ che significa “ajo y pimenton” aglio e pepe, ed è una minestra a base di anguilla stufata (pescata direttamente dalla laguna dell’Albufera), mandorle e pane raffermo. Vi consiglio il Ristorante El Sequer de Tonica, nel paese del Palmar.
Al momento di ordinare il dolce (postre), noterete come la frutta spesso è inserita appunto tra i dessert, tra le specialità locali e di stagione spicca la zucca al forno (calabaza asada), da provare sicuramente.
Conclude il pranzo un buon caffè, magari carajillo (corretto con brandy, whisky, rum o liquore all’anice “anisette”), si dice che il nome derivi dalla parola “coraje”, il coraggio che questo caffè dava alle truppe ai tempi in cui Cuba era una provincia spagnola. C’è anche l’abitudine di ordinare una camomilla o un’infusione per favorire la digestione, i più festaioli invece possono azzardare un gin-tonic che qui non è strano vedere a tavola in orari post prandiali soprattutto quando si è in compagnia. Simile alla nostra grappa, ma più dolce, l’orujo può concludere il vostro pranzo in maniera più che degna.
Cosa si mangia per MERENDA?
Passiamo ad uno dei miei momenti preferiti della giornata, il più goloso e infantile, la pausa che si può fare per staccare da studio, lavoro e perchè no, anche dal giro turistico (come dico sempre non di soli monumenti vive il turista): la merenda.
Se visitate Valencia d’inverno o nel periodo delle feste de las Fallas, è doveroso mangiare la cioccolata calda con i churros. Per chi non lo sapesse ( e sono davvero in pochi ormai), i churros sono dei cilindri di pasta dolce fritti e spolverati di zucchero. Oltre ai churros, buonissime anche le porras (come i churros, ma più larghi e, se permettete il termine, più carnosi) e i buñuelos (frittelle generalmente “de calabaza”, di zucca, ortaggio qui coltivato in quantità). Il posto più famoso dove mangiare chocolate y churros è la Chocolateria Horchateria Santa Catalina, in plaza de la Reina, il locale è storico.
Se invece è primavera o estate, meglio optare per l’horchata accompagnata dai fartons. Perdo un po’ di tempo a spiegare questa bevanda perchè mi piace molto e mi affascina come viene prodotta, inoltre è abbastanza di nicchia, spesso viene confusa con l’orzata dagli italiani per assonanza, ma è davvero una delle cose più tipiche di Valencia e va conosciuta.
L’horchata si ottiene dai tuberi della chufa, una pianta che sembra erba alta a ciuffi. I tuberi vengono messi in ammollo, macerati e filtrati. Ne deriva un latte vegetale dal sapore dolce, ma intenso. Viene presentata in tre varianti: liquida, granizada (come una granatina con ghiaccio triturato) o mista (ovvero un po’ liquida e un po’ granatina). Si usa inzupparla con i fartons che sono dei panini dolci ricoperti di glassa di zucchero . Oltre ai fartons, spesso, potete trovare le ensaimadas tipiche dell’isola di Maiorca e che hanno la stessa pasta, ma la forma di girelle attorcigliate.
L’uso della chufa nella gastronomia si è diversificato e ha creato col tempo tanti prodotti originali, come il gelato, le torte a base di farina di chufa o la birra. L’horchata si beve un po’ ovunque, ci sono persino dei carretti in vari punti della città, una delle migliori è da Collado in zona Mercado Central, dietro la Lonja, oppure in zona Canovas: Horchateria Fabian, entrambi locali molto tipici, durante Las Fallas fanno i buñuelos al momento.
Per cena non si usa mangiare paella, e se vi chiedete perchè vi rispondo se voi mangereste lasagne o pasticcio di sera, risulterebbe un po’ pesante no? Chiaramente nei ristoranti ve la servono senza problema, ma è proprio “da turista” ordinarla.
Meglio un po’ di jamon che qui troverete di qualità o del pesce al forno, alla piastra, alla brace in vendita fresco tutti i giorni nei vari mercati al coperto della città.
Parlando di mercati e di cibo, una menzione particolare merita il Mercado Central , un bellissimo edificio in stile art nouveau dove ogni giorno si raccolgono prodotti di tutta Spagna e oltre e dove vi consiglio di fare un giro se dovete fare la spesa o comprare qualcosa di tipico da portare a casa, un torrone per esempio che provenga dalla vicina Alicante o i tuberi della chufa per farvi l’horchata a casa, o ancora il pimenton de la Vera per condire il vostro pulpo a la gallega, o magari una bottiglia di Agua de Valencia un cocktail da servire freddo a base di champagne, succo di arancia, vodka e gin.
Porterete a casa un po’ di Spagna, ma sono certa che non basterà e rimpiangerete a lungo l’offerta gastronomica di Valencia. Tornate, la città sarà qui ad aspettarvi a braccia aperte e con la tavola apparecchiata.
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