“Imagine there’s no countries …” cantava John Lennon in Imagine. Una canzone diventata un inno alla libertà di espressione. Per questo a Praga fu adottata da chi, negli anni Ottanta, lottava contro il totalitarismo. La Cecoslovacchia (unione delle odierne Repubblica Ceca e Slovacchia, separatesi nel 1993) nacque un secolo fa dalla dissoluzione dell’Impero austro-ungarico. Sono passati 50 anni dalla Primavera di Praga, esperimento riformista chiuso dai carri armati dell’Armata Rossa nell’agosto del 1968. Quasi 30 ne sono trascorsi dalla Rivoluzione di Velluto, che abbatté in modo non violento il regime comunista. Vive anche di questo cortocircuito temporale l’energia che si respira nella capitale ceca. La voglia di un’immagine più moderna e alla moda. Come se la città prendesse coscienza, in questo inizio 2018, di quante volte abbia saputo cambiare il proprio destino.
PRIMAVERA DI PRAGA: COSA VEDERE DAL MURO DI LENNON AL MUSEO DEL COMUNISMO
La visita, così, non può che iniziare dal Muro di Lennon. Oggi proprietà dei Cavalieri di Malta, si trova tra le stradine su cui si affacciano le caratteristiche case colorate praghesi, nei pressi di Velkopřevorské Náměstí, la piazza del Gran Priorato. Su questo muro, in realtà, messaggi anonimi inneggianti alla libertà iniziarono a comparire già negli anni Sessanta. Disegni e slogan che venivano prontamente rimossi la notte per ricomparire aggiornati l’indomani. Nelle settimane successive all’assassinio di Lennon (l’8 dicembre 1980 a New York), venne realizzato un ritratto dell’ex Beatles. Poi, assieme alle candele accese, apparvero citazioni delle sue canzoni sulla pace e sulla libertà. Poco dopo si aggiunsero slogan contro il regime totalitario. A lungo il governo comunista cercò di rimuovere i murali e di disperdere i raduni. Niente da fare. Oggi una foto davanti al muro affollato all’inverosimile di tag e messaggi colorati è un classico.
Ma, per ritrovare certe atmosfere di quegli anni, vale anche la pena di visitare il Museo del comunismo di V Celnici. È uno spazio dove, in pochi metri, tra i graffiti a colori accesi, si ripercorre il quarantennio totalitarista, dal 1948 al 1989; dal controllo del governo sulla semplice vita quotidiana alla propaganda politica e alla censura sui mass media, passando per la polizia, l’esercito e i servizi segreti.
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LE ATTRAZIONI DI KAMPA
Poco lontano dal Muro di Lennon si può fuggire la folla del centro storico a Kampa, l’isola verde dove svettano gli enormi Bronze Babies, i bambini giganti dello scultore ceco David Černý, e una sfilata di pinguini gialli, creazione del gruppo biellese Cracking Art. Abbracciata a est dalla Moldava, e a ovest dalla Čertovka (un canale creato per alimentare i mulini ad acqua, che deve il nome a una donna indemoniata vissuta nella zona), l’isola ospita inoltre un piccolo parco, aperto anche di notte. Opere di František Kupka, pioniere dell’arte astratta, e dello scultore cubista ceco Otto Gutfreund si ammirano invece al Museo di Kampa. Ma in realtà qui, per sentirsi artisti, basta scattare qualche foto alla città che spunta dalle acque della Moldava.
Consigliata anche una visita alla villa dove visse l’attore e drammaturgo Jan Werich. Voce profonda, guance rosse e una forte somiglianza con Ernest Hemingway, nonostante sia scomparso da più di 30 anni continua a essere uno degli artisti più influenti della cultura ceca. Nel 1967 fu ingaggiato in Agente 007 – Si vive solo due volte, nei panni di Ernst Stavro Blofeld, uno dei cattivi più popolari della serie. Dopo una settimana di riprese, però, Werich venne sostituito da Donald Pleasance perché, si racconta, il regime aveva minacciato di non permettergli di lavorare più in patria se avesse continuato a recitare nel film. Il guardiano della villa però è di un altro parere: “So per certo che il produttore Albert Broccoli trovava Jan più simile a Babbo Natale che a qualcuno che volesse dominare il mondo. E, contraddicendo la sua scelta iniziale, lo tagliò fuori”.
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LE BIRRERIE DI PRAGA
Non c’è nessuna certezza di come Werich si sia consolato, ma è probabile l’abbia fatto in una delle mille birrerie di Praga. Come risaputo da queste parti i prezzi per un boccale di Pilsner Urquell, a prescindere dal fatto che sia o meno filtrata e pastorizzata, è ridicolo. Una classifica del quotidiano inglese The Independent calcolava ultimamente il prezzo medio di una pinta a 1,18 euro: la meno cara al mondo nelle grandi città. Un vecchio proverbio vuole che qui la birra, considerata il “pane liquido”, debba costare poco più di un caffè e meno dell’acqua. Un tesoro nazionale, a cui hanno attinto abbondantemente anche i padri della patria. Basta scorrere il libro degli ospiti di U Pinkasu, minuscola birreria a pochi metri da piazza Venceslao, aperta nel 1843 da un marinaio (a cui si deve il nome del locale), che dopo aver gustato un bicchiere di Pilsner decise di mollare il mare per aprire la piccola mescita. Qui si sono dati appuntamento gli epigoni del risveglio nazionale ceco, imitati nei primi anni del Novecento dagli indipendentisti (capeggiati dal futuro primo presidente della repubblica, T. G. Masaryk) e poi dagli animatori della Rivoluzione di Velluto. Da allora, però, la qualità è cambiata. Tra i nuovi locali spicca il Vinohradský Pivovar, lontano dal centro, con ottimo cibo e tre qualità di birra.
Per smaltire il luppolo si inforca una delle bici di Biko Adventure e uscire dal classico quadrilatero battuto dai turisti di mezzo mondo per scoprire una Praga più verace. Con il tour Epic Views si pedala tra i contrasti dell’urbanizzazione: dai palazzoni dell’edilizia socialista (anche se è iniziato il rinnovamento a colpi di colori accesi) fino alla sorpresa dell’area verde di Prokopske, tra boschi e pareti rocciose, a poche fermate di metro dal centro. Il Mountain Bike & Beer è invece il percorso che si snoda lungo il fiume, si inoltra in una foresta e si conclude, manco a dirlo, in una birreria artigianale vecchia di 300 anni, l’Únětice di via Rýznerova.
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PRAGA: GLI INDIRIZZI DELLO SHOPPING ALTERNATIVO
Chi ama far shopping punti direttamente su Petrska ctvr, tranquillo quartiere residenziale dove prosperano interessanti laboratori di design. Luciela Taschen vende borse in pelle e in tela rivestita di sughero, mentre Babeta Ondrona nella boutique Lavmi commercializza wallpaper e carte d’arredo con forme geometriche e colori tenui. Per un regalo c’è ampia scelta di articoli di produzione locale nel concept store 100Class: dalle morbide sciarpe di lana della designer tessile Katerina Soukupova agli anelli e orecchini di Agata Bieleń.
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DOVE MANGIARE A PRAGA
Per uno spuntino nei dintorni si fa tappa nel pub Maso a Kobliha, la recente creazione di Paul Day, ex sous-chef del Nobu di Londra, che gestisce anche il vicino ristorante asiatico Sansho. Se gli si chiede un consiglio per una merenda non ha dubbi: “Prendete un paio delle mie ciambelle, un cappuccino da asporto e gustateveli ammirando la chiesa di St. Peter, a due passi dal pub”.
A cena si può puntare su uno dei tanti locali dove regna il connubio cibo & jazz, come il jazz club U Malého Glena, in un bell’edificio barocco restaurato. Al piano terra, jam session di jazz e blues; al primo, il ristorante aperto dalle 10 a mezzanotte. Jazz anche al Back Doors, dove si possono fare le ore piccole sorseggiando cocktail alla moda, come lo Shanghai iced tea, profumato al gelsomino e al lici.
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GLI EVENTI DA NON PERDERE IN UN WEEKEND DI PRIMAVERA A PRAGA
Gli amanti della musica classica hanno il loro appuntamento di culto nel festival internazionale La primavera di Praga (dal 12 maggio – 3 giugno, info: czechtourism.com), con i migliori artisti mondiali e le più prestigiose orchestre sinfoniche e ensemble di musica di camera.
La primavera vedrà anche un’overdose di concerti pop. I Metallica il 2 aprile, Gregory Porter il 23, ma, soprattutto, Roger Waters il 28 e 29 aprile. Sentire riecheggiare le note di The Wall in una città che si è liberata dal totalitarismo all’ombra di un muro dedicato a John Lennon, sarà emozionante.
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