di Alessia De Iure
È di qualche giorno fa la notizia della candidatura della transumanza a patrimonio culturale immateriale dell’umanità UNESCO. Allo stesso tempo un traguardo e un punto di partenza, per l’Italia che, attraverso il Ministero per le Politiche Agricole, ha presentato la proposta a Parigi per questa ricchezza che unisce il Trentino Alto Adige alla Puglia, l’Abruzzo alla Sardegna in una storia lunga millenni e viva ancora oggi.
La transumanza è infatti un’antichissima pratica di allevamento testimoniata già in età romana e preservata nel tempo dalle comunità dei territori rurali e montani: molto noto in tal senso il Tratturo Magno che collegava L’Aquila a Foggia e che greggi e pastori hanno percorso per secoli alla ricerca di pascoli più verdi e climi più miti. Ogni anno a settembre, come ci ricorda Gabriele d’Annunzio, i pastori lasciavano le proprie famiglie e insieme alle greggi si recavano nel tavoliere in Puglia fino all’arrivo della stagione estiva. La transumanza in Abruzzo è ancora praticata, ma si tratta di una “transumanza verticale“. A giugno, con i primi caldi, le greggi salgono nei pascoli d’altura e vi trascorrono l’intera estate; tra settembre e ottobre poi, con l’arrivo della prima neve sulle cime, tornano a valle. Alcune aziende ovinicole consentono anche, a curiosi e turisti, di accompagnare il gregge per un tratto del percorso e provare così l’esperienza di questo cammino armonico e corale nella natura incontaminata.
La richiesta di candidatura è stata presentata dall’Italia, capofila della proposta insieme a Grecia e Austria. Nel nostro Paese il dossier di candidatura è stato realizzato nel 2015 da alcuni Gruppi di Azione Locale di Molise e Abruzzo che hanno creduto fortemente nella transumanza come unione di storia, tradizione, cultura, rispetto per l’ambiente. Decine di professionisti hanno lavorato ad un percorso di ricerca che ha unito tutte le regioni del centro e del sud Italia.
Il processo di valutazione internazionale porterà ad una decisione da parte del Comitato di governo dell’ UNESCO nel novembre 2019. Sarebbe un grande riconoscimento per una pratica che è un tassello fondante della cultura italiana e in particolare delle genti dell’Appennino per cui questa pratica è anche, insieme a preziose tradizioni di lavorazione del formaggio e della lana, esperienza virtuosa di economia locale.
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via La Transumanza candidata a patrimonio UNESCO
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