È una sorta di Napa Valley made in Trinacria il territorio che si stende tra le saline della costa occidentale dell’isola e le architetture monumentali di Palermo perché piccole cantine e caves blasonate hanno saputo rivitalizzare, in pochi anni, l’enologia isolana. I risultati? Tutti da provare in un Grand Tour che regala emozioni forti: tra arte, storia e habitat diversissimi, eno-appassionati e seguaci della food culture trovano il loro piccolo eden nei vigneti a due passi dal mare, distesi sulle colline o all’ombra dei templi della Magna Grecia, dove vengono allevate con amore uve autoctone (dal Grecanico al Grillo al Nero d’Avola) e vitigni internazionali (come Chardonnay, Merlot, Syrah).
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MARSALA: LA MAGIA DELLE SALINE
Fuori città, le Saline raccontano come si ricava il sale dalle acque basse dello Stagnone e mostrano decine di mulini a vento che, proprio come secoli fa, drenano l’acqua di mare da una vasca all’altra o frantumano i blocchi del sale raccolto. Dall’imbarcadero delle Saline Ettore e Infersa partono, poi, i traghetti per Mozia, isola-concentrato di storia e testimonianze puniche come i sontuosi corredi funerari e i preziosi monili delle matrone moziesi, conservati nel Museo Whitaker insieme alla bellissima statua del giovane Auriga ritrovata proprio nelle acque dello Stagnone. Se si ha voglia di fare due passi, il tour dell’isola porta alla scoperta di imponenti opere pubbliche (fortificazioni, una strada subacquea di collegamento con la terraferma, un piccolo porto interno) ma anche dello storico vigneto di uve Grillo della Tenuta Whitaker: la celebre maison Tasca d’Almerita sta coltivando undici ettari con il tipico vitigno del territorio, il Grillo, base del celebratissimo vino Marsala.
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DA MARSALA A PALERMO: LE CANTINE FAMOSE NEL MONDO
Tornati sulla terraferma non c’è che da continuare a percorrere la via del vino incontrando le cantine legate alla storia del Marsala. Prime, fra tutte, le Cantine Florio, suggestive e imponenti come una cattedrale gotica, dove invecchia lui, uno dei vini più famosi nel mondo, amato da teste coronate, da bellicosi eroi, da scrittori blasonati. Il maestoso baglio che Vincenzo Florio, capostipite della fortunata dinasty, volle costruire proprio a due passi dal mare oltre a custodire bottiglie da museo, dà la possibilità di assaggiare i Marsala, Fine e Vergine, Superiore e Riserva, nelle sale di degustazione Donna Franca e Duca Enrico.
C’è da aggiungere, però, che nelle cantine di Marsala, non invecchia solo Marsala. Alcune aziende, infatti, hanno cominciato a differenziare la loro produzione proponendo anche vini da tavola, ricavati da vitigni internazionali e, soprattutto, uve autoctone come il già citato Grillo, lo Zibibbo, il Nero d’Avola e il Perricone: succede, per esempio, a due passi dalle Cantine Florio, negli spazi della Cantina Donnafugata, un’altra realtà storica marsalese e nella giovane azienda guidata da Nino Barraco, winemaker emergente dell’ultima generazione.
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E adesso? Si esce da Marsala e si va verso Palermo percorrendo la A29. Una sosta, però, è doverosa a Selinunte. Colonne cadute, torri, mura ciclopiche, templi monumentali che si stagliano sullo sfondo di un mare che sa già di Africa: uno scenario così suggestivo si trova solo qui, in quella che, alla fine del ‘700 i viaggiatori del Grand Tour avevano ribattezzato la città degli dei. Negli spazi del Parco di Selinunte è stato inaugurato uno spazio museale (un altro Baglio Florio) dove sono visibili i reperti ritrovati nelle ultime campagne di scavo (notevoli i resti del Tempio Y, riassemblati in una delle sale monumentali del Baglio) e la mostra Thois Theiois. Selinunte e le forme della fede con testimonianze dei riti funebri e delle cerimonie religiose che si svolgevano nei recinti sacri dei templi.
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CHIESE BAROCCHE E GUSTI FORTI
Ad una decina di chilometri dal Parco si trova Castelvetrano da visitare per scoprire splendide chiese barocche (San Giovanni con una luccicante cupola di maiolica e San Domenico con stucchi, pitture, bassorilievi cartigli e statue che affollano tutto lo spazio disponibile), palazzi nobiliari (come quello dei Principi Pignatelli) e il Museo Civico. Per le degustazioni di vini dal forte DNA siciliano a Santa Ninfa si va alle cantine Funaro certificate bio e Ferreri&Bianco.
Prossimo step alle porte di Palermo, a Bagheria con la sua raccolta di ville dei Gattopardi Siciliani. La più famosa è Villa Palagonia, meglio conosciuta come “Villa dei Mostri”, grazie alla eccentrica sfilata di sculture mostruose e bizzarre che decorano i suoi muri di cinta. Alla stranezza delle statue dell’esterno fa riscontro, però, la magnificenza barocca degli interni: la sala più straordinaria è quella dove immensi specchi applicati con diverse angolazioni coprono pareti e soffitto, centuplicando e deformando le figure dei visitatori.
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L’happy end, ancora una volta sulla via del vino, tocca alle storicissime (quasi duecento anni di vita!) Cantine Duca di Salaparuta a Casteldaccia, fresche di un lifting ipertecnologico e di design. Nella sala di degustazione e nell’Enoteca con vista sul mare, si assaggiano e si acquistano le migliori etichette della maison: dal Duca Enrico (il primo Nero d’Avola vinificato in purezza nel 1984), al Nawàri (da uve Pinot Nero coltivate sulle pendici dell’Etna) agli intramontabili Corvo Bianco e Rosso.
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