Questa è la nostra terra: racconto di viaggio in Palestina / parte 2

Continua il racconto di viaggio di Piero in Palestina (qui la prima parte) insieme a Radio Popolare e Vento di Terra. E’ possibile leggere il racconto completo sul sul blog Macondo Express

La Scuola di gomme, Rabbi Jeremy e il campo profughi di Shu’fat

Oggi è il giorno della Scuola di gomme, il progetto forse più noto internazionalmente di Vento di Terra e tra i più importanti sul piano simbolico.

Per arrivarci passiamo da Gerusalemme, dove lasciamo Michele, in un punto comodo per raggiungere a piedi la stazione degli autobus. Lì prenderà un pullman per tornare verso il nord, verso il suo kibbutz. Ci mancherà, in questi ultimi tre giorni. […]

Noi arriviamo al momento dell’intervallo, quando i bambini, come in tutto il mondo, corrono felici fuori dalle classi per godersi qualche minuto di giochi. E quindi, è l’occasione migliore per consegnare uno dei nostri regali, sicuramente uno dei più graditi dai bambini a qualsiasi latitudine: il pallone. Sì, proprio QUEL pallone, il famoso pallone giallo che tanto abbiamo penato per portare qui e che ha rischiato di restare all’aeroporto di Istanbul. Ed eccoli, tutti dietro a un pallone in uno sciame leggeri come stracci, diceva il poeta.

I murales di Banksy e soci, l’hotel con la vista più brutta del mondo, la Natività e a Battir UNESCO batte muro 1-0

Stamattina rimarremo a Betlemme per vedere la parte vecchia e il tratto di muro più “sfruttato” dagli street artist, che lo hanno ricoperto di graffiti praticamente in ogni angolo. Poi, nel pomeriggio, ci sposteremo verso il villaggio di Battir, che è ricco sia di storia passata che di storia attuale, ed è forse l’unico che è riuscito a sfuggire alla trappola del muro con l’arma della cultura, diventando patrimonio UNESCO. […]

Raggiungiamo il centro a piedi con l’idea di partire da lì ma poi invece decidiamo che, dato che i fotografi preferiscono la luce del mattino, per prima cosa andremo al muro.

Il tratto di muro dove veramente ci si può sbizzarrire è quello che si snoda nelle vicinanze di un hotel che è stato definito “L’hotel con la vista più brutta del mondo”. Si tratta di un hotel una volta anonimo la cui prospettiva è completamente cambiata con la costruzione del muro, che da una parte gli ha tolto la vista ma dall’altra gli ha dato grande notorietà internazionale. Sì, perché Banksy, lo street artist di Bristol, uno dei più grandi al mondo, la cui fama è accresciuta dall’alone di mistero che circonda la sua identità, ha rilevato questo albergo e ne ha fatto il Walled Off Hotel. Con l’opera di ristrutturazione e decorazione degli interni (molte camere sono state dipinte dallo stesso Banksy), il Walled Off è diventato famoso e meta privilegiata di artisti, giornalisti internazionali e seguaci della cultura alternativa. Purché abbiano qualche soldino da spendere, perché i prezzi non sono proprio popolari. Abbiamo chiesto informazioni, mentre ci prendevamo un tè, e pare che la suite presidenziale venga via sui 1000 dollari a notte. Però lì, oltre al dipinto di Banksy, c’è la Jacuzzi. Se ti accontenti di qualcosa di meno impegnativo con una cifra sui 200 euro te la cavi.

Di fronte, il muro è strapieno di graffiti per un intero isolato e anche oltre. C’è di tutto, dalle semplici tag alle scritte ai disegni che ritraggono leader politici, palestinesi e non, o martiri della lotta per la libertà della Palestina. I murales cambiano abbastanza di frequente, spesso vengono cancellati e coperti da nuovi disegni più “attuali”. Infatti ora furoreggia Trump: Trump che sbeffeggia Hillary Clinton, Trump che promette al muro di costruirgli un “fratellino” (evidente riferimento al muro al confine messicano), Trump che sbaciucchia una torretta militare. […]

Ma non finisce qui. C’è, per esempio, un disegno che testimonia l’attaccamento dei cileni di origine palestinese alle loro radici. Ci sono testimonianze di solidarietà col popolo palestinese da varie parti del mondo. E ci sono diversi personaggi ispirati al cartone animato americano Rick & Morty e ai fumetti di Naji al-Ali, l’artista palestinese ucciso dal Mossad a Londra nel 1987 e creatore del personaggio di Handala

La Scuola di Bambù di Abu Hindi

La Scuola di Bambù accoglie 85 bambini Jahalin degli accampamenti vicini, dal primo al nono grado, seguiti da 15 insegnanti. Fino all’anno scorso i bambini erano 120, ora sono diminuiti perché è stata aperta un’altra scuola che per alcuni è più comoda da raggiungere. Soprattutto d’inverno, naturalmente, per i bambini è difficoltoso fare lunghi percorsi a piedi su queste colline, che si riempiono di fango. I più fortunati hanno l’asino, ma devono fare fino a 3 km. […]

Al suono della campanella Dana e Iman ci hanno invitati ad accompagnarle verso casa. Sguardi, sorrisi, parole in arabo, inglese e italiano. Salutiamo loro e gli altri bambini, che si avviano lentamente verso i loro accampamenti. Li guardiamo mentre si arrampicano sulla collina nel sole di mezzogiorno e, piano piano, diventano tanti puntini sempre più piccoli tra nuvolette di terra sollevata dal vento.

Epilogo

Ci alziamo presto anche stamattina. Abbiamo votato democraticamente, anche stavolta, per partire presto, in modo da poterci godere il più possibile anche l’ultima mezza giornata a Gerusalemme. Il nostro volo parte verso le 16.30. […]

Durante questo viaggio, ho sentito il peso di essere qui a guardare e di non poter far nulla per cambiare le cose. Ho dovuto combattere contro questa sensazione di impotenza, finché ho capito che essere qui era già fare qualcosa per cambiare le cose; l’ho letto negli occhi dei bambini, l’ho sentito nelle parole di Issa, di Rabbi Jeremy e di Hassan. E soprattutto ho capito che i progetti di Vento di Terra ogni giorno cambiano le cose: ogni bambino in più che va a scuola può fare tutta la differenza del mondo.

 

 

 

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