Londra: da Shoreditch a Hackney, shopping alternativo nell’East End

istock

Non ha confini precisi, non si riconosce chiaramente sulla mappa. Più che una zona, è un’idea. Che affascina e attrae. L’East End di Londra è la grande, magmatica macchia di vite, storie e novità che pulsa oltre il vetro e l’acciaio della City. Un’area un tempo popolare, tra Shoreditch e Whitechapel (i sulfurei quartieri dove Jack Lo Squartatore cercava le sue vittime), da Bethenal Green fino a Hoxton e Hackney, da sempre considerata un laboratorio di mode, stili, piccole e grandi rivoluzioni sociali e culturali. Così, se è chiaro che anche quest’anno Londra sarà la capitale più gettonata per le feste (nelle ricerche delle mete di fine 2017 la supera solo New York, secondo il sito Expedia), non è obbligatorio però ritrovarsi nella folla davanti all’albero di Natale di Trafalgar Square o ai fuochi d’artificio di San Silvestro, sotto il London Eye. Né mettersi in fila per i veglioni più ambiti in centro, come quello nel The Yacht, la barca-ristorante di Embankment, o nello Sky Bar del grattacielo The Shard, disegnato da Renzo Piano.

Un’altra possibilità c’è: puntare a oriente. Dove, a Capodanno, si potrebbe finire a Shoreditch in luoghi come lo Xoyo, che il 31 dicembre avrà in consolle Jonas Rathsman, lanciato da BBC Radio One. O il Nightjar, cocktail bar speakeasy in stile proibizionismo, con i concerti dal vivo della jazz-blues band di TJ Johnson. Oppure si potrebbe vivere il passaggio d’inverno in città come una minicaccia al tesoro, addentrandosi in un palcoscenico alternativo di botteghe artigiane e mercatini, tra esperti di vintage e giovani artigiani che offrono idee-regalo veramente originali. Partendo, per esempio, dalla Liverpool Station ecco, lungo Brushfield Street, l’Old Spitalfields Market, già mercato coperto vittoriano. Poco oltre, Brick Lane, con decine di espositori che propongono usato di qualità e creazioni originali, è una risposta a Camden, vicino, storico mercato, dove però il trash sta prendendo il sopravvento.
Ma è a Shoreditch, su Rivington Street e dintorni, che ci si perde davvero di a caccia di novità. Come quelle che si trovano da Edit.Tokyo, boutique aperta poco più di un anno come spazio per giovani firme del design giapponese; o da Labour And Wait, piccola, accogliente vetrina di accessori eleganti per la casa, il giardino e la cucina.

Exterior of the Geffrye Museum at Christmas.credit Hannah Taylor

Nell’East End si sperimenta in ogni campo. Non si può non passare dalla Whitechapel Gallery, nell’omonimo quartiere, tempio dell’arte contemporanea che, fino al 21 gennaio espone i megafotoritratti di Thomas Ruff. O dal Close-Up Film Centre, casa del cinema indipendente di Brick Lane, per rivedere tesori del passato e scoprire preziosità underground. O, ancora, dal Café Oto, a Dalston, sul cui palco si alterna il meglio della musica indipendente, etnica e elettronica.
Il Geffrye Museum, su Kingsland Road, asse della zona orientale, è una cesura di verde e silenzio nel ronzio della città. Il piccolo giardino, che sposa tulipani a piante officinali, cespugli di rosmarino a cascate di glicini, si intravede già dai finestrini della London Overground, la linea ferroviaria di superficie. Quello che fu, nel XVIII secolo, un pensionato per poveri, racconta con oggetti e arredi l’evoluzione della tipica casa del ceto medio, da Elisabetta I a oggi. Usciti dal museo, dopo una sosta piccante al BúnBúnBún (forse il miglior ristorante vietnamita di Londra) o un drink all’Happiness Forgets, delizioso, piccolo cocktail-bar in uno scantinato di Hoxton Square, basta spostarsi qualche centinaio di metri a nord per incrociare il Regent’s Canal, dove si procede lungo la banchina sfiorando per chilometri case galleggianti a volte convertite in accoglienti, rustici bar. A ovest si arriva fino a Camden Town, incrociando quasi a King’s Cross il nuovo complesso di Gasholder Park, con i gasometri ottocenteschi trasformati in case e negozi. A est si raggiunge il Victoria Park, cuore verde dell’estremo East End – sono quasi 90 ettari – aperto quasi due secoli fa. Qui ci si riposa su panchine che inglobano un mito, quel London Bridge che, una volta caduto, come recita la canzone, anzi demolito, nel 1831, ha visto qui riutilizzati scampoli dell’antica struttura.
In alternativa si prosegue, tra sentieri e prati, fino al villaggio olimpico dei Giochi del 2012, dove si può trascorrere una giornata tra bici, gite in canale e discese sul megascivolo ArcelorMittal Orbit (anche qui sono in programma party serali per le feste, con vista sulla città). Appena a sud del Victoria Park si incrocia invece il Museum of Childhood, sezione distaccata del Victoria & Albert Museum, che è oggi il più grande spazio sul tema dell’infanzia al mondo, con un’immensa collezione di giocattoli da ogni continente e un ricco programma di mostre. Qui, fino al prossimo febbraio si celebra l’universo di Michael Morpurgo, tra i più importanti scrittori britannici per bambini.
A nord, infine, lungo Lauriston Road, ecco Hackney, prossimo oggetto della gentrificazione dell’East End. I suoi isolati a sud sono già invasi da bistrot e aree residenziali, ma, addentrandosi nel quartiere, ecco atmosfere più popolari e multietniche. Là dove pochi anni fa c’erano squatter e scontri di piazza, gli affitti ancora abbordabili attirano i creativi, i loro banchetti di moda di seconda mano e design alternativo al Broadway Market – altra miniera di regali originali – e i loro locali per la musica dal vivo. Come la vecchia chiesa di St. John, che il mattino, anche per le feste, è aperta al culto, ma la sera si fa sala da ballo e concerti. Con stelle come la cantautrice scozzese Amy Macdonald. Succede solo nell’East End.

L'articolo Londra: da Shoreditch a Hackney, shopping alternativo nell’East End sembra essere il primo su DoveViaggi.it.



from DoveViaggi.it http://ift.tt/2BNuWv3
via IFTTT

Commenti