Natale a Zanzibar: sole, spiagge e relax

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Sci e snowboard, no grazie? Se appartenete alla categoria di coloro che sognano un Natale al caldo, su una spiaggia di sabbia impalpabile, orlata di palme, davanti a un mare turchese e cristallino, ma senza dovervi sobbarcare dieci o più ore di volo, il suggerimento è fare rotta su Zanzibar. Un paradiso equatoriale perfetto per una fuga invernale, dove la temperatura media, a dicembre, è stabile attorno ai 31°, e che si raggiunge in sette ore da Roma. Senza neppure il fastidio del jet lag, visto che il fuso orario sono solo 120 minuti in più rispetto all’Italia.
Non un’isola, come spesso si crede, ma un piccolo arcipelago che affiora nel blu dell’Oceano Indiano al largo delle coste della Tanzania, La star è Unguja, come i locali chiamano l’isola principale, la più frequentata da quanti, insieme all’esotismo e alla natura ancora in parte selvaggia e incontaminata, cercano il comfort impeccabile dei resort au bord de l’eau.

CORALLI E MAREE
Il mare, del resto, è il protagonista indiscusso: una sinfonia di azzurri, pervinca, blu cobalto; baie in cui si specchiano palmeti e si affacciano spiagge candide circondate da una natura rigogliosa. Le più belle si trovano lungo la costa orientale (che regala, fra l’altro, albe talmente spettacolari da giustificare la levataccia almeno una volta durante il soggiorno), dove la barriera corallina crea una laguna dai colori cangianti. Kiwengwa è una profonda lingua di sabbia fine come borotalco, vicino all’omonimo villaggio di pescatori. Qui, a scandire il tempo sono le maree, che scoprono e nascondono lunghe passerelle di rena su cui passeggiare fino al reef per ammirare lo show inaspettato dei fondali che affiorano a pelo d’acqua: un groviglio di coralli, spugne, stelle marine, in mezzo a cui nuotano centinaia di pesci colorati. Direttamente sulla spiaggia si soggiorna allo Zanzibar Village, in tipici bungalow in muratura con i caratteristici tetti in makuti (ricoperti da foglie di palma), disseminati in un lussureggiante giardino tropicale. Gli interni sono arredati in stile locale, con tessuti colorati e ampi letti a baldacchino.
A nord, nella baia di Nungwi, dove la costa degrada più velocemente verso l’oceano, l’effetto delle maree quasi non si avverte e il mare assomiglia a un grande lago tranquillo nel quale si può nuotare a ogni ora del giorno. Per chi sceglie quest’angolo dell’isola, relax e tramonti infuocati sono garantiti al Sunset Beach, resort affacciato su una spiaggia di sabbia bianca incastonata fra le rocce e protetto da una vegetazione esuberante.

SPEZIE E PALAZZI
Ma Zanzibar non si esaurisce lungo le sue coste. La storia dell’arcipelago, per secoli uno dei principali centri sulle rotte commerciali fra l’Africa e l’Oriente, è scolpita nelle architetture di Stone Town, il quartiere storico della capitale, sulla costa occidentale, dichiarato patrimonio dell’umanità Unesco. Dove ognuno dei popoli che sono passati di qui, dai persiani agli indiani, dai portoghesi agli omaniti agli inglesi, ha lasciato la propria traccia. Così vale la pena sottrarre una giornata al relax balneare e addentrarsi nel labirinto di vicoli fra edifici coloniali, moschee, chiese e palazzi arabeggianti ornati da magnifici portali in legno intagliato. Fra le soste obbligate, il vecchio forte, costruito alla fine del XVII secolo dai sultani omaniti che all’epoca controllavano l’isola; Beit el Ajaib, il Palazzo delle Meraviglie, ex residenza del signore locale sul lungomare, e la House of Spices, in un bell’edificio del XVIII secolo, per sorseggiare una tazza di tè nella colorata tea room, dove si può scegliere fra vari infusi anche speziati, com’è ovvio se ci si trova in un luogo noto come “isola delle spezie”. Distese di piantagioni ricoprono l’interno, simili a giardini in cui, senza una logica apparente, si mescolano chiodi di garofano, cannella, pepe, curcuma e molto altro. Profumi e ricchezza di questa terra.

 

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