“Una rappresentazione limpida di un mondo, una tradizione, un paesaggio geografico e mentale, che ci invita a fermarci per riflettere seriamente su dove, e a che velocità, stiamo andando”. Con queste parole l’imprenditore Luciano Benetton introduce la raccolta di 140 opere che danno vita alla mostra, e al catalogo, Saminiatures, dedicato all’arte contemporanea dei Sami, popolazione indigena ugrofinnica assestata in una zona artica chiamata Sápmi, che include aree dell’estremo nord di Norvegia, Svezia, Finlandia e della penisola russa di Kola (ma i Sami vantano insediamenti anche nell’estremo Nord degli Stati Uniti e del Canada).
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La collezione, visitabile fino a domenica 5 novembre alla Fondazione Benetton di Treviso (presentazione pubblica, sabato 28 ottobre alle 18), è l’ultima tappa di Imago Mundi, il progetto di arte contemporanea globale e non profit promosso da Luciano Benetton: artisti di tutto il mondo, affermati ed emergenti, sono chiamati a confrontarsi con lo stesso supporto, una tela 10×12 cm; fino ad ora sono stati coinvolti più di 23 mila artisti e sono stati pubblicati 140 cataloghi.
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Grandi allevatori di renne, con cui c’è un legame indissolubile, pressoché simbiotico (nella lingua sami eallu, mandria di renne, deriva dal termine eallin, vita), pescatori e cacciatori, i Sami, le cui attestazioni risalgono a seimila anni prima di Cristo, hanno un legame molto profondo con la loro terra, che oggi si trovano chiamati a difendere da due sfide: i cambiamenti climatici e il rapporto con la modernità che permetta loro di non sentirsi tagliati fuori dal mondo senza perdere la memoria storica e rinunciare alle loro tradizioni.
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Il rischio di omologazione culturale è molto elevato, come denuncia ancora Benetton nell’introduzione del catalogo: “i Sami erano molto orgogliosi della loro lingua, che è insuperabile in quanto a terminologia descrittiva del paesaggio artico e della sua vita, contando per esempio circa 150 termini per specificare le diverse qualità di neve e un lessico enorme per descrivere le renne. Ma la forzata integrazione linguistica fino agli anni Settanta ha fatto in modo non solo che la maggior parte dei Sami non abbiano imparato a scrivere nella loro lingua, ma anche che sia stata tolta dignità alla loro cultura”.
Una cultura che le opere in mostra rivelano in tutta la sua bellezza e complessità: il candore della neve, gli abiti tradizionali che rivelano colori e tinte sgargianti, le notti artiche dei lunghi inverni, la luce vibrante dell’estate boreale, l’amore per la natura, gli animali, i fiori.
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Gli artisti di Imago Mundi sono promossi attraverso i cataloghi, la piattaforma imagomundiart.com e la partecipazione a rassegne ed esposizioni, in collaborazione con istituti privati e pubblici, in tutto il mondo: da Venezia (Biennale e Fondazione Cini, 2013 e 2015) al NOMA Museum di New Orleans (2014/2015), dal Belvedere di Vienna (2015) al Pratt Institute di New York (2016), dalla Cina, dove Imago Mundi è impegnato fino alla fine del 2019 in un tour itinerante.
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