Treviso: i Sami alla Fondazione Benetton

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“Una rappresentazione limpida di un mondo, una tradizione, un paesaggio geografico e mentale, che ci invita a fermarci per riflettere seriamente su dove, e a che velocità, stiamo andando”. Con queste parole l’imprenditore Luciano Benetton introduce la raccolta di 140 opere che danno vita alla mostra, e al catalogo, Saminiatures, dedicato all’arte contemporanea dei Sami, popolazione indigena ugrofinnica assestata in una zona artica chiamata Sápmi, che include aree dell’estremo nord di Norvegia, Svezia, Finlandia e della penisola russa di Kola (ma i Sami vantano insediamenti anche nell’estremo Nord degli Stati Uniti e del Canada).

Il catalogo della mostra Saminiatures. I testi sono in italiano e inglese.

Il catalogo della mostra Saminiatures. I testi sono in italiano e inglese.

 

La collezione, visitabile fino a domenica 5 novembre alla Fondazione Benetton di Treviso (presentazione pubblica, sabato 28 ottobre alle 18), è l’ultima tappa di Imago Mundi, il progetto di arte contemporanea globale e non profit promosso da Luciano Benetton: artisti di tutto il mondo, affermati ed emergenti, sono chiamati a confrontarsi con lo stesso supporto, una tela 10×12 cm; fino ad ora sono stati coinvolti più di 23 mila artisti e sono stati pubblicati 140 cataloghi.

Arnhild Haagensen, Holy Inheritage, tecnica mista su carta di cotone, 2017

Arnhild Haagensen,
Holy Inheritage, tecnica mista su carta di cotone, 2017

Grandi allevatori di renne, con cui c’è un legame indissolubile, pressoché simbiotico (nella lingua sami eallu, mandria di renne, deriva dal termine eallin, vita), pescatori e cacciatori, i Sami, le cui attestazioni risalgono a seimila anni prima di Cristo, hanno un legame molto profondo con la loro terra, che oggi si trovano chiamati a difendere da due sfide: i cambiamenti climatici e il rapporto con la modernità che permetta loro di non sentirsi tagliati fuori dal mondo senza perdere la memoria storica e rinunciare alle loro tradizioni.

Connie Kampsula, Sisu – Hope, bottoni, corteccia di betulla e fibre, 2016

Connie Kampsula,
Sisu – Hope, bottoni, corteccia di betulla e fibre, 2016

Il rischio di omologazione culturale è molto elevato, come denuncia ancora Benetton nell’introduzione del catalogo: “i Sami erano molto orgogliosi della loro lingua, che è insuperabile in quanto a terminologia descrittiva del paesaggio artico e della sua vita, contando per esempio circa 150 termini per specificare le diverse qualità di neve e un lessico enorme per descrivere le renne. Ma la forzata integrazione linguistica fino agli anni Settanta ha fatto in modo non solo che la maggior parte dei Sami non abbiano imparato a scrivere nella loro lingua, ma anche che sia stata tolta dignità alla loro cultura”.

Inger Hellman, The drum in my Life, lana, pelle di renna, fil di ferro e altri materiali, 2017

Inger Hellman,
The drum in my Life, lana, pelle di renna, fil di ferro e altri materiali, 2017

Una cultura che le opere in mostra rivelano in tutta la sua bellezza e complessità: il candore della neve, gli abiti tradizionali che rivelano colori e tinte sgargianti, le notti artiche dei lunghi inverni, la luce vibrante dell’estate boreale, l’amore per la natura, gli animali, i fiori.

Marlene Wisuri, Ancient Antler on North Shore Moss, fotografia su metallo, 2016

Marlene Wisuri,
Ancient Antler on North Shore Moss, fotografia su metallo, 2016

Gli artisti di Imago Mundi sono promossi attraverso i cataloghi, la piattaforma imagomundiart.com e la partecipazione a rassegne ed esposizioni, in collaborazione con istituti privati e pubblici, in tutto il mondo: da Venezia (Biennale e Fondazione Cini, 2013 e 2015) al NOMA Museum di New Orleans (2014/2015), dal Belvedere di Vienna (2015) al Pratt Institute di New York (2016), dalla Cina, dove Imago Mundi è impegnato fino alla fine del 2019 in un tour itinerante.

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