Tour in Thailandia del nord: da Sukhothai alle rive del Mekong

Fabrizia Postiglione

Un sole enorme sorge nella luce rosata e umida che ingoia la notte sopra Sukhothai, Thailandia del nord. Il mattino presto è perfetto per scoprire pedalando i suoi viali alberati abbracciati da una pace sovrannaturale. È l’ora in cui il monaco Chai Wat Katasaro si incammina scalzo verso il Wat Mahathat, il tempio del Buddha Dorato, avvolto nella sua tonaca zafferano. Fra gli stupa – monumenti reliquiari buddhisti disegnati come boccioli di loto, simbolo del Nirvana – lo accompagna Sociang, il suo novizio quattordicenne, anche lui a piedi nudi. Nell’aria già calda, gli aromi di gelsomino si fondono con una nenia, interrotta per un attimo dalle notizie del giorno dalla radio di un’auto sulla statale. È tempo di preghiera nella città adagiata nella valle del fiume Yom. Ed è un momento chiave di questo itinerario tra le varie anime della spiritualità thai. Un viaggio pensato nello spirito e nelle modalità del turismo etico, quello che rispetta l’habitat e l’economia locali, ed entra davvero in contatto con la cultura e l’essenza del luogo che si esplora.

THAILANDIA DEL NORD: COSA VEDERE A SUKHOTHAI

Sukhothai, capitale del primo grande regno del Siam, l’antica Thailandia, vide il massimo splendore tra il XII e il XIV secolo dopo Cristo, finché, nel 1378, le armate della città di Ayutthaya non la invasero, riducendola a stato vassallo. Il suo nome significa l’“Alba della Felicità”. E nel suo Parco Storico, Patrimonio dell’Umanità Unesco, si assapora tutta l’emozione dell’antica spiritualità buddhista. Il complesso racchiude 21 siti archeologici e quattro stagni. In essi si specchiano i colori della festa di Loy Krathong, il plenilunio del dodicesimo mese del calendario lunare thai, quando luminarie e sfilate scorrono lungo le rive, mentre coppette di foglie intrecciate galleggiano sull’acqua. O le luci del Light Show che, nel mese di dicembre, ogni sera accende di colori psichedelici templi e statue. Il Wat Sa Sri, al centro di un lago sparso di ninfee, ospita un Buddha di stucco seduto. Il Wat Sri Sawai è invece un tempio khmer, nato come omaggio al dio indù Shiva, poi convertito in santuario buddista. Anche il Wat Trapang Thong svetta su un’isola, al centro di uno stagno, ed esibisce un chedi a campana. Conosciuto in sanscrito come stupa – e in Tibet come chorten – il chedi thailandese è un monumento all’Illuminazione, scrigno di reliquie. In quello nel mondop (santuario quadrangolare con tetto piramidale) di questo tempio, per esempio, si venera un’impronta del Buddha.
Su un altro laghetto sorge ancora il Wat Trapang Ngon, complesso del XII secolo il cui chedi è decorato con nicchie e statue dell’Illuminato. Lo stile delle sculture di Sukhothai è considerato, per la sua epoca, molto innovativo; le sue rappresentazioni del Buddha esprimono eleganza e composta rilassatezza delle membra. Segni del raggiungimento del Nirvana, la liberazione dal desiderio e dal dolore. Intanto arrivano i bus turistici: il parco diventa territorio degli assatanati di selfie. I mattinieri, invece, possono adesso pedalare verso l’area dove si concentrano le fabbriche di ceramiche (per i bike tour, si consiglia l’operatore locale Spice Roads). Nelle sue interpretazioni più alte lo stile classico di Sukhothai, con smaltatura opaca, è il più ricercato del Paese. Nel laboratorio di Suthep Sagalok si sta tenendo un workshop e l’insegnante invita gli allievi a replicare sui vasetti il pesce ornato da complessi ghirigori appena disegnato alla lavagna.

THAILANDIA DEL NORD: TAPPA A NATONCHAN

In un’ora d’auto verso nord si arriva a Natonchan, piccolo grande modello di turismo sostenibile. Qui l’intera comunità è attenta alla conservazione dell’ambiente, della cultura tradizionale e alla redistribuzione equa dei ricavi. La star del villaggio è Nonna Thiang, cuoca che preserva la vera ricetta del kao perb, gloriosa specialità della zona. Bastano 25 bath, meno di un euro, per assaggiare nel giardino di casa sua, sempre affollato di locali, questa piadina di pasta di riso.
Da qui, su un camioncino, si può partire per una visita dei dintorni, su mulattiere di campagna illuminate dal sole cocente, tra scampoli di vita quotidiana: su una veranda, con gesti veloci, i piedi dell’anziana Orotai azionano i pedali, le mani spostano il pettine di un telaio. Ne nascono stoffe nello stile tradizionale Lao Khid, tipico del nord, a motivi geometrici o ispirati ad animali rossi, viola e verde scuro. E nel Centro Artigianale tre donne ridono mentre stirano le pa mack chon, stoffe di cotone che vengono buttate nelle risaie allagate per farle diventare morbide. Tutti naturali i colori: foglie di mango per il verde chiaro, di tonchan per una sfumatura più scura, frutti del mangostino per il viola e di makrua, piccole bacche dell’ebano tailandese, per il nero. Quest’ultimo è richiestissimo in questo lungo periodo di lutto nazionale per la morte di Bhumibol Adulyadej, Re Rama IX, spirato il 13 ottobre 2016 a 88 anni. Sul trono thailandese per sette decenni, è stato un sovrano amatissimo: a lui sono dedicati, come a una divinità, innumerevoli altarini pieni di offerte, fiori e foto del sovrano. Il lutto è durato fino alla cremazione, il 26 ottobre 2017, a Bangkok. L’erede è Maha Vajiralongkorn, a capo del Paese da dicembre.
Tornati in città, è piacevole farsi coccolare al Sriwilai Sukhothai, resort di charme fra il parco storico e il moderno centro. La materia prima per il ristorante, così come i mobili, i tessuti e le ceramiche, sono di produzione locale, così come locali sono i membri dello staff. E i musicisti e danzatori che si esibiscono negli eventi ospitati dal resort.

THAILANDIA DEL NORD: COSA VEDERE A CHIANG MAI

Si arriva a Chiang Mai sotto il cielo latteo di una giornata afosa. La Rosa del Nord, antica capitale del Regno Lanna, è famosa per i templi e i tour nella foresta, e negli ultimi anni è diventata un’enclave di artisti e creativi, ricca di boutique hotel, Spa, gallerie e corsi di cucina. Il “Regno di un milione di risaie” fiorì fra il XII e il XVIII secolo, con un suo dialetto, una sua architettura, un suo sistema di scrittura. Professava un credo animistico a aveva struttura tribale. Il suo apice fu sotto re Tilokkarat, quando entrò in conflitto col regno di Ayutthaya. Dal 1552 finì per due secoli sotto il dominio birmano; nel 1933 divenne una provincia del Regno del Siam. Del resto, soltanto dalla Seconda guerra mondiale in poi si può parlare di una cultura thai omogenea, e tuttora sono milioni i kun meuang (gente del nord) che si riconoscono nell’identità Lanna.
Il pulmino protagonista di questo itinerario arranca ora sul monte Doi Suthep, pochi chilometri fuori Chiang Mai. In cima vi sorge il Wat Phra That Doi Suthep, tra i templi più sacri della Thailandia. Insieme a un fiume di pellegrini, bisogna passare tra due colossali Naga (divinità-cobra) decorati con tessere a mosaico, prima di salire la scala per il monastero, costruito nel 1383 da re Keu Naone in un magnifico stile Lanna, per custodire un osso del Buddha. La leggenda narra che la reliquia si ruppe in due pezzi: uno fu conservato nel Wat Suan Dok, il “Tempio del giardino di fiori”, l’altro affidato al dorso di un elefante bianco che vagò nella giungla fino a morire, scegliendo così il luogo per il wat. Nel cortile più interno, dove campeggia il chedi dorato che ospita la reliquia, un monaco prepara l’occorrente per le offerte: incenso, candele, stagnola dorata e fiori di loto, sacri ai buddhisti perché nascono dal fango e si elevano al cielo, come l’anima che anela alla purezza. Il rituale prevede un dono in denaro, si accendono poi una candela e tre bacchette d’incenso. In ginocchio, col fiore tra le mani giunte sulla fronte, i devoti pregano e incollano la stagnola alle statue per propiziarsi saggezza, equilibrio, salute, pace interiore.

A MAE KAMPONG, CAFFÈ DI MONTAGNA E CUCINA DELLA TRADIZIONE

A Chiang Mai il mercato di Sanpakoi, in un quartiere a est del fiume Mae Ping, non è certo il pittoresco Warorot, il più grande della città, dove i locali contrattano frutta e verdura, fiori e spezie, carne e pesce, ma anche qui si trovano gli ingredienti per il pranzo previsto a Mae Kampong, villaggio una cinquantina di chilometri a nordest dalla città. Tra i banchetti, i profumi delle collane di fiori riservate ai templi si mescolano agli aromi dello street food thai: gai yang (pollo alla griglia), khao kha moo (piede di porco brasato con anice stellato), kanom jin (noodle di riso con curry). E ancora, montagne di manghi, fiammeggianti frutti del drago, banane e peperoncini. Con le sporte piene si sale ai 1.300 metri di questo piccolo centro thai diventato una richiestissima alternativa all’afa e al caos di Chiang Mai.
Mae Kampong è un altro notevole esperimento di turismo etico: le casette di legno sono immerse nella giungla, sulla via principale vari baretti offrono caffè di montagna locale e alcune famiglie danno una spartana ospitalità: su AirBnb un posto letto costa 15 euro. Mentre accompagnano i visitatori lungo un sentiero fino a una cascatella, le guide del paese mostrano le foglie di caffè, decantando le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie delle tisane che se ne possono ricavare. Si pranza in una cucina privata, provando l’esperienza di preparare insieme a Anna il kai samun prai, pollo fritto con erbe. Si pestano nel mortaio curcuma e erba limoncina. Si tagliano a parte carote, zucchine, cavolfiore e fagiolini. Si uniscono il pollo, la salsa di soia, la salsa d’ostriche. Si impana il tutto in grano e tapioca. Delizioso pure il pad thai (tagliolini di riso) con verdure, gamberi, tofu, germogli di soia e makam priao, l’asprigno tamarindo maturo. E al piano di sopra, su materassi per terra, ci si può concedere un vero massaggio thai.

Sanpakoi-Market-Chiang-Mai-Fabrizia-Postiglione-53---Version-2

Frutti esotici sulle bancarelle del Sanpakoi Market (foto di Fabrizia Postiglione).

THAILANDIA DEL NORD: COSA VISITARE A CHIANG RAI E DINTORNI

Tre ore d’auto a nordest di Chiang Mai, alla periferia di Chiang Rai, il sole al tramonto stende un velo rosa sui bianchi ghirigori del Wat Rong Khun. Non sempre amato dai più tradizionalisti, il “Tempio Bianco” mescola sacro e profano, simboli tradizionali e fantasia pura. In stato di abbandono alla fine del Novecento, l’edificio sacro è un’installazione artistica realizzata dell’artista locale Chalermchai Kositpipat. Un work in progress che prevede anche un centro di meditazione, una galleria d’arte e le residenze per i monaci. L’edificio principale è un ubosot, una candida pagoda decorata con frammenti di specchi e Naga, rappresentazioni di divinità. All’interno, murales dai colori effervescenti fanno incontrare Michael Jackson, Harry Potter e Matrix con scene raffiguranti il peggio dell’uomo, dall’atomica al terrorismo.
Sempre sul filo della dialettica tra innovazione e tradizione, è questo il momento di visitare il tempio più sacro della città. L’antico Wat Phra Kaew, 15 chilometri a nord: una stupenda costruzione in stile Lanna dagli interni rosso e oro. È noto per aver ospitato, nel XIV secolo, il famoso Phra Kaew Morakot, il Buddha di Smeraldo, ora custodito al Royal Palace di Bangkok. Si narra che la statua in giada fosse stata scoperta quando un fulmine la colpì il tempio che la ospitava spaccandolo in due. Oggi una replica quasi identica (solo un millimetro più piccola, spiegano le guide), scolpita nel 1990 da un artista cinese, è custodita nell’adiacente, enorme Haw Phra Yoke.

THAILANDIA DEL NORD: RISAIE E PIANTAGIONI DI TÈ

Un’altra prova di come i thailandesi, popolo gentile e discreto, amino però colori forti e forme e dimensioni sbalorditive per i propri luoghi di preghiera. L’ennesima conferma è il Rong Sear Tean, a cinque minuti d’auto. Di costruzione recente, è dipinto in blu elettrico, colore associato al Dharma, cioè la legge universale naturale secondo la quale il Samsara, il ciclo delle rinascite, segue il suo corso.
Pochi chilometri a nord si incontra invece il perfetto contraltare, stilistico e cromatico, del Tempio bianco: il sinistro Baan Dam, anche noto come Black House. Un complesso di case nere – alcune ispirate all’architettura balinese – realizzate in legno, vetro, cemento, mattoni e terracotta dall’artista Thawan Duchanee per esibire la sua collezione di sculture, dipinti, ossa, pelli e corni di animali, e ancora tamburi, ceste e oggetti in argento e oro da tutto il mondo. La giornata finisce al Manee Dheva, resort di charme a Mae Chan, a 50 minuti d’auto: nove ville in stile Lanna contemporaneo tra le risaie di riso nero, rosso, giallo e bianco. Il ristorante, aperto anche ai clienti esterni, usa in prevalenza le verdure bio del proprio orto. Le campagne intorno sono famose per i serpeggianti campi terrazzati di tè pregiato.
Alla piantagione Ohadee 101, a 1.500 metri d’altitudine, ragazze con enormi ceste coniche sulle spalle scelgono le foglie tenere. Si degusta il leggero tè cinese Hulong 17 o il più forte Hulong 12, destinato a essere tagliato con qualità meno intense. Le foglie grezze costano 400-500 bath al chilo: 10-13 euro. Tutta l’area di Chiang Rai, poi, è base per escursioni a piedi, in auto o in bici ai villaggi di montagna dove vivono tribù di etnie minori come i Hmong Mien, i Thai Lu e i Phuan, prenotabili con il proprio tour operator.
La tappa successiva è al Rai Saeng Arun, romantico resort sul Mekong con un ristorante con vista sul fiume e sugli orti biologici: in menù il Tom kha gai, zuppa di pollo in salsa di cocco. Il Mekong nasce in Tibet e innerva sei Paesi: Cina, Myanmar, Laos, Thailandia, Cambogia e Vietnam, dove sfocia nel Mar Cinese Meridionale. Qui, però, al confine tra Thailandia e Laos, ancora non pullula di vita come sul Delta: navigando verso est si incrocia solo qualche lancia. Si sbarca presso il Wat Luang di Chiang Kong, dove campeggia un altare con l’effigie commemorativa per re Bhumibol Adulyadej. Siamo alla frontiera con il Laos. Qui molti turisti sconfinano, per visitare i celebri templi Patrimonio Unesco di Luang Prabang, già capitale del Regno di Lan Xang. Ma c’è anche chi si ferma semplicemente qui, per l’emozione di soggiornare sul grande fiume, dove la Thailandia finisce e inizia un’altra storia.

L'articolo Tour in Thailandia del nord: da Sukhothai alle rive del Mekong sembra essere il primo su DoveViaggi.it.



from DoveViaggi.it http://ift.tt/2iyp1FC
via IFTTT

Commenti