Madonna che Lisbona c’è stasera

Lisbona è una città su un fiume, che in realtà è una foce ma sembra un lago, con un effetto ottico che nasconde l’oceano lì a un passo. È per questo che guardando l’orizzonte dal tetto del nuovo Maat, il Museu de Arte Arquitetura e Tecnologia inaugurato sulle rive del Tago con quella fisionomia a muso di squalo bianco, non sai mai bene se girare in tondo, partire, restare, aspettare. Dal quartiere di Cais do Sodré fino alla Torre de Belém, dove c’erano i bordelli e adesso solo locali su locali, l’argine è stato riqualificato: sessioni di dj improvvisate e calici di vinho verde da assaporare sul balcone di Vestigius, uno dei posti più in voga. Poi la zona dei Docas de Santo Amaro, colonizzata da pizzerie per turisti ma anche futura sede dell’Administração do Porto de Lisboa, che gestisce i sette porticcioli della città: «Fino a tutto novembre, da noi è alta stagione», dice un funzionario sbandierando i duecentocinquanta giorni di sole che graziano la capitale, «trovare un posto barca libero è quasi impossibile».

A pochi metri c’è K Urban Beach, un molo intero appena trasformato in spiaggia e discoteca. Poi LX Factory, villaggio di capannoni industriali convertiti in club, ristoranti, librerie e negozi di design. E quindi Sud Lisboa, opulento ristorante aperto a giugno dove gustare hummus di ceci e cocktail a bordo della piscina pensile, costruita sulla terrazza con vista sul fiume. «Nel 2010 pubblicammo una copertina sui nuovi ristoranti che fiorivano in città», racconta il direttore di Time Out Lisbon João Pedro Oliveira, rivista che ha appena festeggiato dieci anni di vita con un party faraonico all’Hospital de Arroios, enorme nosocomio abbandonato. «Tre mesi dopo», continua, «fummo costretti a scusarci con i lettori e rifare la stessa copertina, tante erano le inaugurazioni annunciate». Mentre chiacchieriamo, sotto i ventisei gradi asciutti e ventilati del sole d’ottobre, sta andando in stampa il nuovo numero dedicato alle zone emergenti della capitale: «Sono Alcântara e soprattutto Ajuda, le uniche dove si può ancora trovare casa a prezzi decenti: il resto della città, in una nazione dove i salari partono da 500 euro mensili, sta diventando inavvicinabile per i portoghesi».

La mappa antropologica che sta cambiando Lisbona la scrive Renata Vieira, amministratore delegato di Vogue Homes, una delle società immobiliari più attive in questi anni di effervescenza: «Ricchi francesi in pensione o che hanno venduto le aziende. Poi imprenditori brasiliani stanchi dell’insicurezza del loro Paese. Quindi inglesi e cinesi: stanno tutti investendo qui» dice, raccontando del palazzo destinato a diventare hotel a cinque stelle che ha appena venduto in largo do Intendente, fino a cinque anni fa zona che abbondava di prostituzione e ora terreno di conquista per gli uomini d’affari (ha da poco aperto i battenti anche il lussuoso 1908 Lisboa, albergo di design, ristorante e galleria d’arte ospitati in un palazzo liberty in stile quasi parigino). Neo edonisti che godono di agevolazioni fiscali aprono ristoranti e gallerie d’arte, portano ricchezza (per la prima volta dalla crisi del 2007 la disoccupazione è scesa sotto il 10 per cento) ma anche l’inevitabile escalation immobiliare: «Una casa nel quartiere del Chiado costa ormai 12 mila euro al metro quadrato», conclude Vieira, «la richiesta è tale che faccio fatica a trovare immobili da acquistare e ristrutturare».

Lisboa, musa ispiradora. Città inondata da una luce tanto insistente che quasi non si riesce a goderne: va guardata di traverso, furtivamente, con la coda dell’occhio. Basta salire sugli ottanta metri dell’Experiência Pilar 7, la piattaforma panoramica trasparente inaugurata in cima al Ponte 25 de Abril, per accorgersi del paradosso. Oppure prendere l’ascensore e bere una birra da Topo, il bar con vista sui tetti aperto nel centro commerciale Martim Moniz. Una capitale dall’aria mediterranea affacciata sull’A­tlantico, che non la rende mai calda e neppure fredda. E forse è proprio per questo che la saudade – il sentimento di malinconia nostalgica, desiderio di qualcosa di assente – è nata qui: Lisbona è così vicina al paradiso, senza però acciuffarlo mai, che tra i suoi quartieri si vive in un’estasi alta ma imperfetta, rivolti verso un piacere totale che solo qui si sfiora, ma, inevitabilmente, non si raggiunge mai. Un tira e molla dell’anima in cui ha deciso di vivere Madonna, che ha passato tutto il mese di settembre in cerca di casa: di notte, scattandosi selfie nelle vie della Mouraria, una delle poche zone non toccate dalla riqualificazione. Di giorno, saltando di appartamento in appartamento intorno al Castelo de São Jorge. «Era qui settimana scorsa, ha cenato con cinque amici portoghesi e nessuno l’ha disturbata», dice João Silva, il proprietario alla Casa de Linhares, un locale di fado dove la signora Ciccone s’è artisticamente infatuata di una cantante di nome Vanya. Il suo Virgilio portoghese, a quanto pare, è il cantautore capoverdiano Dino D’Santiago, che l’ha perfino condotta in una delle imperdibili Lisbon Living Live Sessions, i concerti che si tengono la domenica sera in alcuni appartamenti dell’Alfama. «L’energia che c’è qui mi ispira», ha scritto Madonna su Instagram, dopo un pomeriggio a cavallo sulle spiagge di Comporta, «mi sento viva e da qui lavorerò al mio film Loved e al mio nuovo disco».

Anche Monica Bellucci ha comprato casa in un palazzotto accanto al monastero di São Vicente, nuova vicina dello stilista Christian Louboutin. Mentre all’Alfama ha fatto shopping immobiliare l’attore Michael Fassbender, che ha scelto un attico all’interno del Palácio de Santa Helena. Proprio a un passo da dove John Malkovich possiede da tempo un ristorante e una discoteca: il Bica do Sapato e la Lux. Tutti innamorati di questo piccolo miracolo di seicentomila abitanti dove inaugurano sessanta eventi culturali al mese, da sommare agli oltre cinquanta già in corso. Fino a febbraio, per esempio, al Maat è imperdibile l’installazione Shadow Soundings, commissionata all’artista americano Bill Fontana e basata sulle vibrazioni del Ponte 25 de Abril e i suoni del fiume Tago. All’inizio del 2018 è prevista l’inaugurazione del terminal crociere Santa Apolónia, disegnato dall’architetto João Luís Carrilho da Graça. Nello stesso periodo riaprirà il Mude, il museo del design e della moda, dopo anni di ristrutturazione.

Per non parlare dell’invasione di sessantamila geni della new economy attesi per il Web Summit 2017 (6-9 novembre), «la Wood­stock dei nerd» che due anni fa si è spostata qui dall’originaria sede di Dublino. Del resto, a Lisbona sono nati portali noti in tutto il mondo come Uniplaces e Unbabel. Mercedes-Benz ha inaugurato a maggio il suo primo digital hub, definendo Lisbona «the place to be» per chi gravita intorno a internet. E nella zona di Beato, tra l’Alfama e il Centro Oceanografico, è stata annunciata la costruzione della più grande talent farm d’Europa. «Qui trovi ingegneri bravissimi e affitti più economici che a Berlino. E il mercato è perfetto per capire se il tuo business model funziona», spiega Ruben Fernandes, laureato a Barcellona che ha fondato qui la sua piattaforma online per la compravendita di auto usate, Muuv. Alexander Bridi, americano di origini libanesi, invece, sta elaborando un software per modificare virtualmente i cartelloni pubblicitari durante i più importanti eventi sportivi: «Ho studiato in Inghilterra, poi sono volato negli Stati Uniti, ma ho deciso di cominciare l’avventura a Lisbona: è una delle poche capitali tech dove puoi avviare un’impresa autofinanziandoti». Una città dove tutti parlano inglese (niente in Tv viene doppiato), la criminalità violenta è al 2% e l’allerta terrorismo bassissima. Tutti in cerca del paradiso, per le strade della nuova Lisbona, camminando col naso all’insù.

di Raffaele Panizza

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